Generici, troppa diffidenza il mercato non decolla

17 ottobre 2012
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Generici, troppa diffidenza il mercato non decolla



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A guardare i dati di mercato del settore dei farmaci generici, che hanno registrato in questi ultimi mesi solo un leggero rialzo delle vendite, si direbbero disattesi gli effetti dell'entrata in vigore del decreto Balduzzi, che da agosto ha introdotto l'obbligo di indicare, in alcuni casi, nella ricetta rossa il nome principio attivo, anziché il nome commerciale del farmaco. I dati riflettono una certa diffidenza nei confronti dei farmaci generici, rilevata da una ricerca promossa dall'Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda), nel comportamento delle donne, che restano i decisori familiare più importanti in questo ambito.

Meno di una donna su quattro richiede spontaneamente il farmaco equivalente al farmacista, due su cinque lo accetta se le viene proposto ma a fronte, in metà dei casi, di molte domande, mentre chi lo rifiuta e continua a scegliere il farmaco branded lo fa immediatamente in due casi su tre, cioè senza fare domande. È questo, infatti, il quadro che ne è emerso, intervistando 300 farmacisti: «Secondo il 70% dei farmacisti intervistati» spiegano gli autori dell'indagine in occasione della conferenza stampa di presentazione dei dati «il timore è dovuto a una scarsa informazione ed è proprio l'informazione, per il 64%, la barriera principale all'accettazione e all'utilizzo dei generici, della cui efficacia, e non sicurezza, le donne dubitano (96%). La resistenza più alta si riscontra in donne più anziane e nei casi di patologie croniche cardiache, mentre in altre aree terapeutiche, come gli antinfiammatori, antibiotici, e area gastrointestinale, c'è una maggiore apertura». La figura più influente per informare e rassicurare sull'efficacia, per il 92% dei farmacisti, è il medico di famiglia che dovrebbe assumere una posizione chiara per favorire la percezione di sicurezza garantita dalla cura.

«Purtroppo il generico è sempre stato visto solo dal punto di vista economico» ha commentato Paolo Vintani, vice presidente Federfarma Milano «mentre è un farmaco a tutti gli effetti e il farmacista lo deve suggerire». L'indagine ha messo in luce proprio questo aspetto: «La necessità di una migliore informazione riguardo al farmaco equivalente» ha sottolineato la presidente di Onda, Francesca Merzagora «è emersa già una precedente indagine diretta alle donne: il 44% si definiva poco o per nulla informata sui medicinali generici. Per favorire un'informazione corretta sul tema è indispensabile parlare ai cittadini con chiarezza e trasparenza, in modo da favorire una scelta equilibrata. Purtroppo, oggi di fronte alle dispute che spesso nascono sull'argomento, si ha la sensazione che non vi sia questo equilibrio, necessario per una scelta consapevole e informata». A chiudere i commenti anche Ovidio Brignoli, vice presidente della Società italiana di medicina generale (Simg), che ha ribadito che «l'utilizzo dei farmaci equivalenti da parte dei medici è un segno di civiltà e di consapevolezza dei problemi del Paese» e ha aggiunto: «Dovrebbe essere un atto istituzionalmente dovuto, da parte del medico, prescrivere il farmaco di massima efficacia al minor costo».

Simona Zazzetta



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