Omeopatia contro medicina ufficiale

Nel luglio del 1835 il colera, che da un ventennio si aggirava in Asia e nell'Europa centrale e orientale, colpì Marsiglia e Nizza e da lì invase gli Stati italiani del Regno Lombardo Veneto e quello delle Due Sicilie. Era la seconda grande pandemia mondiale di colera. Non esisteva cura e il sistema sanitario era stato colto alla sprovvista. Una Commissione di medici di Lione fu allora inviata a Marsiglia per studiare meglio l'epidemia e fare una relazione sullo stato delle cure. La relazione finale fu drastica: totale incapacità della medicina ufficiale, ma ancora più inutili le cure omeopatiche. Gli omeopati dell'epoca reagirono duramente con un testo che oggi viene tradotto in italiano. Il libro L'omeopatia e le sue prime battaglie(edizioni Salus Infirmorum, Padova) testimonia eventi e dibattiti avvenuti durante l'epidemia. Fu opera della Società di medicina omeopatica di Lione e risale al 1836. «In tempi in cui la medicina ufficiale era ancora in situazione di arretratezza, la nuova dottrina omeopatica all'inizio fu accolta con grande favore dal pubblico e dalle classi mediche di élite, ma allo stesso tempo fu ferocemente contrastata. Caso unico nella storia della medicina, la polemica non si è risolta a favore di una o l'altra delle correnti contrapposte, ma continua senza esclusione di colpi», scrive Paolo Bellavite, del Dipartimento di Patologia e Diagnostica dell'Università di Verona, che ha curato la traduzione italiana del libro. Malgrado i buoni risultati, l'omeopatia non seppe far valere le sue ragioni davanti all'opinione pubblica del tempo e le profonde fratture con la medicina ufficiale non permisero un serio esame delle sue possibilità terapeutiche. Iniziò, dunque, un periodo di semi clandestinità. «Sono passati quasi due secoli - prosegue Bellavite - ma non cessano le aggressioni verso questaterapeutica basata sul simile e sulle minime dosi». Il libro si ordina online sul sito librisalus.it e costa 12,90 euro.