Curare se non si può guarire

14 aprile 2006
Aggiornamenti e focus

Curare se non si può guarire



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Il malato terminale non è un paziente come gli altri, ha intrapreso un percorso il cui esito è già noto e deve poter trascorrere il tempo che ha a disposizione con dignità e, se possibile, senza sofferenze fisiche, emotive e psicologiche. E quindi necessario assicurare cure palliative adeguate, dispensate da personale opportunamente formato, lasciando al paziente la libertà di scegliere come e dove vivere gli ultimi momenti della propria vita.

Una scelta libera
Sostanzialmente, i regimi proposti al malato terminale sono due: le cure domiciliari e lhospice, soluzioni che si differenziano principalmente per il luogo in cui si realizzano e, di conseguenza, per lorganizzazione degli operatori e delle strutture necessarie. Lesperienza italiana in fatto di hospice ha radici non molto lontane, nel 1987 ne esisteva solo uno e nel 1999 erano ancora 5, i modelli erano quelli esteri non condivisi in Italia, e non erano riconosciuti come servizio utile e indispensabile. La spinta è arrivata proprio nel 1999 con la Legge n.39 che istituiva dei fondi per la loro costruzione e nel 2002 le strutture sono diventate circa 50, la cui distribuzione sul territorio rimane, però, piuttosto disomogenea: sono presenti in 31 province di 11 regioni, prevalentemente al Nord. Anche la loro gestione è multiforme: il 45% sono attribuibili al Servizio Sanitario Nazionale, il 33% sono Onlus convenzionate, il 12% sono strutture private convenzionate e il 10% sono strutture religiose. La metà degli hospice italiani è collocata allinterno di ospedali, la maggior parte prevede dei criteri di ingresso per i pazienti come, per esempio, una definita e limitata attesa di vita, solitamente compresa tra 60 e 180 giorni, e accetta pazienti con stato funzionale più o meno gravemente compromesso. Il 98% provenienti da reparti oncologici, i restanti sono malati terminali con Aids, sclerosi laterale amiotrofica, morbo di Alzheimer, cirrosi, ictus, cardiomiopatia. Il responsabile dellhospice è generalmente un medico che oltre alla coordinazione clinica deve rispondere di problematiche economiche con risposte tecnico-organizzative.

L'ultimo nato
In tutta Italia vi sono a tuttoggi almeno 150 hospice. Lultimo nato, appena inaugurato a Milano allIstituto nazionale tumori, è lhospice ''Virgilio Floriani'', il primo allinterno di un Istituto scientifico a carattere nazionale. LIstituto Tumori di Milano, del resto, è stata la culla della terapia del dolore da cancro e delle cure palliative nel nostro paese, grazie allimpegno lungimirante nel 1985 di Vittorio Ventafridda. Lhospice sarà diretto da Augusto Caraceni ed è entrato a far parte dellUnità Complessa di Terapia del Dolore e Cure Palliative diretta da Franco De Conno. Il nuovo hospice, realizzato utilizzando le tecnologie più avanzate per far fronte alle esigenze cliniche dei malati, prevede 10 posti letto, in altrettante camere, ognuna con bagno, e in ogni camera è previsto un letto aggiuntivo per consentire il pernottamento di un parente. Cè una cucina a disposizione dei degenti e dei loro familiari, un salottino di raccoglimento, una sala riunioni, due piccole terrazze. Per quanto riguarda il personale dellhospice si avvale di competenze mediche, infermieristiche e psicologiche di livello assoluto e di grande esperienza nel campo della assistenza e della ricerca. Al personale professionista si affiancano 16 volontari della Lega contro i Tumori che, continuando una tradizione di collaborazione di lunga data con la struttura di Cure Palliative, si integrano nel progetto assistenziale dellhospice arricchendone lelemento umano. ''Questo è un giorno positivo anche per la medicina palliativa, ancora una medicina povera - ha detto Franco De Conno, alla presentazione della struttura - ma speriamo non troppo a lungo''.

Marco Malagutti



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