Covid-19: perché il vaccino è efficace nei giovani?
«È noto che i vaccini a mRNA e COVID-19 inattivati sono efficaci nel prevenire gravi malattie e infezioni in bambini e adolescenti, ma mancano i dati sui decessi» scrivono gli autori, che hanno svolto un ampio studio caso-controllo mirato verificare la capacità dei vaccini COVID-19 di ridurre la mortalità in una coorte di 844.460 bambini e adolescenti tra 3 e 17 anni senza precedente infezione da SARS-CoV-2 idonei a ricevere il programma di vaccinazione del ministero della salute, iniziato nell'agosto 2021 per la fascia di età tra 12 e 17 anni e nell'ottobre 2021 in quella fra tra 3 e 11 anni.
I vaccini studiati includevano due dosi di Pfizer-BioNTech (BNT162b2) o Moderna (mRNA-1273), usati negli adolescenti, e di Sinopharm (BBIBP-CorV), somministato ai più piccoli. I dati sono stati raccolti utilizzando il Sistema di sorveglianza nazionale e il Registro federale delle vaccinazioni in Argentina. Tutti i partecipanti sono stati testati per il virus SARS-Cov-2 con il test PCR o quello antigenico rapido da settembre 2021 ad aprile 2022, e i casi positivi sono stati abbinati ai controlli risultati negativi per età, genere, zona di residenza, settimana e tipo di test, condizioni di salute esistenti.
«Dopo l'abbinamento sono stati inclusi per l'analisi 139.321 casi con i corrispondenti controlli, e i risultati indicano che l'efficacia del vaccino contro l'infezione da Covid-19 è del 61% nei bambini e del 67% negli adolescenti durante il periodo della variante delta e rispettivamente del 16% e del 26% durante quello omicron» spiega Giovacchini, precisando che l'efficacia del vaccino è diminuita nel tempo, specie durante il periodo di omicron, dal 38% a 15-30 giorni dopo la vaccinazione al 2% dopo 60 giorni o più nei bambini e dal 56% al 12% negli adolescenti.
Ma il dato che più colpisce è che l'efficacia della vaccinazione contro la morte correlata all'infezione da COVID-19 durante la variante omicron è stata del 67% nei bambini e del 98% negli adolescenti. Conclude l'epidemiologo: «In sintesi, vaccinare la fascia di età fra 3 e 17 anni è un'importante misura di sanità pubblica che ne riduce in modo significativo la mortalità, specie nei periodi di elevata circolazione virale.