Tatuaggi: un’epidemia fuori controllo che occorre rendere innocua

14 settembre 2015
Interviste

Tatuaggi: un’epidemia fuori controllo che occorre rendere innocua



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Per molto tempo segno di appartenenza a gruppi ai margini della società, quando non criminali (come racconta con dovizia di particolari storici e antropologici la bella mostra in corso a Parigi fino al prossimo 18 ottobre), il tatuaggio è stato nel giro di pochi anni trasformato in un atto estetico, tanto che oggi si contano nella popolazione italiana circa 7 milioni di tatuati.

Lo rivela una indagine da poco pubblicata dall'Istituto superiore di sanità, Iss, preoccupato dall'assenza di una legislazione che imponga a tutti le regole di igiene e prevenzione per limitare i pericoli potenzialmente associati a questa antica pratica. Dica 33 ne ha parlato con Susanna Esposito, pediatra ed infettivologa del Policlinico di Milano e attuale presidente dell'Associazione mondiale per le malattie infettive e i disordini immunologiciWaidid.

Professoressa Esposito, l'indagine dell'Istituto superiore di sanità ha rivelato che i tatuaggi in Italia hanno un'enorme diffusione. C'è motivo di preoccuparsi?
«È chiaramente un fenomeno che negli ultimi anni si è molto diffuso nella popolazione, e in un certo senso la prima riflessione da fare riguarda proprio la necessità di prenderne atto. I giovani, e anche i giovanissimi, sono sempre più attratti dai tatuaggi, per cui non ha molto senso pensare che si possa limitarlo. Si tratta però di fare tutto ciò che è necessario per adeguarsi a questa nuova moda, per così dire, perché chi vuole decorare la propria pelle lo faccia con la piena consapevolezza dei rischi, e delle misure preventive per limitarli al massimo».

È possibile quantificare i rischi legati ai tatuaggi?
«Al momento non è possibile, ma c'è ragione di credere che siano in molti oggi a correre pericoli evitabili, perché in tutta Europa - e quindi anche in Italia - manca una normativa che imponga il rispetto delle norme igieniche che permettono di ridurre al minimo il rischio di infezioni, che possono avere effetti locali ma anche mettere in pericolo la salute. Tra le minacce più temibili ci sono il virus Hiv e le epatiti, ma non mancano le infezioni locali».

Secondo l'indagine dell'Iss gli italiani tatuati si sono rivolti in maggioranza a un centro autorizzato, ma oltre 13 su cento si sono lasciati affascinare da un tatuatore che non offriva alcuna garanzia.
«Questo è l'elemento più preoccupante, se si pensa che anche per quello che riguarda i centri autorizzati non esiste certezza che seguano tutte le regole di igiene, a partire dall'impiego esclusivo di aghi sterili monouso, e di colori in confezioni ogni volta nuove. Tutta l'attrezzatura deve essere scrupolosamente sterilizzata tra un cliente e l'altro, con un'autoclave, e il tatuatore deve sempre indossare i guanti».

C'è poi il capitolo del consenso informato, che spesso non viene fatto firmare nemmeno nei centri autorizzati.
«Anche questo aspetto suscita preoccupazione, anche alla luce del fatto che una fetta molto significativa di amanti del tatuaggio è composta da ragazzi minorenni, che in teoria dovrebbero essere autorizzati per iscritto da entrambi i genitori. Oggi a causa della mancanza di una legge sui tatuaggi viviamo in una situazione per cui il consenso informato e l'autorizzazione di entrambi i genitori sono imprescindibili prima di qualsiasi esame diagnostico che espone a un rischio infinitesimale (come per esempio una risonanza magnetica), mentre per i tatuaggi c'è ancora un'area grigia, anche senza tirare in ballo chi accetta di farsi tatuare magari mentre è in vacanza su una spiaggia lontana, all'estero».

E se si presenta qualche problema, che cosa si deve fare?
«Premesso che un'eventuale infezione da Hiv o da virus dell'epatite può restare a lungo non diagnosticata, in genere i disturbi insorgono nel giro di 3 giorni dal tatuaggio: in quel caso è importante consultare rapidamente un medico, quando non addirittura recarsi in pronto soccorso, se le circostanze appaiono preoccupanti. Secondo l'Iss, tra coloro che hanno presentato complicanze o reazioni - come dolore, granulomi, ispessimento della pelle, reazioni allergiche per esempio agli inchiostri, infezioni e pus - solo una piccola minoranza si è rivolta al medico di famiglia o al dermatologo, che invece devono valutare la situazione per raccomandare eventualmente una terapia antibiotica, locale o sistemica.
Al momento è al lavoro a livello europeo un gruppo che sta definendo una normativa di sicurezza che regolerà a livello continentale la materia dei tatuaggi. Speriamo che arrivi presto».

Fabio Turone



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