Una battaglia ancora da vincere

07 aprile 2006
Aggiornamenti e focus

Una battaglia ancora da vincere



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"Le cure palliative iniziano nel momento in cui si comprende che ogni malato ha la sua storia personale, specifiche relazioni e cultura e che merita rispetto in quanto individuo unico. Il rispetto include l'erogazione delle migliori cure sanitarie disponibili e la possibilità di utilizzare tutte le scoperte degli ultimi anni, in modo che ogni malato sia in grado di impiegare al meglio la propria vita". Sono le parole di Cicely Saunders in un volume sulle cure palliative curato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Alla sua figura di fondatrice del movimento hospice internazionale e delle cure palliative, a quasi un anno dalla sua scomparsa, è dedicato il Congresso nazionale per il ventennale della Società Italiana di Cure Palliative (SICP). L'evento è stato presentato a Milano proprio mentre è in corso un dibattito sempre più acceso sul diritto dei malati a ottenere le terapie per fermare il dolore. Molti gli argomenti in discussione e proprio l'aspetto del diritto alle cure è uno dei temi più scottanti.

Italia in coda nella cura del dolore


I numeri in questo senso non depongono a favore del nostro paese. Peggio di noi, infatti, per quel che riguarda la prescrizione di oppiacei c'è soltanto la Grecia. Ma la situazione generale è in peggioramento con tagli ai fondi per la terapia, mancanza di investimenti in formazione e ricerca, stipendi del personale garantiti dal Non Profit. Secondo i dati aggiornati, il consumo di oppiacei maggiori è di poco aumentato rispetto allo scorso anno ed è ancora largamente inferiore agli standard internazionali. Un fatto che, secondo Furio Zucco, presidente SICP, non è attribuibile ad un gap culturale da parte dei prescrittori che, negli ultimi anni, hanno partecipato a numerosi incontri formativi sulla terapia del dolore. Più probabilmente si tratta di un aspetto psicologico: timore e di paura nella prescrizione di farmaci ancora considerati di ultima scelta, e possibile fonte di problematiche cliniche e gestionali. La prescrizione degli oppiacei, così, nonostante alcune semplificazioni introdotte nel 2001, risulta essere ancora complessa o almeno ritenuta tale nella maggior parte dei medici prescrittori.

Impasse sulle alternative


Ma la situazione non va molto meglio se si considerano le alternative. Mentre, infatti, in Olanda aprirà la prima farmacia interamente dedicata alla vendita di prodotti a base di cannabis per la cura del dolore, e in Spagna ha preso avvio il primo programma nazionale per l'uso terapeutico della sostanza, in Italia la situazione è un po' diversa. L'utilizzo dei farmaci a base di cannabinoidi, infatti, non è consentito, pur essendo ormai numerose le pubblicazioni scientifiche che ne sostengono l'efficacia. Tra questi un recente studio dell'Università dell'Insubria, per esempio, ha esaminato il ruolo di derivati della cannabis nel controllo del dolore. E' dimostrato che gli endocannabinoidi e i meccanismi coinvolti nella loro sintesi e degradazione agiscono nel controllo delle sensazioni di dolore. Nonostante queste conferme, però, le recenti prese di posizione legislative italiane in materia contraddicono questi risultati scientifici. La SICP, così, come ha sottolineato Augusto Caraceni, responsabile medico dell'Hospice appena inaugurato all'istituto Nazionale dei Tumori di Milano, valuta criticamente i recenti provvedimenti di legge che hanno assegnato i derivati della cannabis alla tabella delle sostanze che non hanno valore terapeutico. Un abbaglio, anche perché l'attuale legislazione potrebbe ripercuotersi sulle ricerche in corso, come quella sull'utilità del tetraidrocannabinolo in dolori neuropatici di interesse delle cure palliative, impedendo la loro sperimentazione clinica. La sfida, perciò, perché le cure palliative diventino una priorità di tutti i governi è ancora in corso.

Marco Malagutti



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