Se ci si pente del tatuaggio

22 giugno 2007
Aggiornamenti e focus

Se ci si pente del tatuaggio



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La moda dei tatuaggi, all’inizio con un significato decisamente trasgressivo, oggi è diventata quasi di massa, trovando appassionati da giovani palestrati che amano disegni vistosi, a signore “trendy” con decorazioni-gioiello: ad accomunarli però è, prima o poi, la voglia di cambiare, sostituendo altri tatuaggi se non ritornando del tutto sui propri passi. Un desiderio che può presentare qualche problema di realizzazione, in aggiunta ai rischi, infettivi e non solo, che ha corso chi si è rivolto a tatuatori non scrupolosi: il fatto è che molti di quanti hanno fatto questa scelta estetica potrebbero non avere riflettuto abbastanza all’inizio sulle implicazioni di un’applicazione che è permanente. Si dovrebbe sapere che le modifiche comportano fastidi, perdite di tempo, costi elevati e non è detto che i risultati siano ottimali e senza tracce.

Colore, età, sede e altri fattori


Negli Stati Uniti ci sono persino catene di centri per la cancellazione dei tatuaggi, con operatori specializzati in trattamenti laser per eliminare i pigmenti: come la “Dr. Tattoff”, che dall’apertura nel 2004 ne ha eseguiti più di 13.000. A essa si è rivolta per esempio una modella di un noto game show televisivo della NBC affranta per il nome dell’ex fidanzato impresso e sempre visibile sul polso, caso che ha offerto lo spunto al New York Times per ricordare la problematica. La giovane Kelly Brannigan è una pentita-tipo, come indica la crescente clientela della catena costituita soprattutto da donne di 25-35 anni, o più volubili o più tendenti a rimpiangere la scelta. D’altra parte per la FDA sarebbero addirittura 45 milioni gli americani con tatuaggi (da 7a 20 dieci anni fa), e il 17% di essi si è pentito; la stima per quest’anno è di 100.000 trattamenti laser in tutti gli USA. I sistemi oggi utilizzati sono appunto quelli laser, sostitutivi della dermoabrasione che lasciava cicatrici e della crioterapia; in particolare i più evoluti Q-switched, con energia a impulsi brevissimi che per effetto termico vaporizza molto velocemente e selettivamente i pigmenti del tatuaggio (fotodermolisi selettiva) e lunghezze d’onda diverse a seconda dei colori da eliminare. Occorrono però diverse sedute, in media otto per una rimozione completa, distanziate almeno di un mese, utilizzando diversi laser in base appunto alle colorazioni. Inoltre non tutti i pigmenti sono uguali, il nero, il blu e quelli scuri in genere si tolgono più facilmente di quelli chiari; né lo sono tutti i tatuaggi, essendo più difficoltosi quelli con maggiori concentrazioni, multicolori, di vecchia data, oltre che in zone distali del corpo come caviglie, polsi e mani; né, infine, lo sono i soggetti nei quali la pelle può ritornare come prima oppure possono residuare ombreggiature o macchie.

Precauzioni post-trattamento


Il consiglio è di rivolgersi a dermatologi specializzati in tatuaggi, sia per la maggiore disponibilità di trattamenti laser, sia per la capacità di gestire inconvenienti quali reazioni allergiche, momentaneo dolore e prurito (per questi ultimi si possono usare farmaci topici). L’eliminazione di disegni molto coprenti e colorati può essere piuttosto fastidiosa, come nel caso di un uomo che si è dovuto sottoporre a 30 sedute e che ha riferito la sensazione di essere colpito da elastici sulla pelle. I tatuaggi professionali comunque richiedono in genere meno trattamenti di quelli amatoriali per essere rimossi. Dato non trascurabile anche quello della spesa, per cui un tatuaggio, che in America costa centinaia di dollari, può arrivare a richiederne migliaia per la cancellazione. Ci sono poi precauzioni da adottare dopo il trattamento laser, come ricorrere a pomate antibiotiche ed evitare per un paio di mesi l’esposizione solare; temporaneamente la pelle può avere comunque colorazioni più chiare o più scure. Insomma i tatuaggi, come altre pratiche di tipo estetico, non vanno presi sottogamba.

Elettra Vecchia



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