Il dibattito è aperto

21 dicembre 2006
Aggiornamenti e focus

Il dibattito è aperto



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Gli argomenti di biomedicina che si prestano a suscitare contrapposizioni anche accese per i loro risvolti etici sono ovviamente molti, sempre di più a fronte di uno sviluppo tumultuoso della scienza che virtualmente sembra quasi onnipotente: basti pensare alle recenti polemiche sulle cellule staminali embrionali. Forse la tematica più classica in questo senso è quella della sperimentazione animale, che viene dibattuta sia sotto il profilo etico sia sotto quello scientifico cioè della validità dell'estrapolazione dei risultati all'uomo. Sotto il profilo etico le opinioni sono differenziate, fermo restando l'obbligo morale di evitare crudeltà e ridurre il più possibile ogni sofferenza. Anche se, in linea di massima, il fine le giustifica trattandosi di salute umana. Così come per il secondo aspetto non si può negare che la ricerca sugli animali abbia contribuito e contribuisca ai progressi della medicina. Nature e Bmj riportano due diversi interventi, nel primo caso un sondaggio condotto tra ricercatori e nel secondo uno studio che confronta la sperimentazione animale e umana relativa ad alcuni farmaci.

D'accordo ma con disagio


L'indagine promossa da Nature ha raccolto online le opinioni di quasi 1.700 ricercatori biomedici, raccolte in forma anonima. Il timore di attacchi estremistici anche violenti appare infatti diffuso, insieme alla richiesta di maggiori tutele: una realtà che viene stigmatizzata nell'editoriale di accompagnamento. In generale emerge che esiste una gradualità di posizioni intermedie che vengono trascurate a fronte della polarizzazione tra "tutto buono" o "tutto cattivo" con cui viene presentata a livello di pubblico dibattito la questione della sperimentazione animale. Anche perché l'affermazione che salva vite umane è vera ma in alcuni casi semplicistica, per esempio nel caso di alcuni antitumorali non si è riusciti a riprodurre negli studi sui topi condizioni equivalenti a quelle della patologia umana. In totale, tre quarti degli interpellati ritiene la ricerca animale comunque essenziale per il progredire della medicina, con una minoranza che esprime anche perplessità o imbarazzi: come un immunologo si dice a disagio nell'ammettere che senza la ricerca sui primati difficilmente un possibile vaccino può arrivare alla sperimentazione sull'uomo.

A volte validi a volte no


Il discorso della necessità della ricerca anche sulle specie a noi più simili quali i primati viene ripreso da un commento sul Bmj, nel quale si ricorda che diversi scienziati la ritengono indispensabile per la lotta a malattie infettive come l'Aids, la tubercolosi e la malaria, oltre che per esempio in campo neurologico contro il Parkinson o le demenze. Questo senza escludere che i progressi tecnologici, compreso il sempre maggiore ricorso a topi geneticamente modificati, potrà nel tempo ridurre il bisogno di utilizzare le scimmie. Il tema della validità dei modelli sperimentali è al centro dello studio che ha esaminato le evidenze positive o negative per efficacia o sicurezza ottenute da ricerche sull'animale in confronto a quelle sull'uomo, rispetto a sei farmaci o gruppi farmacologici. Discordanze sono apparse in tre casi, per i corticosteroidi contro i traumi cerebrali e per il tirilazad contro l'ictus ischemico (entrambi validi nell'animale e non nell'uomo), oltre che per gli antifibrinolitici (efficaci nell'uomo e non nell'animale); concordanze di risultati invece, di segno positivo, per gli antitrombolitici anti-tPa, per i corticosteroidi contro il distress respiratorio neonatale e per i bisfosfonati anti-osteoporosi. In generale però gli studi sull'animale sono apparsi qualitativamente scarsi e carenti sul piano della concordanza con quelli sull'uomo, fatto che ha limitato l'utilità dei primi ai fini della salute umana; i problemi erano fattori confondenti, errori di randomizzazione, scelta di modelli animali che non riproducevano adeguatamente la malattia umana, oltre a scarsa comunicazione e cooperazione tra le rispettive comunità di ricercatori: tutti fattori che, concludono gli autori, è auspicabile vengano analizzati in modo sistematico per essere individuati e corretti.

Elettra Vecchia



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