Il test diventa di routine

27 settembre 2006
Aggiornamenti e focus

Il test diventa di routine



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La decisione è di quelle destinate a lasciare il segno. Il governo federale statunitense, infatti, su raccomandazione dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC), ha predisposto che tutti gli adulti e gli adolescenti dai 13 ai 64 anni devono fare il test per l'Hiv almeno una volta. Cioè il test anti-Hiv dovrebbe negli auspici diventare parte della routine medica, perché troppi americani con il virus non lo sanno. In più la raccomandazione CDC prevede che le persone appartenenti a categorie a rischio facciano il test almeno una volta l'anno. Della vicenda si è occupato un articolo del New York Times.

Le raccomandazioni CDC
La proposta, dicono quelli del New York Times, sancisce una brusca rottura rispetto agli inizi dell'epidemia di AIDS, quando lo stigma per la malattia e la paura di subire ostracismo sociale faceva sì che molti non si sottoponessero al test. Un fenomeno che condusse a un dibattito infuocato su quanto i dati sugli esiti del test dovessero essere condivisi dalle autorità mediche e governative nello sforzo di contenere la diffusione del contagio e di raggiungere i partner delle persone infettate. Ora le novità dovranno essere metabolizzate e ci vorrà del tempo anche perché alcuni stati americani dovranno redigere nuove leggi o modificarne di esistenti. Le nuove raccomandazioni, dicono all'American Medical Association favoriranno la diagnosi precoce e ridurranno lo stigma associato al test anti-Hiv. Secondo Julie Gerberding, che per i Cdc monitora la malattia e uno dei primi medici ad aver trattato pazienti con Aids nel 1981 "L'approccio tradizionale non ha avuto successo. Basti pensare che le persone che ignorano il loro status rispetto all'Hiv oscillano tra il 50 e il 70% di tutte le nuove infezioni. Saperlo, evidentemente, farebbero in modo di proteggere se stessi e i loro partner". Grazie alle nuove linee guida, così, secondo gli esperti, si potranno conseguire gli ultimi obiettivi: non più bambini sieropositivi, non più anni senza la terapia antiretrovirale e, nella migliore delle ipotesi, non più nuovi casi di malattia.Un grosso auspicio se si considera che 40000 americani contraggono l'infezione ogni anno, un numero che rimane costante. E secondo i CDC 250 americani, un quarto di quelli con la malattia non lo sanno. E spesso fanno il test solo quando la malattia ha già fatto buona parte del suo corso. Alcuni aspetti del nuovo provvedimento, peraltro, sono messi in discussione e riguardano il "counselling" prima del test e il consenso informato. Nelle nuove linee guida, infatti, verrebbero ridimensionati, ma non tutti sono d'accordo. L'idea è che il test dell'Hiv venga immesso nel consenso per gli esami di routine. L'idea è che l'esame venga effettuato il test con un messaggio generale del tipo si effettua questo esame per la tua salute e la salute di chi ti circonda. Un messaggio forse troppo generale, dicono i perplessi, in particolare se a ricevere il test sono dei teenager. Ma i CDC sembrano non vedere questi problemi e anzi ribadiscono l'importanza delle nuove disposizioni in particolare per alcune categorie a rischio a partire dalle donne in gravidanza, che dovrebbero essere sottoposte a test a meno che non si rifiutino e per le quali il consenso orale è accettabile. E i costi? Il costo complessivo è di circa 1 dollaro per ciascun test in gruppi e circa 8 dollari per il test rapido effettuato individualmente. Un'eventuale positività andrebbe confermata con un secondo test, il cui costo ammonta a circa 80 dollari. Molto più economico di molti altri test di routine come le colonoscopie o le mammografie. La morale è sempre quella: è più economico trattare le malattie se le si intercetta per tempo.

Marco Malagutti

Fonte
New York Times

 




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