Malati di abbondanza

23 dicembre 2004
Aggiornamenti e focus

Malati di abbondanza



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Certamente è meglio non avere fame. Ma dal punto di vista strettamente medico, l'eccessiva alimentazione ha conseguenze quasi altrettanto gravi, anche se magari si presentano a più lunga scadenza. Infatti, l'obesità è responsabile del 57% dei casi del diabete tipo 2, del 33% dei casi di calcolosi biliare, del 19% dei casi di malattia cardiovascolare. Ma non si tratta soltanto di questo: il sovrappeso più o meno accentuato è per esempio il solo fattore di rischio riconosciuto per l'artrosi, così come per l'apnea notturna e altri problemi respiratori. Un'analoga correlazione, anche se meno forte si ha con alcune forme tumorali molto diffuse: tumore dell'utero e della prostata nonché carcinoma del colon.

Diabete


Il diabete mellito non insulino dipendente o diabete tipo 2 è la malattia metabolica il cui rapporto con l'obesità è più diretto. Studi condotti sulla popolazione dell'Emilia Romagna, per esempio, hanno riportato che il 66% dei maschi e l'86 per cento delle femmine con il diabete sono in sovrappeso, mentre nella popolazione sana la percentuale scende rispettivamente al 33 e al 43%. Ma non è solo la quantità della massa grassa a determinare l'insorgenza della malattia, conta e molto anche la distribuzione del tessuto adiposo: sempre nella popolazione dell'Emilia Romagna, il 72% dei maschi diabetici e l'87% delle femmine hanno una obesità di tipo viscerale o androide. Il meccanismo con cui l'obesità conduce alla malattia ha il suo centro nel fenomeno dell'insulino-resistenza da ridotta sensibilità: il pancreas aumenta sempre più la produzione di insulina per far fronte al peggiorare del metabolismo dello zucchero, ma col tempo questo porta all'esaurimento delle cellule del pancreas che producono l'ormone e al diabete. L'obesità viscerale aiuta in diversi modi l'aumento dell'insulino-resistenza: incremento di alcuni ormoni che hanno un'azione anti-insulinica, diminuzione dell'attività del sistema nervoso simpatico, aumento degli acidi grassi disponibili nel fegato e meccanismi morfologici. Non a caso, dunque, il rientro nel peso ideale è spesso il modo migliore per far regredire le forme di diabete tipo 2 meno gravi, senza il ricorso a farmaci, o comunque di ritardare il ricorso agli ipoglicemizzanti orali e all'insulina.

Malattie cardiovascolari


La prima e più evidente connessione tra l'obesità e le malattie cardiache è lo stress che il peso causa al sistema cardiovascolare, dal momento che qualsiasi attività fisica richiede uno sforzo sensibilmente superiore, tanto che nei grandi obesi diviene difficile persino attuare programmi di attività fisica allo scopo di dimagrire. Inoltre l'obesità si accompagna ad alcuni fattori di rischio specifici. Il primo è l'ipertensione, cioè l'aumento della pressione arteriosa. Nel soggetto obeso, infatti, si ha un aumento della ritenzione di acqua e sodio nel rene, che a sua volta porta all'aumento della concentrazione di questi due elementi in tutto il corpo e all'aumento del volume del sangue circolante. Questo significa che il cuore, a ogni contrazione, spinge nei vasi una quantità maggiore di sangue. A questo fenomeno se ne affianca un altro: l'innalzamento del livello di alcuni ormoni che causano la contrazione dei vasi periferici, ostacolando il deflusso del sangue. I due fenomeni insieme provocano l'aumento della pressione arteriosa. Il secondo effetto dell'obesità è l'incremento della quantità di lipidi o grassi nel sangue, a loro volta causa di aterosclerosi e di infarto. E si tratta non soltanto del colesterololo "cattivo" ma anche e soprattutto dei trigliceridi, che sono una diretta espressione della quantità di grassi assunta con l'alimentazione.

Cancro

Il rapporto tra i tumori e l'alimentazione in senso lato è abbastanza evidente, anche se non ne sono stati chiariti tutti i meccanismi. Per quanto riguarda l'obesità, un nesso certo è stato stabilito con alcune forme di cancro. In particolare, il sovrappeso grave sarebbe un fattore di rischio per i tumori di colon, retto e utero. Più recentemente è stato messo in luce anche l'effetto dell'obesità sul carcinoma della mammella. Secondo due autorità dell'epidemiologia mondiale come Doll e Peto (i due epidemiologi britannici cui si deve la scoperta del rapporto tra fumo e cancro del polmone), l'80 per cento dei tumori oggi conosciuti dipende da fattori ambientali. Al primo posto viene l'uso del tabacco, ma subito dopo c'è l'alimentazione. Rapportando questo schema alla realtà europea si calcola che ogni anno circa 400.000 nuovi casi di tumore, cioè un terzo del totale, possono essere legati a fattori dietetici.
Ce n'è abbastanza, insomma, per guardare con un po' meno cupidigia ai piaceri della tavola. Perché non è vero che ne uccide più la gola che la spada, ma la gola ne uccide comunque parecchi.

Maurizio Imperiali



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