Mezze porzioni mezzi salvati

11 settembre 2003
Aggiornamenti e focus

Mezze porzioni mezzi salvati



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"A molti ragazzi basterebbero una passeggiata di mezz'ora a passo svelto, ogni giorno, e un'alimentazione un po' più sana, per stare bene e non diventare obesi". Così il ministro della salute Girolamo Sirchia ha lanciato la battaglia all'emergenza dell'obesità, una battaglia che passa, secondo il ministro, attraverso la cultura e l'informazione. Molti, così, i provvedimenti annunciati a mezzo stampa: dalla riduzione delle porzioni a una maggiore informazione del consumatore. L'obesità è, infatti, una delle patologie più diffuse del mondo occidentale e si calcola che gli affetti siano circa 300 milioni. E in Italia le cose non vanno meglio. Si calcola che un italiano su tre abbia seri problemi con la bilancia e ciò moltiplica le vittime del cancro e delle malattie cardiocircolatorie, malattie spesso legate all'eccesso di peso. E non sono le sole. Il risultato, non particolarmente gradito al ministro, è che l'obesità oltreché antiestetica e pericolosa, costa all'erario miliardi (pare 65 ogni anno) di cure mediche, dal momento che una persona obesa è statisticamente più esposta a problemi di salute. Ma quali?
L'obesità è responsabile nel 57% dei casi del diabete tipo 2, nel 33% dei casi di calcolosi biliare e nel 20% dei casi di malattia cardiovascolare. Un rapporto molto stretto è stato osservato anche tra il grave sovrappeso e ipertensione, dislipidemie, diverse forme di cancro, alcune malattie respiratorie e altro ancora. Diabete, malattie cardiovascolari e cancro sono comunque le tre conseguenze più rilevate.

Diabete, un parente stretto


Il diabete mellito non insulino dipendente o diabete tipo 2 è la malattia metabolica il cui rapporto con l'obesità è più diretto. Studi condotti sulla popolazione dell'Emilia Romagna, per esempio, hanno riportato che il 66% dei maschi e l'86% delle femmine con il diabete sono in sovrappeso, mentre nella popolazione normopeso la percentuale scende rispettivamente al 33% e al 43%. Ma non è solo la quantità della massa grassa a determinare l'insorgenza della malattia, conta e molto anche la distribuzione del tessuto adiposo: sempre nella popolazione dell'Emilia Romagna, il 72% dei maschi diabetici e l'87% delle femmine hanno una obesità di tipo viscerale o androide. Il meccanismo con cui l'obesità conduce alla malattia ha il suo centro nel fenomeno dell'insulino-resistenza da ridotta sensibilità: il pancreas aumenta sempre più la produzione di insulina per far fronte al peggiorare del metabolismo dello zucchero, ma col tempo questo porta all'esaurimento delle cellule del pancreas che producono l'ormone e al diabete. L'obesità viscerale aiuta in diversi modi l'aumento dell'insulino-resistenza: incremento di alcuni ormoni che hanno un'azione anti-insulinica, diminuzione dell'attività del sistema nervoso simpatico, aumento degli acidi grassi disponibili nel fegato e meccanismi morfologici. Non a caso, dunque, il rientro nel peso ideale è spesso il modo migliore per far regredire le forme di diabete tipo 2 meno gravi, senza il ricorso a farmaci, o comunque di ritardare il ricorso agli ipoglicemizzanti orali e all'insulina.

Le altre conseguenze


La prima e più evidente connessione tra l'obesità e le malattie cardiache è lo stress che il peso causa al sistema cardiovascolare, dal momento che qualsiasi attività fisica richiede uno sforzo sensibilmente superiore. Un problema tale che nei grandi obesi diviene difficile persino attuare programmi di attività fisica allo scopo di dimagrire. Inoltre l'obesità si accompagna ad alcuni fattori di rischio specifici. Il primo è l'ipertensione, cioè l'aumento della pressione arteriosa. Il secondo effetto dell'obesità è l'incremento della quantità di lipidi o grassi nel sangue, a loro volta causa di aterosclerosi e di infarto. Alcuni numeri rendono l'idea. Un aumento nell'assunzione di frutta e verdura nell'ordine dei 150 g al giorno riduce il rischio di malattie coronariche del 20-40%, di ictus del 25% e di mortalità cardiovascolare complessiva dal 6 al 22%. Per quel che riguarda il rapporto tra i tumori e alimentazione, pur essendo piuttosto evidente, non ne sono stati chiariti tutti i meccanismi. In particolare, il sovrappeso grave sarebbe un fattore di rischio per i tumori di colon, retto e utero e il 20% dei tumori gastrointestinali sono stati attribuiti a un basso consumo di frutta e verdura, ancora loro. Più recentemente è stato messo in luce anche l'effetto dell'obesità sul carcinoma della mammella, visto che l'obesità dopo la menopausa, per modificazioni ormonali, aumenta del 18% il pericolo di contrarlo. Allora che fare? La strada intrapresa dal ministro è quella degli incentivi ad adottare stili di vita salutari. Far capire, per esempio, che le porzioni in tavola devono essere piccole e che bisogna evitare cibi ricchi di grassi e di calorie. La battaglia, per alcuni una crociata, è appena cominciata.

Marco Malagutti



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