Magri sul pianeta vegan

24 marzo 2006
Aggiornamenti e focus

Magri sul pianeta vegan



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Esiste un ulteriore stadio oltre il vegetarianesimo, che è la dieta vegana. Si tratta di una forma più estrema che esclude qualsiasi alimento non solo di origine ma anche di derivazione animale, i cui fondamenti non si limitano alla nutrizione ma abbracciano uno stile di vita e una filosofia che può avere ragioni etiche, ambientali e salutiste. Sono due correnti di pensiero affini, ma la differenza, a livello pratico, sta nel fatto che mentre i vegetariani escludono solo la carne, i vegani evitano anche latte, formaggi e uova. A questo si aggiunge anche il rifiuto di usare pellicce, cuoio, lana e tutti i prodotti testati sugli animali.

L'altra alimentazione


Ma restando nell'ambito alimentare, oltre al dubbio di capire che cosa rimane da mangiare, è legittimo domandarsi quali possono essere le conseguenze sulla salute e in generale sull'organismo.Il primo dubbio viene sciolto facilmente con un piccolo sforzo di comprendere l'estrema varietà di cereali e verdure esistenti. L'esplorazione del mondo vegano prosegue con gli alimenti derivati dalla soia come il tofu, il tempeh, il miso e le varie versioni della salsa di soia usata come condimento; e dai cereali, come il seitan. Si fa molto uso di alghe e semi, e anche le varie modalità di cottura assumono valori diversi in quanto modificano il contenuto energetico (non in senso calorico) dell'alimento. In generale, comunque, è un tipo di alimentazione che si rifà alla macrobiotica.Le conseguenze sulla salute, di questa come di altre diete che escludono totalmente alcuni alimenti, sono oggetto di dibattito dei nutrizionisti. Tuttavia in un epoca in cui il sovrappeso e l'obesità rischiano di diventare epidemie, se già non lo sono, val la pena capire se questo tipo di diete possano essere una soluzione.

In effetti, funziona


Gli effetti della dieta vegana sul metabolismo, sul peso corporeo e sulla sensibilità insulinica sono stati testati su un gruppo di 64 donne in postmenopausa, giudicate in sovrappeso. Sono state tutte avviate a una dieta a basso contenuto lipidico, ma in un caso si trattava appunto di una dieta vegana, quindi costituita da alimenti di origine esclusivamente vegetale, nell'altro di una dieta basata sulle linee guida del National Cholesterol Education Program. E' stato loro chiesto di sostenerne una (assegnata a caso) per 14 settimane, senza limitazioni di porzioni, quantità e apporto calorico; durante tutto il periodo non bisognava modificare il tipo e l'intensità dell'attività fisica. All'inizio e al termine delle 14 settimane sono stati misurati l'apporto dietetico, il peso e composizione corporei, il metabolismo basale, l'effetto termogenetico del cibo (cioè l'aumento della produzione di calore che si ha dopo l'introduzione di cibo e3 che è un modo di spendere calorie) e la sensibilità insulinica. Nel gruppo vegano si è osservato un calo del peso medio di 5,8 chili a fronte dei 3,8 chili in meno dell'altro gruppo. L'elaborazione statistica dei dati ha rivelato che a influire di più sulla probabilità di dimagrire erano il tipo di dieta adottato, l'effetto termogenetico del cibo e il metabolismo basale. Le differenze di sensibilità insulinica, sebbene leggermente aumentata nel gruppo vegano, non erano significative tra i due gruppi di donne.Per poter trarre conclusioni più ampie, gli stessi autori sostengono la necessità di proseguire la ricerca ampliando il campione e prolungando il periodo di studio. Tuttavia sembrano incuriositi dall'effetto termogenetico del cibo, un concetto energetico che con altre terminologie e significati ricorre nella filosofia vegana sull'alimentazione.

Simona Zazzetta



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