Tanti ricoveri, pochi reparti

20 giugno 2008
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Tanti ricoveri, pochi reparti



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Quando un bambino sta male si viene, giustamente, assaliti da preoccupazione ed ansia: i sintomi sono più difficili da interpretare anche per il medico, perché il bambino, a differenza dell'adulto, non possiede ancora una conoscenza del suo corpo che gli permetta di identificarne chiaramente i segnali. Da tutto ciò la necessità di rivolgersi al pediatra, uno specialista delle malattie infantili ma, soprattutto, un medico che conosce profondamente la fisiologia dei suoi piccoli pazienti.

Questa premessa si scontra talvolta con le carenze del servizio sanitario sul territorio: in circa la metà degli ospedali italiani mancano un pronto soccorso pediatrico e una guardia medica pediatrica; nel 35% dei casi il bambino viene ricoverato in un reparto per adulti (Repubblica Salute 9 Novembre 2000).
D'altra parte esistono anche strutture a misura di bambino, in grado di fornire assistenza medica altamente specialistica, all'interno di un ambiente il più possibile familiare. Pareti colorate, insegnanti di sostegno, spazi per giocare con i coetanei, per studiare e guardare la televisione sono tutti accorgimenti che rendono meno triste la degenza per i piccoli pazienti. Non sempre, per fortuna, è necessario il ricovero in ospedale: molte malattie sono parte integrante del processo di crescita, perché consentono al sistema immunitario di preparare difese mirate all'ambiente in cui il bambino vive.

Da un'indagine condotta dal Gruppo di Studio di Pediatria ospedaliera e dal Gruppo di studio in Medicina d'urgenza pediatrica della Società Italiana di Pediatria, insieme al servizio di statistica del ministero della Sanità, risulta che in Italia si assiste ad un eccesso di ricoveri in età pediatrica (Monza 5 Marzo 2001-IX congresso SIP). Nel 1998 il 124 per mille dei bambini, compresi nella fascia di età tra 0 e 15 anni, ha subito un ricovero ospedaliero: questi valori sono il doppio di quelli raggiunti da altri paesi europei quali, ad esempio, l'Inghilterra (50 per mille), la Spagna (60 per mille) e la Francia (67 per mille). Le cause più frequenti di ricovero sono costituite da patologie dell'apparato digerente (prevalentemente diarree acute), otiti medie e infezioni delle prime vie aeree, bronchite e asma, broncopolmoniti, traumi e avvelenamenti. "Queste patologie - sostiene il professor Lodovico Perletti, segretario nazionale dei pediatri ospedalieri italiani - in un paese a buon sviluppo sanitario e sociale, nella maggior parte dei casi necessitano solo di cure ambulatoriali o domiciliari. Alla base di questi elevati tassi d'ospedalizzazione in età evolutiva ci sono certamente: una carente continuità assistenziale offerta ai bambini, l'utilizzo non corretto del Pronto soccorso ospedaliero e la mancanza di un efficace filtro ai ricoveri impropri".

Per ritardare il più possibile l'incontro bambino-ospedale, poche regole di prevenzione e buon senso: dalla nascita alla pubertà far seguire regolarmente il bambino da un pediatra vigilare il più possibile per evitare incidenti domestici o giochi pericolosi non imporre al bambino la pratica di uno sport che non gli piace, potrebbe farsi male più facilmente prima della pubertà, ma anche dopo, il bambino non dovrebbe praticare sport a livello agonistico non rendere accessibili al bambino sostanze tossiche (farmaci, detersivi, ma anche cibi non adatti a lui) se il bambino sta male, i sintomi non sono chiari e il pediatra non lo può visitare in tempi brevi, rivolgersi al pronto soccorso

Elisa Lucchesini



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