Anticipare il vaccino funziona

12 dicembre 2008
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Anticipare il vaccino funziona



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In Italia la vaccinazione per il morbillo non è nemmeno obbligatoria, ma è innegabile che anche qui come nel resto del mondo occidentale da che esiste un rigoroso programma di immunizzazione il morbillo è stato fortemente ridimensionato. Ed è un bene. La malattia, infatti, sebbene le complicazioni siano rare. è pur sempre responsabile di un numero compreso tra le 30 e le 100 morti ogni 100.000 persone colpite. Le complicazioni sono dovute principalmente a superinfezioni batteriche: otite media, laringite, diarrea, polmonite o encefaliti (infezioni del cervello). Si riscontrano più spesso nei neonati, nei bambini malnutriti o nelle persone immunocompromesse. E le complicazioni sono ben note nei paesi in via di sviluppo dove la malattia altamente contagiosa, continua a essere causa di malattia diffusa e spesso anche di morte. Una nuova raccomandazione per la vaccinazione antimorbillo potrebbe sortire buoni risultati nei paesi in via di sviluppo. A occuparsi della questione è un articolo del BMJ.

Quando vaccinare?


Al momento in materia esiste una raccomandazione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità che prevede la vaccinazione a nove mesi. Una modalità stabilita nei primi anni '80 dopo studi sulla risposta anticorpale alle vaccinazioni a differenti età. L'immunizzazione effettuata tra gli otto e i nove mesi di età, quando il sistema immunitario è più formato, sembrava garantire una migliore protezione. Meglio a nove, visto che gli otto ancora comportavano fallimenti vaccinali. Ma chi ha stabilito le linee guida, osservano gli autori dello studio sul BMJ, non ha tenuto conto di aspetti come il fatto che l'anticipo del vaccino riduce i casi in età più avanzata e che anche eventuali fallimenti non scoraggiano le madri dalla vaccinazione. Anzi è spesso vero il contrario. Eppure non esistono studi comparativi sulle diverse età. Sulla base di queste premesse alcuni studi recenti hanno cercato di verificare nel contesto africano, dove la politica vaccinale è relativamente giovane essendo cominciata negli anni '80, se la vaccinazione a sei mesi di età, potesse risolvere il problema del controllo della malattia e migliorare la sopravvivenza dei bambini. Nonostante, infatti, gli sforzi in corso in Africa per l'eradicazione abbiano portato ad alcuni successi, è probabile che scenari di crisi politica e umanitaria o fallimenti vaccinali possano determinare epidemie locali. Ecco perché, osservano gli autori, una vaccinazione anticipata potrebbe essere auspicabile. Ma non si è mai giunti a risultati definitivi. Nel 2003, perciò, è partito un nuovo trial in cui due dosaggi del vaccino Edmonston-Zagreb, il tipo specifico preso in esame, sono stati somministrati a 4,5 mesi e a 9, nella Guinea-Bissau in una fase di epidemia della malattia infettiva. Nello studio sono stati presi in esame che fossero già stati vaccinati per difterite, tetano e pertosse.

Prima si può


I risultati sono stati sorprendenti. La vaccinazione precoce, infatti, ha offerto oltre il 90% della protezione contro il morbillo e il 100% rispetto all'ospedalizzazione. Prima della vaccinazione solo il 28% dei neonati aveva attive le difese naturali contro il morbillo, una quota che è salita fino al 92% ai nove mesi di età. Il tasso di infezioni è sceso dal 3,1% dei piccoli immunizzati esclusivamente a nove mesi di età contro lo 0,7 di quelli immunizzati due volte. Risultati che hanno portato gli autori a concludere che, laddove si stabilisca l'obiettivo di eradicare il morbillo quanto prima possibile, bisogna anticipare quanto più possibile la vaccinazione. Tutto questo non esclude le vaccinazioni successive secondo il calendario definito, con due dosi tra i nove e i 15 mesi di età. Solo così si aumentano le difese immunitarie dei più piccoli. Almeno nei paesi più poveri.

Marco Malagutti



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