Lavoro a rotta di collo

30 aprile 2003
Aggiornamenti e focus

Lavoro a rotta di collo



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Ripetitività, forza, postura e vibrazione sono i quattro parametri in base a i quali ricercatori del NIOSH (National Institute Occupational Safety and Health) hanno classificato una serie di studi sull'associazione tra disturbi muscolo-scheletrici al collo e fattori lavorativi. Ecco i principali risultati.
Gli studi considerati sono 46 e riguardano specificamente i disturbi al collo. Spesso, infatti, gli studi in materia combinano le patologie muscolo-scheletriche a carico della spalla e del collo, dall'osservazione che parecchi muscoli sono comuni a entrambe le articolazioni. I ricercatori del Niosh dividono, invece, l'argomento in due capitoli inerenti uno la muscolatura del collo e l'altro quella della spalla. Un'ulteriore distinzione riguarda la definizione dei dolori muscolo-scheletrici al collo in base ai soli sintomi o ai sintomi sommati agli esami fisici. Pare, infatti, che il tasso di operai americani affetti da dolori muscolo-scheletrici al collo si aggiri attorno al 4,9%, se si considera solo la sintomatologia mentre decresce fino all'1,4% quando si contemplino anche esami fisici successivi. Infine quasi tutti le ricerche considerate considerano le potenziali influenze determinate dall'età e dal sesso nonché da attività fisiche nel tempo libero, fumo e patologie preesistenti.

Ripetitività


Il primo parametro considerato esamina attività lavorative ripetitive e la loro correlazione con disturbi muscolo scheletrici al collo. Si tratta sia di movimenti ripetuti del collo sia di ripetizioni del braccio o della spalla che caricano sul muscolo trapezoidale. Gli studi in questione valutano anche fattori fisici sul posto di lavoro che in qualche modo possono interagire. Complessivamente venti degli studi considerati hanno trovato una correlazione significativa tra ripetitività e disturbi muscolari, mentre sei non hanno dato risultati significativi.

Lo studio di Ohlsson nel 1995 ha considerato operai di sesso femminile in una catena di montaggio, sottoposte ad azioni ripetitive a brevi intervalli e le ha messe a confronto sia con un gruppo di addetti al montaggio sia con lavoratori non sottoposti a movimenti ripetitivi. I lavoratori che hanno riportato sintomi dolorosi. sono stati sottoposti ad esami fisici. L'analisi ergonomica è stata estensiva con videoregistrazione, osservazione e analisi delle posizioni con particolare riguardo al collo. È stato così possibile definire un alto livello di correlazione tra la ripetitività e la diagnosi di sindrome da tensione cervicale.

Un secondo studio altamente rilevante è una ricerca prospettica condotta nell'arco di tre anni, su donne impiegate nell'area informatica e sottoposte a compiti ripetitivi, con carichi posturali (cioè dovuti alla posizione) statici sul collo e sulle spalle. Nel secondo anno di studio sono state modificate le abitudini lavorative di alcuni delle donne monitorate con una maggiore variazione dei compiti e un maggior dinamismo sul lavoro. Lo studio ha evidenziato che il numero di flessioni del collo è un fattore predittivo di debilitazione e di gravi disturbi di quella parte. Così come le modifiche apportate alle abitudini di lavoro hanno determinato un miglioramento.

Forza


Il secondo parametro riguarda lavori di forza o nei quali pesanti carichi siano posti sul collo o sulle spalle. In genere quando si valuta la forza come fattore di rischio si devono tenere presenti diversi elementi interagenti. Gli studi presi in considerazione in questo caso sono 17, dei quali 11 hanno trovato una correlazione statisticamente significativa tra lavori di forza e dolori muscolari al collo.

Il primo studio di Bjelle del 1981 ha comparato 13 dipendenti di uno stabilimento industriale, affetti da dolore acuto al collo e alla spalla a 26 soggetti sani con caratteristiche analoghe in fatto di età, tipo di lavoro e posto di lavoro.

Lo studio di Wells (1983), invece, ha valutato portalettere, con un aumentato carico sulle spalle determinato dal peso della borsa, con lettori del contatore del gas e commessi postali.
Entrambi gli studi sono stati indicativi della correlazione esistente tra il peso dei carichi sulle spalle, per esempio nel caso dei portalettere, e i conseguenti problemi muscolari.

Postura

Si tratta del parametro che ha mostrato le maggiori evidenze e riguarda tutte le ricerche che in qualche modo considerano la posizione della testa o del collo sia che sia in movimento sia a riposo. Gli studi che hanno identificato una associazione sono trentuno dei quali ventisette hanno identificato una correlazione statistica significativa.

Degni di nota sono gli studi, analoghi a quelli già menzionati per la ripetitività, che hanno preso in considerazione operatrici dell'area informatica per tre anni. Lo studio ha evidenziato una correlazione significativa tra la posizione assunta durante il lavoro e i successivi dolori nella zona del collo.

Un altro studio rilevante è quello di Bernard del 1993, dedicato agli impiegati del settore editoriale, dove sono stati presi in considerazione la frequenza, durata e intensità dei loro sintomi dolorosi nell'area cervicale. Dallo studio è emersa una significativa corrispondenza tra il tempo passato al telefono e l'aumento di disturbi muscolo-scheletrici.

Vibrazione

Si tratta dell'unico parametro dei quattro considerati che non ha dato le adeguate conferme. Solo uno degli studi monitorati, infatti, precisamente quello di Viikari-Juntura del 1994, ha citato questo aspetto. La ricerca ha messo a confronto operatori di macchine esposti a lavoro statico e a vibrazioni continue con carpentieri sottoposti ad un lavoro dinamico ma non a vibrazioni. È stato così possibile associare la vibrazione a problemi muscolari al collo in modo significativo. Mancano però valori assoluti di misura delle vibrazioni, ecco perché si parla, nello studio del NIOSH, di insufficiente evidenza di una correlazione tra vibrazioni e dolori al collo.

Marco Malagutti



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