Troppi carichi al lavoro

20 giugno 2008
Aggiornamenti e focus

Troppi carichi al lavoro



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Le patologie muscoloscheletriche sono il problema più comune legato all'attività lavorativa in Europa. E i numeri lo confermano indiscutibilmente. Quasi il 24% dei lavoratori provenienti dai 25 paesi dell'UE riferisce di soffrire di mal di schiena e il 22% lamenta di soffrire di dolori muscolari. Un dato che riguarda in particolare i nuovi stati membri. E' chiaro così perché quando si è trattato di scegliere un tema per la Settimana europea per la salute e la sicurezza sul lavoro, appena conclusasi, è stato questo il tema prescelto. Le patologie in questione, infatti, oltre a causare sofferenza e perdita in termini di salute, rappresentano anche costi più elevati per imprese ed economie nazionali. E la campagna per sensibilizzare sul tema, intitolata "Alleggerisci il carico" punta proprio alla prevenzione, necessaria e mai sufficientemente affrontata. Anche di questo si è parlato a Varese, durante un incontro intitolato "Rischio lavorativo e affezioni muscoloscheletriche: dalla prevenzione all'assicurazione sociale". Un'occasione per fare il punto della situazione e proporre nuove strategie.

Alleggerisci il carico


Quando si parla di patologie muscoloscheletriche, innanzitutto, si parla di una vasta gamma di patologie. In particolare dolori alla schiena e disturbi all'arto superiore dovuti all'attività lavorativa, comunemente catalogate come patologie da movimenti ripetuti. Disagi che potrebbero essere prevenuti o ridotti significativamente se solo venisse rispettata la normativa vigente o seguendo le buone pratiche. Una condizione, invece, non sempre rispettata, anzi. La campagna promossa quest'anno dall'Agenzia Europea per la sicurezza e la salute sul lavoro si sofferma in particolare sull'aspetto del carico, ossia a tutti i fattori che influenzano la movimentazione sul lavoro: materiale spostato, fattori ambientali, vibrazioni, ritmo di lavoro. Senza dimenticare lo stress. Normalmente, infatti, non è singolo il fattore in gioco ma esistono più aspetti che interagiscono in modo nocivo. Dai numeri presentati all'incontro varesino emerge come siano il comparto edile e quello manifatturiero a soffrire le conseguenze più pesanti. E i dati nazionali recentemente diffusi dall'Inail seguono un trend analogo.

Numeri locali e nazionali


Il primo rapporto provinciale redatto dall'Inail, registra 16 morti sul lavoro nel 2006, con un trend in crescita. Il dato, benché locale, è significativo, essendo la Lombardia la regione con il più alto numero di infortuni in Italia, 14307 solo nel territorio varesino. Del resto più del 60% degli infortuni si concentra nel Nord industrializzato. I dati nazionali, recentemente comunicati dall'Inail, hanno comunque un andamento analogo. Nel 2006 in Italia 1302 persone hanno perso la vita lavorando, 28 in più rispetto all'anno precedente con una crescita pari al 2,2%. Il settore con più alta frequenza di casi mortali è quello dell'estrazione di minerali, seguito da trasporti ed edilizia, con oltre la metà delle cosiddette morti bianche dovute ad incidenti stradali. E anche il rapporto dell'Inail varesino conferma un aumento del 3,78% degli infortuni stradali, sia quelli avvenuti durante lo spostamento casa-lavoro, sia quelli più generali avvenuti sulla strada pubblica a causa del traffico. Un altro dato critico che accomuna i numeri nazionali e quelli locali è rappresentato dagli infortuni occorsi ad extracomunitari e apprendisti. La presenza dei lavoratori extracomunitari in Italia è circa il 6% del totale. Ma la percentuale di infortuni denunciati è del 12,5%. Significa che i lavoratori extracomunitari si infortunano in media il 50% in più dei colleghi comunitari e italiani. Ecco perché, trattandosi il più delle volte di infortuni legati a inesperienza e scarsa formazione, il direttore dell'Inail varesino, ha dichiarato di aver intensificato l'opera di formazione. Il rapporto nazionale poi fa una stima previsionale per il primo quadrimestre del 2007. E la stima sembra favorevole, con una riduzione degli infortuni mortali del 4%. Sarà, ma nell'attesa di dati più solidi è bene non abbassare la guardia.

Marco Malagutti



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