Il paziente crede nella rete

23 dicembre 2005
Aggiornamenti e focus

Il paziente crede nella rete



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Ormai sono parecchi anni che anche in Italia si usa Internet per acquisire informazioni. Informazioni di tutti i tipi ma, come ormai si ripete a ogni piè sospinto, informazioni sulla salute.
Il fenomeno ovviamente si è presentato prima negli Stati Uniti, dove la cosa è stata presa sul serio dal Nationa Instititute of Cancer, cioè il massimo ente pubblico di ricerca in oncologia. L'NCI, dunque, effettua ogni due anni un'indagine su un campione rappresentativo della popolazione statunitense, interrogandolo su molti aspetti, per esempio la conoscenza e l'applicazione dello stile di vita adeguato a prevenire il cancro. Tra questi aspetti, ovviamente, le modalità di informazione sulla salute e la fiducia accordata alle diverse fonti. I dati sono molti. Per cominciare, il 63% degli adulti americani (da 18 anni in su) usa o ha usato negli ultimi mesi Internet per navigare o per usare la posta elettronica. Di questi "navigatori", circa due terzi ha cercato informazioni relative alla salute, alle malattie o ai trattamenti, per se stessi o per parenti, amici o conoscenti. Gli altri usi "medici" della rete sono molto meno frequenti: solo il 3,9% ha partecipato a gruppi di supporto, a contattare il proprio medico via web è stato il 7%, il 9% ha comprato farmaci o vitamine on-line.
Ovviamente le risorse in rete non l'unica fonte, e l'indagine ha considerato anche il medico, la televisione, la radio, le riviste, i quotidiani e il "passaparola". Tutti questi canali sono stati messi a confronto per quanto riguarda la fiducia accordata. E' consolante che il medico resti la fonte più affidabile, in quanto ha detto di fidarsene "molto" il 64% del campione e "abbastanza" il 30,7%. Il giudizio su Internet è divaricato. Quelli che ritengono il mezzo molto affidabile sono il 24%, quelli che lo ritengono "abbastanza" affidabile sono il 41% ma, al contrario, c'è un 22,8% che non se ne fida affatto.


Va male la radio e bene la tele


Va meglio alla televisione, e qui ci sarebbe da discutere a lungo se rapportassimo il dato all'Italia, mentre giornali e riviste sono quasi alla pari. Va notato il basso affidamento alla radio, con un 20% che non se ne fida affatto. Come prevedibile, sono soprattutto i più giovani (18-34 anni) a fidarsi maggiormente di Internet, 10 volte di più di coloro che hanno più di 64 anni. In generale, a fidarsi di più di tutti i mezzi di comunicazione sono le persone con il livello di istruzione elevato, e questo forse si ripeterebbe per qualsiasi tipo di informazione, non soltanto per quelle di interesse medico.
Questi sono dunque i giudizi ma l'indagine ha considerato anche i comportamenti effettivi, quindi ha domandato al campione che cosa fanno quando sono effettivamente alla ricerca di informazioni, in questo caso sul cancro. Se si tratta di comportamenti, a restare sul campo sono soltanto il medico e Internet, con una non sorprendente differenziazione relativa all'età: tra i 18 e i 34 anni si cerca prima in Internet e poi si va dal medico, tra 35 e 64 le sue opzioni sono quasi alla pari, mentre tra i più anziani soltanto il 7% farebbe per prima cosa una ricerca in rete.
Nel commento, gli autori dell'analisi sottolineano che sostanzialmente il pubblico che si reca dal medico e quello che si rivolge a Internet assiduamente sono sovrapponibili e che le due fonti si integrano. Al punto da suggerire che le assicurazioni dovrebbero trovare il modo di retribuire anche il tempo che il curante impiega a guardare, commentare e spiegare le informazioni che i pazienti gli sottopongono scaricandole dalla rete.
Sarebbe utile che, comunque, si indagasse anche quali singole fonti (o tipi di fonti) usano i pazienti all'interno di ciascun canale. In altre parole, quali riviste o di quale tipo (femminili, specializzati, newsmagazine) e quali siti Internet (le società scientifiche, enti pubblici come il ministero della sanità, le pubblicazioni specializzate). Sì perché in Italia ci sono anche siti dedicati all'oroscopo che pensano di fare divulgazione medica. Ma via....

Maurizio Imperiali



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