Sviste invisibili

03 novembre 2006
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I medici qualche volta sbagliano. Non si tratta di malasanità o di problemi solo italiani, ma di natura umana. Come già osservava Umberto Eco, viviamo nell'epoca della tecnologia e ci siamo abituati a identificarla con scienza e medicina: solo che le seconde, per la loro natura umana, sono naturalmente soggette al fallimento e la prima no. Se a questo aggiungiamo che nessun argomento come la salute ci tocca così da vicino e in maniera così importante, è facile capire come mai diventi sempre più difficile accettare che un medico si possa sbagliare. Ma purtroppo avviene; i medici stessi ne sono consapevoli e ci sono gruppi di ricercatori che si occupano di identificare gli sbagli più frequenti e di trovare dei metodi efficaci per prevenirli.Gli errori possono avvenire in diverse fasi e ambiti con conseguenze molto differenti tra loro: una prescrizione sbagliata, per esempio, rappresenta uno sbaglio facilmente identificabile, è provata da una documentazione scritta e raramente comporta ripercussioni gravi e irreversibili sul paziente. Invece una diagnosi errata, eseguita in ritardo o peggio ancora il mancato riconoscimento di una patologia seria può risultare in conseguenze gravissime, qualche volta irreversibili, ed è difficilmente identificabile perché implica il rintracciare a posteriori di qualcosa che è sfuggito all'osservazione del clinico o che non è stato possibile evidenziare, e che quindi nelle cartelle mediche non c'è.

Un aiuto dalle cause legali


Un gruppo di ricercatori americani, si è recentemente proposto di quantificare il numero di diagnosi errate negli ambulatori degli Stati Uniti e di risalire ai fattori che hanno determinato il fallimento basandosi sulle documentazioni allegate alle cause legali intentate ai medici.Dal materiale disponibile - 307 cause legali - il 59% riguardava problemi di diagnosi. Tra queste, il 59% era associato a gravi conseguenze e il 30% aveva avuto come esito finale il decesso del paziente.Il 59% delle diagnosi sbagliate si riferiva a casi di tumore, principalmente di cancro al seno e al colon ed i motivi più comuni di diagnosi sbagliata erano la mancata prescrizione di esami diagnostici (55% dei casi), la carenza di un adeguata programmazione di visite di controllo (45%), la scarsa ricostruzione della storia clinica del paziente o l'esecuzione di visite poco approfondite (42%) e l'interpretazione sbagliata dei test diagnostici (37%).Una prima considerazione deve riguardare l'ambito in cui si osserva il maggior numero di diagnosi errate: il cancro al seno e al colon sono tra le neoplasie più frequenti e probabilmente questo dato deriva dalla loro massiva presenza nella popolazione piuttosto che da un effettiva difficoltà nel riconoscerli. A parte questo, dai dati disponibili emerge che le cause di errore sono più di una e incorrono in momenti diversi del processo di diagnosi. Era lecito aspettarsi questo risultato: l'iter che porta all'identificazione della malattia è complesso, lungo e coinvolge spesso più di una figura professionale e quanto più un procedimento è ramificato tanto maggiori saranno le probabilità che si verifichino sbagli, interruzioni o anche solo incompletezze nel flusso di informazioni.Gli autori concludono chiedendosi se sarà possibile trovare un rimedio a breve-medio termine. Difficile dirlo: di sicuro il fatto di aver identificato i momenti maggiormente a rischio può aiutare la programmazione di interventi risolutivi.

Raffaella Bergottini



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