L'attività fisica? Questione di motivazione

19 dicembre 2008
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L'attività fisica? Questione di motivazione



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C'è una parola che ricorre sempre più di frequente quando si parla di salute e di malattie "del progresso": sedentarietà. La mancanza di esercizio fisico sta diventando un problema di salute pubblica, con prospettive in crescita, dato che persino molti bambini non ne fanno e sono sovrappeso. Ma l'inattività non fa bene a nessuna età, neppure a chi ha malattie croniche, mentre sui benefici fisici, anche psicologici, di un esercizio moderato ci sono dati in abbondanza. Il problema è come cambiare le proprie abitudini e, dall' altro punto di vista, come convincere chi non ci riesce o non è motivato. E' utile allora domandarsi se, come per la disassuefazione dal fumo, possono servire azioni di stimolo attraverso counselling o altro. Secondo una review di studi britannici per promuovere il più semplice degli esercizi, camminare, la risposta è che incoraggiare paga, ma solo se si fa su misura per il singolo. D'altra parte, dice un'altra ricerca condotta nel paese delle bici, l'Olanda, avere a disposizione spazi verdi non significa trascorrere più tempo in attività salutistiche come camminare e pedalare.

Counselling, azioni di gruppo, Internet


Tra i vari esercizi quello più alla portata di tutti e definito come quasi perfetto è camminare, percorrere anche solo 5 km all'ora comporta un dispendio energetico corrispondente a quello indicato come attività fisica di moderata intensità. Ed è dimostrato che mezz'ora di attività quotidiana di questo tipo per più giorni possibile produce sostanziali benefici per la salute, mentre l'inattività si associa al rischio di malattie come coronaropatie, diabete di tipo 2, obesità, tumori, osteoporosi.
Un obiettivo di minima che in Gran Bretagna, dove si è svolta la prima ricerca, la maggioranza degli adulti non realizza: ma vale anche per l'Italia, dove un'indagine ha per esempio rivelato l'anno scorso che in media un terzo degli uomini e metà delle donne non fa mai attività fisica nel tempo libero. Gli autori inglesi hanno analizzato 25 database di studi d'intervento per favorire l'abitudine a camminare, più 12 siti web. Le modalità d'intervento erano piuttosto varie, da consigli individuali forniti nel luogo di lavoro da medici o fisioterapisti a incontri educativi di gruppo, dal supporto individuale effettuato via Internet o telefono all'uso di pedometri, da eventi o campagne di sensibilizzazione ad attività di cammino di gruppo. Si è valutata l'efficacia rispetto al camminare come puro esercizio o come modo per spostarsi, vedendo poi gli effetti sulla salute. E' risultato complessivamente che le persone erano più incoraggiate a camminare se gli interventi erano tagliati su misura per le esigenze individuali, mirati verso i soggetti più sedentari o più motivati al cambiamento, effettuati sia singolarmente sia a livello di famiglia o di gruppo. In questi casi era più frequente un incremento di 30-60 minuti di esercizio alla settimana, anche se sul lungo periodo l'effetto di interventi singoli era minore. In diversi studi si sono riscontrati benefici significativi in termini di fitness cardio-respiratoria, capacità funzionale, valori di pressione, frequenza cardiaca o glicemia, senso di benessere, qualità di vita, stato dell'umore. In pratica, dicono gli autori, risulta che c'è chi è più sensibile ai consigli del medico e chi trae più vantaggio dall'uso di un pedometro, chi (forse i più avvantaggiati socio-economicamente) trova più utili suggerimenti via Internet e chi viene spronato dall'attività di gruppo, o ancora chi ha bisogno di essere specificamente sollecitato a usare meno l'auto.

Più strutture più movimento


L'esercizio, inteso più specificamente come camminare e andare in bici, fare sport o giardinaggio, è stato indagato anche nella seconda ricerca come possibile elemento di relazione tra disponibilità di spazi verdi e benessere fisico. Gli studi hanno indicato che vivere in ambienti più "naturali" aumenta la sensazione di stare bene, ma non era chiaro se il meccanismo fosse più la diminuzione dello stress e della vita frenetica, o la maggiore attività fisica e i migliori contatti sociali. Si è analizzato un campione di quasi cinquemila olandesi, valutando ambiente di residenza e caratteristiche socio-demografiche, e considerando se sceglievano di spostarsi a piedi o in bici e quanto tempo dedicavano a queste attività. E' così emerso che non c'era relazione tra disponibilità di spazi verdi e aderenza alle raccomandazioni per l'esercizio fisico, chi stava in ambienti più naturali camminava e pedalava meno di frequente e meno a lungo nel tempo libero, spendeva però più tempo in bici se si spostava per impegni. Altre ricerche avevano mostrato che gli olandesi tendono a camminare e pedalare di più in città, soprattutto ragazzi, anziani e persone di più basso livello socio-economico. Tra le spiegazioni possibili della mancata relazione tra attività fisica e spazi verdi c'è, ricordano gli autori, quella dell'ampia disponibilità in Olanda di strutture per lo sport e di percorsi protetti per pedoni e ciclisti, per cui gli spazi non urbanizzati non sono una condizione necessaria per essere fisicamente attivi. Ma stiamo parlando di Olanda, appunto.

Elettra Vecchia



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