Danni inevitabili ma riducibili

30 novembre 2007
Aggiornamenti e focus

Danni inevitabili ma riducibili



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La strategia di riduzione del danno, correlato al consumo di droghe, nata nel Nord dell'Europa negli anni '80, non si può liquidare come semplice scelta del male minore. Dietro questo approccio, infatti, esiste un'esperienza ventennale orientata a minimizzare gli obiettivi, affinché la disintossicazione non sia l'unico elemento che pregiudichi l'intervento di un operatore. Esiste, infatti, una fascia di soggetti tossicodipendenti resistenti o non rispondenti a interventi di recupero che, senza un'assistenza adeguata, rischia di non approdare mai a un eventuale tentativo di uscita e di rappresentare un problema di ordine pubblico. Persone che pur non potendo "guarire" hanno diritto, in ogni caso, di ricevere cure adeguate.

La persona al centro


Questa corrente di pensiero si è tradotta in azioni che hanno permesso di perseguire anche obiettivi relativi alla salute pubblica dando risposte efficaci all'emergenza HIV anche nei paesi latini, del Sud dell'America e dell'Europa. Paesi che fanno il punto nell'ambito della quarta edizione della Conferenza Latina (CLAT4), a Milano, dal 29 novembre e l'1 dicembre. In Italia le iniziative si sono articolate in diversi progetti, dalle unità mobili attivate negli anni '90, fino alla recente discussione sull'apertura di spazi in cui i tossicodipendenti possono assumere la dose in un ambiente protetto. Gli operatori del settore, dalle associazioni ai singoli volontari, che abbracciano le strategie di riduzione del danno procedono secondo principi fondamentali che mettono al centro la persona e il diritto alla salute a prescindere dallo stile di vita scelto. Ciò significa attivare tutte le forme possibili per avvicinare ed entrare in relazione con individui in difficoltà affinché siano loro garantite le condizioni cliniche, psicologiche e sociali per prevenire una compromissione irreversibile e avere in ogni momento un margine di scelta, soprattutto quando non è ancora maturata l'idea di abbandonare l'uso di sostanze.

Punti critici


Durante la conferenza stampa di presentazione dei lavori sono state sollevate le criticità che saranno discusse durante la CLAT4. Per esempio, l'efficacia delle unità mobili attive giorno e notte che, potendo intervenire sulle tossicodipendenze e sulla prostituzione, hanno già dato prova di poter ridurre i danni sia sanitari sia sociali, il numero di reati, e indebolire il controllo dei racket, in questi due scenari spesso strettamente correlati. E' stata riportata l'attenzione sulle narcosale e la somministrazione controllata, sperimentate in Europa con risultati positivi nel ridurre il numero di overdosi, di malattie. E' stata ricordata l'utilità di distributori di siringhe dove in cambio di quella usata ne viene data una sterile, esperienza supportata in passato dal Comune di Milano ma poi abbandonata: "Finché hanno funzionato - ricorda Paolo La Marca, della Libera Università Popolare e operatore di strada - nella città di Milano erano 90mila le siringhe scambiate ogni anno, vale a dire 90mila siringhe non disperse nell'ambiente. Non è un caso che proprio di recente la cronaca abbia parlato nuovamente del pericolo reale delle siringhe usate e abbandonate nei parchi". In questa direzione si inserisce anche la necessità, e la proposta, di analizzare le nuove droghe per informare la popolazione sui rischi delle sostanze in circolazione e fornire ai centri anti-veleni gli strumenti adatti per rispondere a situazioni di emergenza. La realtà delle tossicodipendenze è in evoluzione, sono cambiati i consumatori e le droghe, cambiano le fasce sociali e di età maggiormente colpite e con esse devono poter cambiare anche le strategie e le conoscenze.

Diritto alla cura, a prescindere

Vittorio Agnoletto, medico e fondatore della LILA, Lega Italiana per la Lotta contro l'AIDS, presente alla CLAT4, ha voluto, infine, ricordare che prestare cure a chi è in stato di bisogno sanitario è un obbligo deontologico del medico. Ma la preoccupazione degli operatori di settore è che le strategie di riduzione del danno restino solo dei progetti, quando invece, proprio per i valori di base e gli obiettivi adottati, si possono perfettamente integrare nelle politiche pubbliche, sociali e sanitarie di pertinenza del Ministero della Solidarietà Sociale e del Ministero della Salute. Il tossicodipendente, oltre a essere una persona con un problema sanitario da risolvere, è anche una persona che possiede un bagaglio di esperienze e di conoscenze. Proteggere la sua salute significa anche preservare un'importante risorsa per implementare progetti, strategie e servizi.

Simona Zazzetta



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