L'iperico è meglio che niente

10 giugno 2005
Aggiornamenti e focus

L'iperico è meglio che niente



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I risultati dell'iperico nella depressione sembrerebbero... deprimenti. Noto in ambito anglosassone come erba di San Giovanni, il rimedio naturale non ha resistito a una verifica sistematica degli studi finora condotti, verifica che in questo caso è a cura della Cochrane Collaboration, una delle società scientifiche più attente alla verifica dei dati sperimentali.Dopo aver esaminato le pubblicazioni esistenti, gli esperti hanno selezionato 36 studi controllati e randomizzati, cioè nei quali l'iperico era messo a confronto con il placebo o con un antidepressivo standard e nei quali, inoltre, né il paziente né il medico sapevano quale sostanza stessero assumendo. La prima risposta raggiunta è che se si tratta di depressione maggiore, cioè attacchi non occasionali ma duraturi, l'iperico ha ben poco più effetto del placebo e il risultato migliora solo considerando gli studi più piccoli. Nei trial in cui sono stati considerati stati depressivi di varia gravità, sempre confrontando l'erba al placebo, il risultato migliorava un po', mentre era buono in cinque studi che però, ancora una volta, erano di piccole dimensioni.

A confronto con il farmaco


Il confronto con i farmaci veri e propri è stato condotto in studi tra loro abbastanza omogenei e il risultato è stato che rispetto agli antidepressivi di nuova generazione (gli SSRI) l'iperico ha una capacità di provocare una risposta leggermente inferiore e paragonabile invece a quella dei farmaci più anziani, come i cosiddetti triciclici. Gli autori della revisione, però, osservano che per i ricercatori impegnati in alcuni di questi studi più favorevoli vi erano stati rimborsi spese e compensi da parte di un produttore di preparazioni a base di iperico. E comunque, si trattava sempre di depressione lieve o media.Sul fronte degli effetti indesiderati, l'iperico sembra invece comportarsi meglio degli antidepressivi di sintesi, in particolare dei più vecchi.In effetti il commento ricorrente è che le ricerche condotte finora sono troppo poche, e che molte di queste danno luogo a un quadro confuso. Insomma, l'unica cosa sicura è che, nelle forme leggere, è meglio che niente. Resta però aperto un altro aspetto: gli autori della revisione segnalano che i prodotti disponibili sul mercato sono di qualità e caratteristiche alterne. Non tutti hanno la stessa quantità di principio attivo, non tutti sono ottenuti con lo stesso processo di estrazione. Insomma, bisogna anche trovare quello giusto... Viene da chiedersi se non sia più semplice rivolgersi agli antidepressivi classici. Senza contare che anche l'iperico presenta interazioni con altri farmaci.

Maurizio Imperiali



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