Rallentare il transito aiuta a dimagrire?

27 aprile 2005
Aggiornamenti e focus

Rallentare il transito aiuta a dimagrire?



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Una ricerca statunitense propone un nuovo mezzo per ridurre l'assunzione di cibo, diverso dai farmaci ma anche dalla chirurgia bariatrica. A scanso di equivoci, va detto che si tratta di un trattamento sperimentale, per ora non disponibile nei centri di cura. Il nuovo approccio si basa sulla stimolazione elettrica del duodeno, ll primissimo tratto dell'intestino tenue che termina al piloro. Come provato da precedenti esperienze sull'animale, la stimolazione elettrica di questo tratto del tubo digerente ha almeno due effetti. Da una parte si ritarda lo svuotamento dello stomaco, dall'altra si riduce la capacità di ingerire acqua.Ovviamente dall'animale all'uomo le cose cambiano, anche perché si devono usare mezzi di stimolazione meno invasivi. Di qui uno studio pilota cinese, condotto su 12 volontari sani. A tutti sono stati applicati per via endoscopica, senza tagli, quindi, una serie di elettrodi sulla parete del duodeno. Per avere un controllo, ai volontari veniva sempre detto quando si procedeva alla stimolazione, ma questa veniva effettuata realmente solo nella metà dei casi, così da evitare che l'autosuggestione potesse viziare i risultati. Per stabilire il tempo di transito del cibo, ai volontari veniva servito un pasto standard marcato con tecnezio 99, un elemento debolmente radioattivo che consentiva di tracciare gli spostamenti lungo il tubo digerente con una gamma-camera.

Aumentano pienezza e sazietà


Effettivamente lo svuotamento dello stomaco, dopo l'elettrostimolazione, risultava rallentato in misura significativa. Infatti, perché si avesse il transito verso l'intestino di metà del contenuto gastrico occorrevano 176 minuti, mentre quando si effettuava la finta stimolazione ne bastavano 113. In caso di stimolazione finta, lo stomaco conservava solo il 42% del suo contenuto, mentre con la stimolazione vera ne restava il 61%. Anche la capacità di assumere acqua risentiva delle correnti inviate agli elettrodi. Infatti in questo caso i volontari riuscivano a bere in media 673 ml, mentre in caso di stimolazione finta potevano bere fino a 897 ml prima di raggiungere il limite soggettivo. Il test dell'acqua, per la precisione, è stato condotto per misurare in maniera indiretta la riduzione dell'appetito e, comunque, la capacità di accogliere qualcosa nello stomaco.I ricercatori tengono a precisare che questo è solo uno studio pilota, ma i cui risultati sono promettenti. Ritardare lo svuotamento gastrico, infatti, significa mantenere più a lungo il senso di sazietà, quindi ridurre il numero di fuori-pasto e, più in generale, ridurre l'appetito.Dato molto importante, nessuno dei partecipanti allo studio ha lamentato effetti collaterali del trattamento, nemmeno la dispepsia cioè, come si dice famigliarmente, la cattiva digestione. Effettivamente questa potrebbe essere un'alternativa relativamente poco invasiva nei casi in cui la dieta da sola non basta o c'è una seria difficoltà ad aderire a un regime dietetico adeguato.

Sveva Prati



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