Antidepressivi pericolosi

02 febbraio 2007
Aggiornamenti e focus

Antidepressivi pericolosi



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Il 35% degli over 65 italiani, ogni anno, è vittima di cadute. Un fenomeno che ha molte cause e finisce per pesare sui costi ospedalieri del nostro paese. Le cadute accidentali, del resto, rappresentano la sesta causa di morte per gli anziani e sono responsabili del 40% dei ricoveri in strutture di assistenza. I costi annui solo per le fratture al femore si aggirano intorno al miliardo di euro e superano quelli dovuti all'infarto. Quasi 400 milioni di euro se ne vanno per interventi e ricoveri, altri 400 per le terapie di riabilitazione, mentre circa 110 milioni per le spese di invalidità e accompagnamento. Numeri che testimoniano la portata del problema. E tra le svariate cause sembra avere un ruolo, almeno secondo un articolo degli Archives of Internal Medicine, l'assunzione quotidiana di antidepressivi appartenenti alla famiglia degli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), che raddoppierebbe il rischio di fratture nei pazienti over 50. In che modo?

Il legame tra serotonina e ossa


La depressione è una malattia piuttosto comune tra gli anziani, arrivando ad affliggere circa il 10% dei pazienti anziani che vanno dal medico di famiglia negli Stati Uniti. E gli SSRI sono considerati una terapia di prima linea per il trattamento dei sintomi depressivi tra gli adulti anziani, in virtù del loro minor impatto in termini di effetti collaterali. Almeno in teoria. Anche il mercato di questi farmaci ne risente visto che sempre negli Stati Uniti ha superato i 10,9 miliardi di dollari nel 2004, con una crescita di oltre il 32% dal 2000. Il loro uso, però, ed è un fatto già noto, è associato a un aumentato rischio di fratture. Solo che nessuno degli studi finora effettuati sull'argomento ha tenuto conto di alcune variabili potenzialmente confondenti, dallo stile di vita ai sintomi depressivi fino alla densità minerale ossea. In più ci sono recenti ricerche che testimoniano un ruolo potenzialmente importante del sistema serotoninergico nella fisiologia ossea. Recettori funzionali della serotonina, infatti, sono stati localizzati in osteoblasti e osteociti e la serotonina sembra modulare gli effetti dell'ormone paratiroideo sullo scheletro. I legami non mancano perciò.

Lo studio


Ecco perché i ricercatori canadesi hanno cercato di definire se effettivamente gli SSRI utilizzati quotidianamente aumentino il rischio di fratture, prendendo in esame una popolazione randomizzata, seguita in modo prospettico per eventuali fratture. Con particolare riguardo per la precisa correlazione tra queste cure, la frequenza delle cadute e gli effetti sulla densità minerale ossea. Gli scienziati hanno esaminato allo scopo oltre 5mila pazienti ultra50enni, assistiti in comunità e seguiti per cinque anni dopo fratture accidentali. Chi assumeva SSRI sia all'inizio dell'indagine sia cinque anni dopo è stato considerato un utente ricorrente di questi antidepressivi ed è stato invitato a compilare un questionario annuale sulle eventuali fratture riportate, che sono poi state confermate radiograficamente. L'assunzione quotidiana di SSRI è stata segnalata da 137 pazienti di età media pari a circa 65 anni. E dopo le opportune correzioni ai dati, l'impiego giornaliero di questi farmaci si è confermato associato a un rischio doppio di fratture ossee ad avambraccio (40% dei casi), caviglia e piede (21%), anca (13%), femore (9%) e schiena (4%). Un aumento del rischio cadute che è dose dipendente ed è anche associato a una riduzione della densità ossea. Una evidenza chiara che, secondo gli autori, visto anche il largo consumo di questi farmaci deve essere indagata ulteriormente.

Marco Malagutti



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