Google in camice bianco

17 novembre 2006
Aggiornamenti e focus

Google in camice bianco



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I medici più tradizionalisti probabilmente storceranno il naso ma sembra, almeno stando a una ricerca pubblicata sulla versione on line del British Medical Journal, che Google il motore di ricerca più utilizzato possa essere d'aiuto anche nel formulare diagnosi mediche. Possibile? La popolarità dello strumento è, del resto, indiscutibile e lo conferma la sua recente apparizione nel dizionario britannico come verbo. Ma un conto è cercare un buon ristorante in rete, un altro è formulare la diagnosi di una rara patologia neurologica. Eppure già una precedente ricerca pubblicata sul New England Journal of Medicine, cui fa riferimento lo studio del Bmj, aveva visto un medico stupire i suoi colleghi, tra i quali anche un cattedratico di fama, nel diagnosticare correttamente un raro disturbo immunologico detto IPEX (immunodeficiency, polyendocrinopathy, enteropaty x linked) dopo aver messo le chiavi di ricerca giuste in Google. MA ormai sono gli stessi pazienti che grazie all'uso del web rivaleggiano coi medici nell'arrivare a formulare la giusta diagnosi. E proprio sull'onda di casi di pazienti sempre più intraprendenti come medici l'equipe di ricerca australiana si è chiesta quanto Google potesse aiutare nel formulare la corretta diagnosi.

Lo studio australiano


Gli scienziati australiani hanno sottoposto a dei loro colleghi i casi di 26 pazienti con malattie relativamente rare o poco diffuse. Su ciascuno dei 26 casi, mediamente difficili e complessi, i ricercatori hanno selezionato da tre a cinque parole chiave da ciascun caso e hanno effettuato la ricerca su Google sena conoscere la corretta diagnosi, precedentemente pubblicata sul New England Journal of Medicine.. Quindi hanno rilevato le tre diagnosi più probabili e hanno selezionato quella più compatibile coi sintomi. I risultati sono stati impressionanti, considerato che 15 volte, ossia oltre la metà, è stata formulata la diagnosi giusta. Un dato che corrisponde al 58% delle risposte. E si parla di patologie come il morbo di Creutzfeld-Jacob o la sindrome di Churg-Strauss. Sull'onda di questo risultato i ricercatori rivendicano Internet come una risorsa insostituibile, in particolare proprio per condizioni particolarmente rare per le quali sono facilmente identificabili delle parole chiave uniche. Gli stessi ricercatori precisano però che questo tipo di ricerca deve essere affidata a un occhio esperto e non può essere il paziente a trarre conclusioni affrettate. Del resto la connessione al Web è sempre più diffusa anche nelle cliniche e nelle corsie ospedaliere e si può arrivare a delle conclusioni interessanti nel giro di pochi minuti. Ma lo strumento non va sopravvalutato. Internet non può sostituire il medico ma può essere un utile supporto solo per chi lo sa utilizzare re non si fa trarre in inganno dai siti, e non sono pochi, con scarsa credibilità. Piuttosto, concludono i ricercatori, sarebbe utile garantire a tutti i medici un agevole accesso al World Wide Web.

Marco Malagutti



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