Idarubicina Sandoz 1 mg/ml soluzione iniettabile 1 flaconcino 10 ml

29 marzo 2024
Farmaci - Idarubicina Sandoz

Idarubicina Sandoz 1 mg/ml soluzione iniettabile 1 flaconcino 10 ml


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INDICE SCHEDA



INFORMAZIONI GENERALI


TITOLARE:

Sandoz S.p.A.

MARCHIO

Idarubicina Sandoz

CONFEZIONE

1 mg/ml soluzione iniettabile 1 flaconcino 10 ml

FORMA FARMACEUTICA
soluzione (uso interno)

PRINCIPIO ATTIVO
idarubicina cloridrato

GRUPPO TERAPEUTICO
Antineoplastici antibiotici citotossici


INDICAZIONI TERAPEUTICHE


A cosa serve Idarubicina Sandoz? Perchè si usa?


Idarubicina Sandoz è indicato negli adulti per il trattamento della leucemia mielogena acuta (nota anche come leucemia mieloide acuta o LMA. In precedenza questo tipo di leucemia veniva chiamato leucemia non-linfoblastica acuta o LANL), per l'induzione della remissione nei pazienti non trattati o per l'induzione della remissione nei pazienti recidivi o refrattari.

Idarubicina cloridrato, in associazione con citarabina, è indicato per il trattamento di prima linea dell'induzione della remissione di bambini con leucemia mieloide acuta (LMA) non trattati in precedenza.

Idarubicina Sandoz è indicato negli adulti e nei bambini per il trattamento della recidiva di leucemia linfoblastica acuta (LLA) come trattamento di seconda linea.

Idarubicina Sandoz viene comunemente usato nei regimi di combinazione con chemioterapia che coinvolgono altri agenti citotossici.


CONTROINDICAZIONI


Quando non dev'essere usato Idarubicina Sandoz?


  • Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti, ad altre antracicline o antracenedioni
  • Grave compromissione della funzionalità epatica
  • Grave compromissione della funzionalità renale
  • Infezioni incontrollate
  • Grave cardiomiopatia
  • Malattia miocardica infiammatoria acuta
  • Grave insufficienza miocardica
  • Recente infarto miocardico
  • Gravi aritmie
  • Mielosoppressione persistente
  • Precedente trattamento con dosi cumulative massime di idarubicina cloridrato e/o di altre antracicline e antracenedioni (vedere il paragrafo 4.4)
  • Diatesi emorragica
  • Stomatite
  • Allattamento al seno (vedere il paragrafo 4.6)
  • Combinazione con il vaccino contro la febbre gialla.


AVVERTENZE E PRECAUZIONI D'USO


Cosa serve sapere prima di prendere Idarubicina Sandoz?


Generali

Idarubicina deve essere somministrata solo sotto la supervisione di medici esperti nell'uso della chemioterapia citotossica.

Questo garantisce la possibilità di effettuare il trattamento immediato ed efficace delle gravi complicanze dovute alla malattia e/o alla terapia (per esempio emorragie, infezioni molto gravi).

Prima di iniziare il trattamento con idarubicina cloridrato i pazienti devono riprendersi dalla tossicità acuta dovuta al precedente trattamento citotossico (come stomatite, neutropenia, trombocitopenia e infezioni generalizzate).

Prima di iniziare il trattamento con idarubicina cloridrato si devono monitorare le infezioni sistemiche.

Funzionalità cardiaca

La cardiotossicità è un rischio del trattamento con antracicline che può essere reso manifesto da eventi precoci (forma acuta) o tardivi (forma ritardata).

Eventi precoci (forma acuta): la cardiotossicità precoce di idarubicina consiste principalmente in tachicardia sinusale e/o anomalie dell'elettrocardiogramma (ECG), come alterazioni non specifiche del tratto ST-T. Sono stati riportati anche tachiaritmie, comprese contrazioni ventricolari premature e tachicardia ventricolare, e bradicardia, così come blocco atrioventricolare e di branca. Questi effetti di solito non preannunciano un successivo sviluppo di cardiotossicità tardiva, sono raramente di importanza clinica e non sono generalmente motivo per interrompere il trattamento con idarubicina.

Eventi tardivi (forma ritardata): la cardiotossicità ritardata di solito si sviluppa tardi nel corso della terapia o entro 2 o 3 mesi dopo il termine del trattamento, ma sono stati riportati eventi tardivi anche diversi mesi o anni dopo il completamento del trattamento. La cardiomiopatia tardiva si manifesta con una ridotta frazione di eiezione ventricolare sinistra (FEVS) e/o con segni e sintomi di insufficienza cardiaca congestizia (ICC), come dispnea, edema polmonare, edema dipendente, cardiomegalia, epatomegalia, oliguria, ascite, versamento pleurico e ritmo di gallop. Sono stati riportati anche effetti subacuti, come pericardite/miocardite. L'ICC potenzialmente fatale è la più grave forma di cardiomiopatia indotta da antracicline e rappresenta la tossicità dose-limitante cumulativa del farmaco. Non sono stati definiti limiti cumulativi di dosaggio per idarubicina cloridrato per via ev od orale. Tuttavia nel 5% dei pazienti che avevano ricevuto dosi cumulative per via ev pari a 150-290 mg/m2 è stata riportata cardiomiopatia correlata a idarubicina. I dati disponibili sui pazienti trattati con dosi orali totali cumulative di idarubicina cloridrato fino a 400 mg/m2 suggeriscono una bassa probabilità di cardiotossicità.

La funzionalità cardiaca deve essere valutata prima che i pazienti siano sottoposti al trattamento con idarubicina e i pazienti devono essere monitorati durante la terapia, per ridurre al minimo il rischio di incorrere in grave insufficienza cardiaca. Il rischio può essere ridotto attraverso un monitoraggio regolare della FEVS in corso di trattamento, con l'interruzione immediata di idarubicina al primo segno di compromissione della funzionalità. Il metodo quantitativo adeguato per la valutazione ripetuta della funzionalità cardiaca (valutazione della FEVS) comprende il test di angiocardioscintigrafia del tipo MUGA (Multi-Gated Radionuclide Angiography) o l'ecocardiografia (ECHO). Si raccomanda la valutazione cardiaca al basale con un ECG e una scansione MUGA o un'ECHO, soprattutto nei pazienti con fattori di rischio per cardiotossicità aumentata. Devono essere effettuate valutazioni ripetute della FEVS mediante MUGA o ECHO, in particolare con dosi più elevate e cumulative di antracicline. La tecnica utilizzata per la valutazione deve essere coerente in tutto il follow-up.

I fattori di rischio per tossicità cardiaca comprendono le malattie cardiovascolari attive o dormienti, una radioterapia precedente o concomitante nella zona mediastinale/pericardica, una precedente terapia con altre antracicline o antracenedioni e l'uso concomitante di farmaci dotati della capacità di sopprimere la contrattilità cardiaca o di farmaci cardiotossici (es. trastuzumab). Le antracicline, compresa idarubicina, non devono essere somministrate in combinazione con altri agenti cardiotossici, a meno che la funzionalità cardiaca del paziente non sia attentamente monitorata. I pazienti che ricevono antracicline dopo l'interruzione del trattamento con altri agenti cardiotossici, soprattutto quelli con lunga emivita come trastuzumab, possono essere a rischio aumentato di sviluppare cardiotossicità. L'emivita di eliminazione di trastuzumab è di circa 28-38 giorni e successivamente il periodo di eliminazione è fino a 27 settimane (190 giorni o 5 emivita di eliminazione). Pertanto quando possibile i medici devono evitare una terapia a base di antracicline fino a 27 settimane dopo la sospensione di trastuzumab. Se le antracicline vengono utilizzate prima di questo termine, si raccomanda un attento monitoraggio della funzionalità cardiaca.

Il monitoraggio della funzionalità cardiaca deve essere particolarmente rigoroso nei pazienti trattati con elevate dosi cumulative e in quelli con fattori di rischio.

In ogni caso la cardiotossicità con idarubicina può verificarsi anche a dosi cumulative più basse in assenza o presenza di fattori di rischio.

Popolazione pediatrica:

I neonati ed i bambini risultano esposti ad un rischio maggiore di comparsa di cardiotossicità indotta da antracicline, e deve essere effettuata una valutazione periodica della funzionalità cardiaca a lungo termine. È probabile che la tossicità di idarubicina e delle altre antracicline e antracenedioni sia additiva.

Tossicità ematologica

Idarubicina è un potente inibitore della funzionalità midollare. In tutti i pazienti trattati con una dose terapeutica di questo agente si verificherà una grave mielosoppressione.

Prima e durante ogni ciclo di terapia con idarubicina devono essere valutati i profili ematologici, comprese le conte differenziali dei globuli bianchi (WBC).

La manifestazione principale della tossicità ematologica di idarubicina è una leucopenia e/o granulocitopenia (neutropenia) dose-dipendente reversibile, che rappresenta anche il più comune fattore dose-limitante di tossicità acuta del farmaco. La leucopenia e la neutropenia sono di solito gravi e possono insorgere anche trombocitopenia e anemia. Le conte dei neutrofili e delle piastrine raggiungono il loro nadir da 10 a 14 giorni dopo la somministrazione del farmaco; tuttavia in genere le conte ematiche ritornano a livelli normali durante la terza settimana. Durante la fase di mielosoppressione grave, sono state riportate morti dovute a infezioni e/o emorragie.

Le conseguenze cliniche di una grave mielosoppressione includono febbre, infezioni, sepsi/setticemia, shock settico, emorragia, ipossia tissutale o morte. Se si verifica neutropenia febbrile, si raccomanda un trattamento con un antibiotico per via endovenosa.

Leucemia secondaria

Nei pazienti trattati con antracicline, compresa idarubicina, è stata riportata leucemia secondaria, con o senza fase pre-leucemica. La leucemia secondaria è più comune quando questi farmaci vengono somministrati in associazione con agenti antineoplastici che danneggiano il DNA, quando i pazienti sono stati intensamente pre-trattati con farmaci citotossici o quando le dosi delle antracicline sono state aumentate. Queste leucemie possono avere un periodo di latenza da 1 a 3 anni.

Eventi gastrointestinali

Idarubicina è emetogeno. Generalmente poco dopo la somministrazione insorge mucosite (principalmente stomatite, meno spesso esofagite) la quale, se in forma grave, può degenerare nell'arco di alcuni giorni a ulcerazioni della mucosa. La maggior parte dei pazienti si riprende da questo evento avverso dalla terza settimana di terapia.

Occasionalmente, episodi di gravi eventi gastrointestinali (come perforazione o emorragia) sono stati osservati in pazienti trattati con idarubicina orale che hanno avuto leucemia acuta o una storia di altre patologie o che avevano ricevuto farmaci noti per causare complicazioni gastrointestinali. Nei pazienti con malattia attiva gastrointestinale con aumento del rischio di sanguinamento e/o perforazione, il medico deve valutare il beneficio della terapia orale con idarubicina rispetto al rischio.

Funzionalità epatica e renale

Poiché la compromissione della funzionalità epatica e/o renale può influenzare l'eliminazione di idarubicina, la funzionalità epatica e renale deve essere valutata mediante i tradizionali esami clinici di laboratorio (con bilirubina sierica e creatinina sierica come indicatori) prima e durante il trattamento. In alcuni studi clinici di fase III il trattamento è stato giudicato controindicato se i livelli sierici di bilirubina e/o creatinina superavano i 2,0 mg/dl.

Con altre antracicline in genere si applica una riduzione della dose del 50% se i livelli di bilirubina sono nel range di 1,2-2,0 mg/dl.

Effetti sul sito di iniezione

Un'iniezione in un vaso di piccole dimensioni o precedenti iniezioni nella stessa vena possono provocare flebosclerosi. Seguendo le procedure di somministrazione raccomandate si può ridurre al minimo il rischio di flebite/tromboflebite nel sito di iniezione.

Stravaso

Lo stravaso di idarubicina durante l'iniezione endovenosa può provocare dolore locale, gravi lesioni tissutali (vescicazione, grave cellulite), fino a necrosi. In caso di segni o sintomi di stravaso durante la somministrazione endovenosa di idarubicina, l'infusione deve essere immediatamente interrotta. In caso di stravaso, si può usare dexrazoxano per prevenire o ridurre i danni ai tessuti.

Sindrome da lisi tumorale

Idarubicina può indurre iperuricemia come conseguenza dell'esteso catabolismo delle purine che accompagna una rapida lisi farmaco-indotta delle cellule neoplastiche (“sindrome da lisi tumorale“). Dopo il trattamento iniziale devono essere valutati i livelli ematici di acido urico, potassio, fosfato di calcio e creatinina. L'idratazione, l'alcalinizzazione delle urine e la profilassi con allopurinolo per prevenire l'iperuricemia possono ridurre al minimo le possibili complicanze della sindrome da lisi tumorale.

Effetti immunosoppressori/aumento della sensibilità alle infezioni

La somministrazione di vaccini vivi o vivi attenuati (come febbre gialla) nei pazienti immunocompromessi da agenti chemioterapici, tra cui idarubicina, può provocare infezioni gravi o fatali. La vaccinazione con vaccini vivi deve essere evitata nei pazienti che ricevono idarubicina. I vaccini uccisi o inattivati possono essere somministrati, tuttavia la risposta a tali vaccini potrebbe essere diminuita.

Sistema riproduttivo

Agli uomini trattati con idarubicina cloridrato si consiglia di adottare misure contraccettive durante il trattamento e, se del caso e disponibili, di informarsi sulla conservazione dello sperma a causa della possibilità di infertilità irreversibile causato dalla terapia (vedere paragrafo 4.6).

Altro

Come con altri agenti citotossici, in concomitanza con l'uso di idarubicina sono stati riportati tromboflebite e fenomeni tromboembolici, tra cui embolia polmonare.

Il prodotto può causare una colorazione rossa delle urine per 1-2 giorni dopo la somministrazione, della qual cosa i pazienti devono essere informati.

A causa della natura tossica di questa sostanza raccomandazioni di protezione per gli operatori sanitari sono riportate nel paragrafo 6.6.


INTERAZIONI


Quali farmaci, principi attivi o alimenti possono interagire con l'effetto di Idarubicina Sandoz?


Idarubicina è un potente mielosoppressore e si può prevedere che i regimi chemioterapici di combinazione con altri agenti dotati di azione simile inducano effetti mielosoppressivi additivi (vedere il paragrafo 4.4).

L'uso di idarubicina in chemioterapia di combinazione con altri farmaci potenzialmente cardiotossici, così come l'uso concomitante di altri composti cardioattivi (per esempio i calcio antagonisti), richiede il monitoraggio della funzionalità cardiaca in corso di trattamento. Le alterazioni della funzionalità epatica o renale indotte da terapie concomitanti possono influenzare il metabolismo, la farmacocinetica e l'efficacia terapeutica e/o la tossicità di idarubicina (vedere il paragrafo 4.4).

Quando la radioterapia viene somministrata contemporaneamente o entro le 2-3 settimane precedenti il trattamento con idarubicina può verificarsi un effetto mielosoppressivo additivo.

Il concomitante uso di vaccini vivi attenuati (esempio quello contro la febbre gialla) non è raccomandato a causa del rischio di malattia sistemica potenzialmente fatale. Il rischio aumenta nei soggetti già immunosoppressi dalla patologia di base.

Se disponibile deve essere usato un vaccino inattivato.

Alla combinazione di anticoagulanti orali e la chemioterapia antitumorale, si raccomanda un aumento della frequenza di monitoraggio del INR (International Normalized Ratio), in quanto non si può escludere il rischio di interazione.

Ciclosporina A: la co-somministrazione di ciclosporina A come unico agente chemiosensibile ha aumentato significativamente l'AUC di idarubicina (1,78 volte) e di idarubicinol (2,46 volte) in pazienti con leucemia acuta. Il significato clinico di questa interazione è sconosciuto. In alcuni pazienti può essere necessario un aggiustamento del dosaggio.


POSOLOGIA E MODO DI SOMMINISTRAZIONE


Come si usa Idarubicina Sandoz? Dosi e modo d'uso


Per uso endovenoso.

Non per uso intratecale.

Il dosaggio è calcolato in base alla superficie corporea.

Posologia

Leucemia mieloide acuta (LMA)

Adulti
  • 12 mg/m2/die per via ev per 3 giorni in combinazione con citarabina.
  • oppure
  • 8 mg/m2/die per via ev per 5 giorni con/senza combinazione.
Popolazione pediatrica

Terapia di associazione:

Nei bambini con LMA l'intervallo di dose raccomandato di idarubicina cloridrato, in associazione con citarabina, è 10-12 mg/m2 di superficie corporea al giorno per 3 giorni mediante iniezione endovenosa lenta.

NOTA: queste sono linee guida generali. Fare riferimento ai protocolli individuali per il dosaggio corretto.

Leucemia linfoblastica acuta (LLA)

Adulti

La dose suggerita negli adulti è di 12 mg/m2/die per via endovenosa per 3 giorni in regimi di combinazione adeguati.

Popolazione pediatrica

10 mg/m2/die per via endovenosa per 3 giorni, in regimi di combinazione adeguati.

Questi regimi posologici devono tuttavia tenere conto dello stato ematologico del paziente e del dosaggio degli altri farmaci citotossici, quando vengono adottati in combinazione.

La somministrazione del secondo corso deve essere ritardata nei pazienti che sviluppano mucosite grave, fino a che non si verifichi il recupero da questa tossicità; si raccomanda inoltre una riduzione della dose pari al 25%.

Non si deve superare la dose totale massima di 120 mg/m² di superficie corporea.

Pazienti con compromissione della funzionalità epatica e/o renale:

Nei pazienti con compromissione della funzionalità renale o epatica può essere necessario un aggiustamento del dosaggio (vedere i paragrafi 4.3, 4.4 e 5.2).

Modo di somministrazione

Somministrazione endovenosa

Idarubicina Sandoz deve essere somministrato solo per via endovenosa.

L'infusione può essere preparata diluendo Idarubicina Sandoz con sodio cloruro allo 0,9% o di glucosio al 5%.

In alternativa, il volume richiesto di prodotto non diluito può essere somministrato lentamente, nell'arco di 5-10 minuti, attraverso il tubolare di una fleboclisi in corso con una soluzione di sodio cloruro allo 0,9% o di glucosio al 5%.

Un'iniezione diretta non è consigliata, a causa del rischio di stravaso, che può verificarsi anche in presenza di un adeguato ritorno del sangue in fase di aspirazione (vedere il paragrafo 4.4).

Per le istruzioni sulla diluizione del prodotto medicinale prima della somministrazione vedere il paragrafo 6.6.


SOVRADOSAGGIO


Cosa fare se avete preso una dose eccessiva di Idarubicina Sandoz?


Ci si aspetta che dosi molto elevate di idarubicina causino tossicità acuta del miocardio entro 24 ore e mielosoppressione grave entro una o due settimane.

Con le antracicline è stata osservata insufficienza cardiaca tardiva fino a diversi mesi dopo il sovradosaggio.

I pazienti devono essere attentamente monitorati e, se insorgono segni di insufficienza cardiaca, devono essere trattati secondo linee convenzionali.

Sulla base di parametri farmacocinetici non sono previsti l'emodialisi né la dialisi peritoneale per migliorare la eliminazione del farmaco.

Devono essere disponibili mezzi adeguati per monitorare e trattare la tossicità della sostanza nei pazienti.


GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO


E' possibile prendere Idarubicina Sandoz durante la gravidanza e l'allattamento?


Compromissione della fertilità

Idarubicina può indurre danni cromosomici negli spermatozoi umani. Per questo motivo gli uomini in trattamento con idarubicina devono utilizzare un contraccettivo efficace fino a 3 mesi dopo il trattamento (vedere paragrafo 4.4).

Prima di iniziare il trattamento, i pazienti di sesso maschile devono essere avvisati di chiedere informazioni sulle modalità di conservazione dello sperma. Non esistono dati sull'uomo sull'effetto dell'idarubicina sulla fertilità femminile. Negli animali sono stati osservati effetti avversi dell'idarubicina (vedere paragrafo 5.3).

Gravidanza

Il potenziale embriotossico dell'idarubicina è stato dimostrato in studi condotti sia in vitro che in vivo. Tuttavia non ci sono studi adeguati e ben controllati nelle donne in gravidanza. Le donne in età fertile devono essere avvertite di evitare una gravidanza durante il trattamento e di usare adeguate misure contraccettive durante la terapia, come suggerito da un medico.

Idarubicina deve essere usato durante la gravidanza solo se il potenziale beneficio giustifica il rischio potenziale per il feto. La paziente deve essere informata del potenziale rischio per il feto. I pazienti che desiderano avere figli dopo il completamento della terapia devono essere avvisati di effettuare prima un esame genetico, se del caso e disponibile.

Allattamento

Non è noto se idarubicina o il suo metabolita siano escreti o meno nel latte umano. Le madri non devono allattare al seno durante il trattamento con idarubicina cloridrato (vedere paragrafo 4.3).


GUIDA DI VEICOLI E USO DI MACCHINARI


Effetti di Idarubicina Sandoz sulla capacità di guidare veicoli e sull'uso di macchinari


L'effetto di idarubicina sulla capacità di guidare veicoli o di usare macchinari non è stato valutato in maniera sistematica. Tuttavia, vi è la possibilità che le capacità dei pazienti deboli possano essere compromesse.


PRINCIPIO ATTIVO


Ogni ml di concentrato per soluzione per infusione contiene 1 mg di idarubicina cloridrato.

Ogni flaconcino da 5 ml contiene 5 mg di idarubicina cloridrato.

Ogni flaconcino da 10 ml contiene 10 mg di idarubicina cloridrato.

Ogni flaconcino da 20 ml contiene 20 mg di idarubicina cloridrato.

Per l'elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.


ECCIPIENTI


Glicerolo

Acido cloridrico diluito (per l'aggiustamento del pH)

Sodio idrossido (per l'aggiustamento del pH)

Acqua per preparazioni iniettabili


SCADENZA E CONSERVAZIONE


Scadenza: 24 mesi

Conservare in frigorifero (2-8°C).

Conservare il flaconcino all'interno della confezione esterna per proteggere il medicinale dalla luce.

Per le condizioni di conservazione dopo diluizione del medicinale, vedere paragrafo 6.3.


NATURA E CONTENUTO DEL CONTENITORE


Flaconcino di vetro trasparente classe I con tappo in gomma in fluoropolimero rivestito con alobutile con o senza un involucro protettivo di plastica (Onco-Safe). I flaconcini sono sigillati con tappi in alluminio.

Confezioni:

1 x 5 mg/5 ml

5 x 5 mg/5 ml

10 x 5 mg/5 ml

1 x 10 mg/10 ml

5 x 10 mg/10 ml

10 x 10 mg/10 ml

1 x 20 mg/20 ml

5 x 20 mg/20 ml

10 x 20 mg/20 ml

È possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate.


PATOLOGIE CORRELATE


Data ultimo aggiornamento: 02/05/2023

Nota: Nel contenuto della scheda possono essere presenti dei riferimenti a paragrafi non riportati.

Fonte: CODIFA - L'informatore farmaceutico



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