Trinomia 100 mg/40 mg/10 mg 28 capsule rigide

16 aprile 2024
Farmaci - Trinomia

Trinomia 100 mg/40 mg/10 mg 28 capsule rigide


Tags:

Nota: Per informazioni su farmaci e confezioni ritirate dal commercio accedi al portale AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco).


INDICE SCHEDA



INFORMAZIONI GENERALI


TITOLARE:

Ferrer Internacional S.A.

CONCESSIONARIO:

Bruno Farmaceutici S.p.A.

MARCHIO

Trinomia

CONFEZIONE

100 mg/40 mg/10 mg 28 capsule rigide

FORMA FARMACEUTICA
capsula

PRINCIPIO ATTIVO
acido acetilsalicilico + atorvastatina + ramipril

GRUPPO TERAPEUTICO
antiaggreganti + ipolipemizzanti + ACE inibitori


INDICAZIONI TERAPEUTICHE


A cosa serve Trinomia? Perchè si usa?


Trinomia è indicato per la prevenzione secondaria degli eventi cardiovascolari, come terapia sostitutiva in pazienti adulti adeguatamente controllati con i singoli componenti somministrati in concomitanza a dosi terapeutiche equivalenti.


CONTROINDICAZIONI


Quando non dev'essere usato Trinomia?


  • Ipersensibilità ai principi attivi, ad uno qualsiasi degli eccipienti, ad altri salicilati, ai farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), ad altri inibitori dell'enzima di conversione dell'angiotensina (ACE) o alla tartrazina.
  • Ipersensibilità alla soia o alle arachidi.
  • In caso di anamnesi positiva per crisi asmatiche o altre reazioni allergiche all'acido salicilico o ad altri analgesici/antinfiammatori non steroidei.
  • Ulcera peptica ricorrente e/o emorragia gastrointestinale precedente o in atto, o altri tipi di emorragia, come emorragia cerebrovascolare.
  • Emofilia ed altri disturbi della coagulazione.
  • Grave compromissione della funzionalità renale ed epatica (vedere paragrafo 4.2).
  • Pazienti in emodialisi (vedere paragrafo 4.2).
  • Grave insufficienza cardiaca.
  • Trattamento concomitante con metotrexato a un dosaggio di 15 mg o più alla settimana (vedere paragrafo 4.5).
  • L'uso concomitante di Trinomia con medicinali contenenti aliskiren è controindicato nei pazienti affetti da diabete mellito o compromissione renale (VFG [velocità di filtrazione glomerulare] < 60 ml/min/1,73 m2) (vedere paragrafi 4.5 e 5.1).
  • Pazienti con polipi nasali associati ad asma indotta o esacerbata dall'acido acetilsalicilico.
  • Epatopatia in fase attiva o aumenti persistenti e inspiegabili delle transaminasi sieriche superiori a 3 volte il limite superiore della norma (vedere paragrafo 4.4).
  • Durante la gravidanza, l'allattamento e nelle donne in età fertile che non utilizzano adeguate misure contraccettive (vedere paragrafo 4.6).
  • Trattamento concomitante con tipranavir o ritonavir, a causa del rischio di rabdomiolisi (vedere paragrafi 4.4 e 4.5).
  • Trattamento concomitante con ciclosporina, a causa del rischio di rabdomiolisi (vedere paragrafi 4.4 e 4.5).
  • Anamnesi positiva per angioedema (ereditario, idiopatico o dovuto a precedente angioedema con ACE-inibitori o agonisti del recettore dell'angiotensina II (AIIRA)).
  • Trattamenti extracorporei che comportano il contatto del sangue con superfici a carica negativa (vedere paragrafo 4.5).
  • Stenosi significativa dell'arteria renale bilaterale o stenosi dell'arteria renale in caso di singolo rene funzionante.
  • Il ramipril non deve essere usato in pazienti con stati ipotensivi o emodinamicamente instabili.
  • Bambini e adolescenti al di sotto dei 18 anni di età. In caso di bambini di età inferiore a 16 anni con febbre, influenza o varicella, esiste il rischio di sviluppo della sindrome di Reye.


AVVERTENZE E PRECAUZIONI D'USO


Cosa serve sapere prima di prendere Trinomia?


Trinomia deve essere utilizzato esclusivamente come terapia sostitutiva in pazienti adeguatamente controllati con i singoli componenti somministrati in concomitanza a dosi terapeutiche equivalenti.

Avvertenze per popolazioni speciali:

Si richiede una supervisione medica particolarmente attenta in caso di:
  • ipersensibilità ad altri analgesici/antinfiammatori/antipiretici/antireumatici o altri allergeni (vedere paragrafo 4.3).
  • altre allergie note (ad es. reazioni cutanee, prurito, orticaria), asma bronchiale, pollinosi, gonfiore delle mucose nasali (iperplasia delle adenoidi) e altre malattie respiratorie croniche (vedere paragrafo 4.3).
  • pazienti con anamnesi positiva per ulcere gastriche o enteriche o sanguinamento gastrointestinale (vedere paragrafo 4.3).
  • pazienti con ridotta funzionalità epatica e/o renale (vedere paragrafo 4.2).
  • pazienti a rischio particolare di ipotensione: in pazienti con sistema renina-angiotensina-aldosterone fortemente attivato, insufficienza cardiaca transitoria o persistente post-infarto miocardico, pazienti a rischio di ischemia cardiaca o cerebrale, in caso di ipotensione acuta è necessaria la supervisione medica, comprendente il monitoraggio della pressione arteriosa, al fine di ridurre il rischio di un calo pronunciato acuto della pressione arteriosa e il deterioramento della funzione renale dovuto all'ACE-inibizione (vedere paragrafo 4.3).
  • deterioramento della circolazione cardiovascolare (vasculopatia renale, insufficienza cardiaca congestizia, deplezione del volume, intervento chirurgico maggiore, sepsi o eventi emorragici gravi).
  • pazienti con deficit di glucosio-6-fosfato deidrogenasi.
  • pazienti a rischio di aumento dei livelli di acido urico.
  • pazienti che consumano quantità considerevoli di alcol e/o con anamnesi positiva per epatopatie.
  • diagnosi di gravidanza: il trattamento deve essere interrotto immediatamente e, se opportuno, deve essere iniziata una terapia alternativa (vedere paragrafi 4.3 e 4.6).
  • gli ACE-inibitori causano una più elevata incidenza di angioedema nei pazienti neri rispetto ai pazienti non neri.
Come per altri ACE-inibitori, il ramipril può essere meno efficace nel ridurre la pressione arteriosa nei soggetti neri, possibilmente a causa della maggiore prevalenza di ipotensione con bassi livelli di renina nella popolazione nera ipertesa.

Il monitoraggio durante il trattamento è richiesto in caso di:
  • Trattamento concomitante con farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), corticosteroidi inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), farmaci antiaggreganti, anticoagulanti
  • Trattamento concomitante con ibuprofene
  • Pazienti che sviluppano segni o sintomi indicativi di lesione epatica
  • Intervento chirurgico: la terapia con Trinomia deve essere temporaneamente interrotta alcuni giorni prima di un intervento chirurgico maggiore di elezione, o quando sopravviene un'importante condizione medica o chirurgica. In caso di interventi di minore entità, come estrazioni dentali, Trinomia può contribuire al prolungamento del tempo di sanguinamento.
  • Si richiede un monitoraggio particolarmente attento nei pazienti con compromissione della funzionalità renale (vedere paragrafo 4.2). Esiste il rischio di compromissione della funzionalità renale, in particolare nei pazienti con insufficienza cardiaca congestizia o sottoposti a trapianto di rene.
  • Nei pazienti a rischio di sviluppo di iperkaliemia, ossia con insufficienza renale, età > 70 anni, diabete mellito non controllato, condizioni quali disidratazione, scompenso cardiaco acuto, acidosi metabolica o che utilizzano in concomitanza sali di potassio, diuretici risparmiatori di potassio e altri principi attivi che aumentano il potassio sierico, si raccomanda il monitoraggio regolare del potassio sierico (vedere paragrafo 4.5).
Avvertenza per effetti indesiderati specifici:
  • Effetti epatici:
I test di funzionalità epatica devono essere eseguiti prima di iniziare il trattamento con atorvastatina e in seguito periodicamente. Nei pazienti che sviluppano segni o sintomi indicativi di lesione epatica devono essere eseguiti i test di funzionalità epatica. I pazienti che sviluppano un aumento dei livelli di transaminasi devono essere monitorati fino alla risoluzione della(e) anomalia(e). Qualora persista un aumento delle transaminasi di oltre 3 volte il limite superiore della norma (LSN), si raccomanda di ridurre la dose o sospendere Trinomia (vedere paragrafo 4.8).

Trinomia deve essere usato con cautela in pazienti che consumano quantità considerevoli di alcol e/o con anamnesi positiva per epatopatie.
  • Prevenzione dell'ictus mediante riduzione aggressiva dei livelli di colesterolo (SPARCL)
In un'analisi "post-hoc" di sottotipi di ictus in pazienti senza patologie coronariche (CHD) che avevano avuto un ictus recente o un attacco ischemico transitorio (TIA), si è osservata una maggior incidenza di ictus emorragico nei pazienti che avevano iniziato il trattamento con atorvastatina 80 mg rispetto al placebo. L'aumento del rischio è stato notato particolarmente in pazienti con precedente ictus emorragico o infarto lacunare all'entrata nello studio. Per i pazienti con precedente ictus emorragico o infarto lacunare, il rapporto tra rischi e benefici di atorvastatina 80 mg è incerto ed il rischio potenziale di ictus emorragico deve essere attentamente considerato prima di iniziare il trattamento.
  • Effetti sull'apparato muscoloscheletrico:
L'atorvastatina, come altri inibitori dell'HMG-CoA reduttasi, può in rare occasioni avere effetti sul muscolo scheletrico e causare mialgia, miosite e miopatia, che possono progredire in rabdomiolisi, una condizione clinica potenzialmente letale caratterizzata da un marcato aumento dei livelli di creatinchinasi (CK) (> 10 volte il LSN), mioglobinemia e mioglobinuria, che possono portare ad insufficienza renale.

Prima del trattamento:

L'atorvastatina deve essere prescritta con cautela in pazienti con fattori predisponenti alla rabdomiolisi. I livelli di CK devono essere determinati prima di iniziare il trattamento nelle seguenti situazioni:
  • Compromissione della funzionalità renale
  • Ipotiroidismo
  • Storia personale o familiare di disordini muscolari ereditari
  • Precedente storia di tossicità muscolare con statine o fibrati
  • Precedente storia di malattia epatica e/o in caso di consumo di elevate quantità di alcool.
  • Negli anziani (età > 70 anni) si deve considerare la necessità di tale determinazione in base alla presenza di altri fattori predisponenti alla rabdomiolisi.
  • Situazioni in cui può verificarsi un aumento dei livelli plasmatici, come interazioni (vedere paragrafo 4.5) e popolazioni speciali, incluse sottopopolazioni genetiche (vedere paragrafo 5.2).
In tali situazioni, il rischio del trattamento deve essere considerato in funzione del possibile beneficio e si raccomanda di monitorare clinicamente i pazienti.

Se i livelli basali di CK sono significativamente elevati (> 5 volte il LSN), il trattamento non deve essere iniziato.

Misurazione della creatinchinasi:

La creatinchinasi (CK) non deve essere misurata dopo un esercizio fisico intenso o in presenza di una qualsiasi causa alternativa plausibile di aumento della CK, poichè ciò può rendere difficile l'interpretazione del valore. Se i livelli di CK sono significativamente elevati al basale (> 5 volte il LSN), la misurazione deve essere ripetuta entro i 5-7 giorni successivi per confermare i risultati.

Durante il trattamento:
  • Ai pazienti deve essere chiesto di riferire prontamente la comparsa di dolore, crampi o debolezza muscolari, soprattutto se accompagnati da malessere o febbre.
  • Se tali sintomi si verificano mentre il paziente è sottoposto a trattamento con atorvastatina, si devono misurare i livelli di CK. Se tali livelli risultano significativamente elevati (> 5 volte il LSN), il trattamento deve essere interrotto.
  • Se i sintomi muscolari sono intensi e causano fastidio quotidiano, anche se i livelli di CK sono elevati a 5 volte il LSN, si deve prendere in considerazione l'interruzione del trattamento.
  • Se i sintomi si risolvono e i livelli di CK ritornano nella norma, si può considerare il ripristino del trattamento con atorvastatina o l'introduzione di una statina alternativa, con un attento monitoraggio.
  • Trinomia deve essere sospeso se si verifica un aumento clinicamente significativo dei livelli di CK (> 10 volte il LSN), o se viene diagnosticata o si sospetta rabdomiolisi.
Vi sono state segnalazioni molto rare di miopatia necrotizzante immuno-mediata (IMNM) durante o dopo il trattamento con statine, inclusa l'atorvastatina. L'IMNM è caratterizzata clinicamente da debolezza muscolare prossimale e da un'elevata creatinchinasi sierica, che permangono nonostante l'interruzione del trattamento con statine.

Trattamento concomitante con altri medicinali

Il rischio di rabdomiolisi aumenta quando l'atorvastatina viene somministrata in associazione con alcuni medicinali che possono aumentare la concentrazione plasmatica dell'atorvastatina, come i potenti inibitori del CYP3A4 o le proteine di trasporto (ad es. ciclosporina, telitromicina, claritromicina, delavirdina, stiripentolo, ketoconazolo, voriconazolo, itraconazolo, posaconazolo e gli inibitori dell'HIV-proteasi, inclusi ritonavir, lopinavir, atazanavir, indinavir, darunavir, ecc). Il rischio di miopatia può aumentare anche con l'uso concomitante di gemfibrozil e altri derivati dell'acido fibrico, eritromicina, niacina ed ezetimibe. Se possibile, devono essere considerate terapie alternative (che non producono interazioni) invece di questi medicinali.

Nei casi in cui la co-somministrazione di questi medicinali con atorvastatina è necessaria, il rischio e il beneficio dei trattamenti concomitanti devono essere attentamente considerati. Quando i pazienti ricevono farmaci che aumentano la concentrazione plasmatica di atorvastatina, si raccomanda una minore dose massima di atorvastatina. Inoltre, in caso di trattamento con potenti inibitori del CYP3A4, si deve considerare una dose iniziale minore di atorvastatina e si raccomanda un appropriato monitoraggio clinico di questi pazienti (vedere paragrafo 4.5).

Trinomia non deve essere co-somministrato con formulazioni sistemiche di acido fusidico o nei 7 giorni successivi all'interruzione del trattamento con acido fusidico. Nei pazienti per i quali l'uso dell'acido fusidico per via sistemica è considerato essenziale, il trattamento con statine deve essere interrotto per tutta la durata del trattamento con acido fusidico. Ci sono state segnalazioni di rabdomiolisi (compresi alcuni casi con esito infausto) in pazienti che hanno assunto acido fusidico e statine in associazione (vedere paragrafo 4.5). Il paziente deve essere avvisato di ricorrere ad immediate cure mediche nel caso in cui avvertisse sintomi di debolezza, dolore o sensibilità muscolare.

La terapia con statine può essere reintrodotta sette giorni dopo l'ultima dose di acido fusidico.

In circostanze eccezionali, nelle quali è richiesto l'uso prolungato di acido fusidico per via sistemica, ad es. per il trattamento di gravi infezioni, la necessità della somministrazione concomitante di Trinomia e acido fusidico deve essere valutata caso per caso e sotto stretta sorveglianza medica.
  •  Malattia polmonare interstiziale:
Casi eccezionali di malattia polmonare interstiziale sono stati segnalati con alcune statine, soprattutto con la terapia a lungo termine (vedere paragrafo 4.8). Se si sospetta lo sviluppo di malattia polmonare interstiziale in un paziente, la terapia con statine deve essere interrotta.
  • Diabete Mellito
Alcune evidenze suggeriscono che le statine, come effetto di classe, aumentano la glicemia e in alcuni pazienti, ad alto rischio di sviluppare diabete, possono indurre un livello di iperglicemia tale per cui è appropriato il ricorso a terapia antidiabetica. Questo rischio, tuttavia, è superato dalla riduzione del rischio vascolare con l'uso di statine e pertanto non deve essere motivo di interruzione del trattamento. I pazienti a rischio (glicemia a digiuno da 5,6 a 6,9 mmol/L, IMC>30kg/m2, livelli elevati di trigliceridi, ipertensione) devono essere monitorati sia a livello clinico che a livello biochimico in accordo con le linee guida nazionali.
  • Angioedema:
Angioedema è stato segnalato in pazienti trattati con ACE-inibitori, incluso ramipril (vedere paragrafo 4.8).

In caso di angioedema, il trattamento con Trinomia deve essere interrotto.

È necessario istituire prontamente una terapia di emergenza. Il paziente deve essere tenuto sotto osservazione per almeno 12-24 ore e dimesso dopo la completa risoluzione dei sintomi.

Angioedema intestinale è stato segnalato in pazienti trattati con ACE-inibitori, incluso ramipril (vedere paragrafo 4.8). Questi pazienti presentavano dolore addominale (con o senza nausea o vomito).
  • Duplice blocco del sistema renina-angiotensina-aldosterone (RAAS)
Esiste l'evidenza che l'uso concomitante di ACE-inibitori, antagonisti del recettore dell'angiotensina II o aliskiren aumenti il rischio di ipotensione, iperpotassiemia e riduzione della funzionalità renale (inclusa insufficienza renale acuta). Il duplice blocco del RAAS, a seguito dell'uso combinato di ACE-inibitori, antagonisti del recettore dell'angiotensina II o aliskiren, non è pertanto raccomandato (vedere paragrafi 4.5 e 5.1).

Qualora la terapia del duplice blocco sia considerata assolutamente necessaria, deve essere eseguita esclusivamente sotto la supervisione di uno specialista e con uno stretto e frequente monitoraggio della funzionalità renale, degli elettroliti e della pressione sanguigna.

Gli ACE-inibitori e gli antagonisti del recettore dell'angiotensina II non devono essere usati contemporaneamente in pazienti con nefropatia diabetica.
  • Reazioni anafilattiche durante la desensibilizzazione:
La probabilità e la gravità delle reazioni anafilattiche e anafilattoidi al veleno di insetti e ad altri allergeni aumentano con l'ACE-inibizione. Si deve prendere in considerazione la sospensione temporanea di Trinomia prima della desensibilizzazione.
  • Neutropenia/agranulocitosi
Neutropenia/agranulocitosi, trombocitopenia ed anemia sono state osservate raramente ed è stata segnalata mielodepressione. Si raccomanda di monitorare i globuli bianchi. Un monitoraggio più frequente è consigliato nella fase iniziale del trattamento e in pazienti con compromessa funzionalità renale, in quelli con patologie concomitanti del collagene (ad es. lupus eritematoso o sclerodermia) e nei pazienti trattati con altri medicinali che possono causare alterazioni del quadro ematico (vedere paragrafi 4.5 e 4.8).
  • Tosse
Con l'uso di ACE-inibitori è stata segnalata tosse. Tipicamente, la tosse è non produttiva, persistente e si risolve dopo l'interruzione della terapia. La tosse indotta da ACE-inibitori deve essere considerata nell'ambito della diagnosi differenziale della tosse.

Trinomia contiene lattosio. I pazienti affetti da rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, deficit di Lapp lattasi o malassorbimento di glucosio-galattosio non devono assumere questo medicinale.


POSOLOGIA E MODO DI SOMMINISTRAZIONE


Come si usa Trinomia? Dosi e modo d'uso


Posologia

Adulti

I pazienti attualmente controllati con dosi terapeutiche equivalenti di acido acetilsalicilico, atorvastatina e ramipril possono passare direttamente alle capsule di Trinomia.

Il trattamento deve essere iniziato sotto supervisione medica (vedere paragrafo 4.4).

Per la prevenzione cardiovascolare, la dose target di mantenimento di ramipril è 10 mg una volta al giorno.

Popolazione pediatrica

Trinomia è controindicato nei bambini e negli adolescenti di età inferiore a 18 anni (vedere paragrafo 4.3).

Popolazioni speciali
  • Pazienti con compromissione della funzionalità renale: la dose giornaliera nei pazienti con funzione renale compromessa deve basarsi sulla clearance della creatinina (vedere paragrafo 5.2):
    • se la clearance della creatinina è ≥ 60 ml/min, la dose massima giornaliera di ramipril è 10 mg;
    • se la clearance della creatinina è compresa tra 30-60 ml/min, la dose massima giornaliera di ramipril è 5 mg;
Trinomia è controindicato nei pazienti in emodialisi e/o con grave compromissione della funzionalità renale (clearance della creatinina < 30 ml/min) (vedere paragrafo 4.3).
  • Pazienti con compromissione della funzionalità epatica: Trinomia deve essere somministrato con cautela in caso di compromissione della funzione epatica (vedere paragrafi 4.4 e 5.2). I test di funzionalità epatica devono essere eseguiti prima di iniziare il trattamento e in seguito periodicamente. Nei pazienti che sviluppano segni o sintomi indicativi di lesione epatica devono essere eseguiti i test di funzionalità epatica. I pazienti che sviluppano un aumento dei livelli di transaminasi devono essere monitorati fino alla risoluzione della(e) anomalia(e). Qualora persista un aumento delle transaminasi di oltre 3 volte il limite superiore della norma (LSN), si raccomanda di sospendere Trinomia (vedere paragrafo 4.8).
    Inoltre, in questi pazienti la dose massima giornaliera di ramipril è 2,5 mg ed il trattamento deve essere iniziato sotto stretto controllo medico.
    Trinomia è controindicato nei pazienti con compromissione della funzionalità epatica grave o in atto (vedere paragrafo 4.3).
  • Anziani
    Nei pazienti molto anziani e cagionevoli il trattamento deve essere iniziato con cautela, a causa della maggiore probabilità di comparsa di effetti indesiderati.
Modo di somministrazione

Le capsule rigide di Trinomia sono per uso orale.

Trinomia deve essere assunto per via orale sotto forma di una singola capsula al giorno, preferibilmente dopo un pasto.

Trinomia deve essere ingerito con dei liquidi e non deve essere masticato o frantumato prima della deglutizione. La capsula non deve essere aperta. Il sistema di chiusura garantisce le proprietà farmacologiche dei farmaci attivi.

Evitare il succo di pompelmo quando si assume Trinomia.


SOVRADOSAGGIO


Cosa fare se avete preso una dose eccessiva di Trinomia?


Acido acetilsalicilico

Nel sovradosaggio cronico di acido acetilsalicilico predominano sintomi a carico del sistema nervoso centrale, quali torpore, capogiri, confusione o nausea (salicilismo). L'intossicazione acuta da acido acetilsalicilico, d'altro canto, è una grave alterazione dell'equilibrio acido-base. Anche nell'ambito delle dosi terapeutiche, l'aumento della respirazione provoca alcalosi respiratoria, compensata da un incremento dell'escrezione renale di carbonato di idrogeno per mantenere il pH ematico normale. A dosi tossiche, la compensazione non e più sufficiente e il pH ematico diminuisce, cosi come la concentrazione di carbonato di idrogeno. A volte, la pCO2 nel plasma può essere normale. La condizione clinica sembra essere acidosi metabolica, sebbene si tratti di una combinazione di acidosi respiratoria e metabolica. Le relative cause sono: limitazione della respirazione su azione di dosi tossiche, accumulo di acido, in parte dovuto da una ridotta eliminazione per via renale (acido solforico e fosforico, oltre ad acido salicilico, acido lattico, acido acetoacetico e altri), a causa di una grave alterazione del metabolismo dei carboidrati. Si osservano inoltre squilibrio elettrolitico e perdite importanti di potassio.

Sintomi di intossicazione acuta

Oltre agli squilibri acido-base, si osservano anche squilibri elettrolitici (ad es. perdita di potassio), ipoglicemia, rash cutanei e sanguinamento gastrointestinale, sintomi come iperventilazione, tinnito, nausea, vomito, alterazione della vista e dell'udito, cefalee, capogiri e disorientamento. L'intossicazione grave (oltre 400 μg/ml) può provocare deliri, tremore, sofferenza respiratoria (distress), sudorazione, disidratazione, ipertermia e coma. Per le intossicazioni letali, la morte è in genere causata da un'insufficienza della funzione respiratoria.

Terapia dell'intossicazione

L'ambito delle opzioni terapeutiche per l'avvelenamento da acido acetilsalicilico è determinato dalla gravità, dallo stadio e dai sintomi clinici dell'intossicazione. Esse corrispondono alle procedure standard per ridurre l'assorbimento della sostanza, bilanciando idratazione ed elettroliti e controllando la termoregolazione e la funzione respiratoria alterate. La terapia è costituita prevalentemente da trattamenti che accelerano l'eliminazione e normalizzano l'equilibrio acido-base ed elettrolitico. Oltre alle infusioni di sodio bicarbonato e potassio cloruro, si somministrano anche diuretici. Il valore di pH delle urine deve essere basico, per aumentare il grado di ionizzazione dell'acido salicilico e, di conseguenza, ridurre il riassorbimento tubulare. È fortemente raccomandato il controllo dei parametri ematochimici (valore di pH, pCO2, bicarbonato, potassio, ecc.). I casi gravi possono richiedere l'emodialisi.

In caso di sospetto sovradosaggio, il paziente deve essere tenuto sotto osservazione per 24 ore, perchè la comparsa dei sintomi e dei livelli plasmatici dei salicilati può richiedere diverse ore.

Atorvastatina

Non è disponibile un trattamento specifico per il sovradosaggio di atorvastatina. Qualora si verifichi un sovradosaggio, il paziente deve essere trattato sintomaticamente e devono essere istituite misure di supporto, secondo necessità. Devono essere eseguiti i test di funzionalità epatica e devono essere monitorati i livelli sierici di CK. A causa dell'ampio legame dell'atorvastatina alle proteine plasmatiche, non si prevede che l'emodialisi aumenti in misura significativa la clearance dell'atorvastatina.

Ramipril

I sintomi associati al sovradosaggio di ACE-inibitori possono comprendere vasodilatazione periferica eccessiva (con marcata ipotensione, shock), bradicardia, alterazioni elettrolitiche e insufficienza renale. Il paziente deve essere attentamente monitorato e il trattamento deve essere sintomatico e di supporto. Le misure consigliate prevedono disintossicazione primaria (lavanda gastrica, somministrazione di adsorbenti) e misure per il ripristino della stabilità emodinamica, inclusa la somministrazione di agonisti alfa-1-adrenergici o la somministrazione di angiotensina II(angiotensinamide). Il ramiprilato, il metabolita attivo di ramipril, viene scarsamente eliminato dalla circolazione generale mediante emodialisi.


GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO


E' possibile prendere Trinomia durante la gravidanza e l'allattamento?


Donne in età fertile

Le donne in età fertile devono impiegare idonee misure contraccettive durante il trattamento (vedere paragrafo 4.3).

Gravidanza

Trinomia è controindicato durante la gravidanza (vedere paragrafo 4.3).

L'uso degli ACE-inibitori non è raccomandato durante il primo trimestre di gravidanza (vedere paragrafo 4.4). L'uso degli ACE-inibitori è controindicato durante il secondo e il terzo trimestre di gravidanza (vedere paragrafi 4.3 e 4.4).

Le evidenze epidemiologiche riguardo al rischio di teratogenicità in seguito all'esposizione agli ACE-inibitori durante il primo trimestre di gravidanza non sono conclusive; tuttavia, non si può escludere un piccolo aumento del rischio. A meno che non si ritenga essenziale continuare la terapia con ACE-inibitori, le pazienti che prevedono di iniziare una gravidanza devono essere indirizzate verso trattamenti antipertensivi alternativi, con un profilo di sicurezza accertato per l'uso in gravidanza. Quando viene diagnosticata la gravidanza, il trattamento con ACE-inibitori deve essere interrotto immediatamente e, se opportuno, deve essere iniziata una terapia alternativa.

È noto che l'esposizione alla terapia con ACE-inibitori/antagonisti del recettore dell'angiotensina II (AIIRA) durante il secondo e il terzo trimestre di gravidanza induce fetotossicità umana (ridotta funzionalità renale, oligoidramnios, ritardo dell'ossificazione del cranio) e tossicità neonatale (insufficienza renale, ipotensione, iperkaliemia) (vedere anche paragrafo 5.3 “Dati preclinici di sicurezza“). Qualora si sia verificata un'esposizione ad ACE-inibitori dal secondo trimestre di gravidanza, si raccomanda un controllo ecografico della funzionalità renale e del cranio. I neonati le cui madri abbiano assunto ACE-inibitori devono essere tenuti sotto attenta osservazione per rilevare la comparsa di ipertensione, oliguria e iperkaliemia (vedere anche paragrafi 4.3 e 4.4).

Durante il primo e il secondo trimestre di gravidanza, l'acido acetilsalicilico deve essere assunto solo in casi di stretta necessità.

L'inibizione della sintesi delle prostaglandine può avere effetti negativi sulla gravidanza e/o sullo sviluppo embrionale/fetale. I dati derivati da studi epidemiologici mostrano un aumento del rischio di morte fetale, come pure di malformazioni cardiache e gastroschisi, dopo la somministrazione di inibitori della sintesi delle prostaglandine nelle prime fasi della gravidanza. Si suppone che il rischio aumenti in relazione al dosaggio e alla durata del trattamento.

L'esperienza precedente con dosi giornaliere di 50-150 mg di acido acetilsalicilico somministrato a donne in gravidanza nel secondo e terzo trimestre non ha evidenziato inibizione del travaglio, aumentata tendenza al sanguinamento o chiusura prematura del dotto arterioso.

Non vi sono dati sufficienti per confermare o escludere l'associazione di acido acetilsalicilico ad un aumento del rischio di aborto spontaneo. Inoltre, non vi sono dati che dimostrino l'associazione di acido acetilsalicilico a malformazioni, anche se non si può escludere un aumento del rischio di gastroschisi.

In una meta-analisi comprendente 6 studi di coorte, 1 studio randomizzato controllato e 15 studi caso-controllo (Kozer et al, 2002), riguardante la relazione tra malformazioni e trattamento con acido acetilsalicilico durante il primo trimestre di gravidanza, non è stato evidenziato un aumento significativo del rischio di malformazioni (odds ratio= 1,33 OR IC 95%: 0,94 – 1,89). Lo studio di coorte più importante comprendeva circa 15.000 donne in gravidanza che avevano assunto acido acetilsalicilico durante il primo trimestre di gravidanza.

Gli studi sugli animali hanno mostrato tossicità riproduttiva per i principi attivi acido acetilsalicilico, atorvastatina e ramipril (vedere paragrafo 5.3).

Nel caso in cui donne che prevedono di iniziare una gravidanza o donne nel primo o secondo trimestre di gravidanza assumano acido acetilsalicilico, la durata del trattamento deve essere il più breve possibile.

Durante il terzo trimestre di gravidanza, a causa dell'uso di inibitori della sintesi delle prostaglandine, il feto può essere esposto a:
  • tossicità cardiopolmonare (chiusura prematura del dotto arterioso e ipertensione polmonare);
  • compromissione renale, che può evolvere in insufficienza renale e oligoidramnios.
La madre e il feto, al termine della gravidanza, possono essere esposti a:
  • possibile prolungamento del tempo di sanguinamento, un effetto antiaggregante che può verificarsi anche alle dosi più basse;
  • inibizione delle contrazioni uterine, con conseguente ritardo o prolungamento del travaglio.
La sicurezza dell'atorvastatina nelle donne in gravidanza non è stata stabilita. Non sono stati condotti studi clinici controllati con atorvastatina in donne in gravidanza. Sono stati segnalati rari casi di anomalie congenite in seguito all'esposizione intrauterina a inibitori dell'HMG-CoA reduttasi. Gli studi sugli animali hanno mostrato tossicità riproduttiva (vedere paragrafo 5.3).

Il trattamento materno con atorvastatina può ridurre i livelli fetali di mevalonato, un precursore della biosintesi del colesterolo. L'aterosclerosi è un processo cronico e di solito la sospensione dei medicinali ipolipemizzanti durante la gravidanza dovrebbe avere un impatto minimo sul rischio a lungo termine associato all'ipercolesterolemia primaria.

Per questi motivi, Trinomia non deve essere utilizzato in donne in gravidanza, che pianificano o che sospettano una gravidanza. Il trattamento con Trinomia deve essere sospeso per la durata della gravidanza o fino a quando non sia stato escluso lo stato di gravidanza (vedere paragrafi 4.3 e 4.4).

Allattamento

Piccole quantità di acido acetilsalicilico e dei suoi metaboliti passano nel latte materno. Non è noto se l'atorvastatina o i suoi metaboliti siano escreti nel latte materno umano. Nel ratto, le concentrazioni plasmatiche di atorvastatina e dei suoi metaboliti attivi sono simili a quelle rilevate nel latte (vedere paragrafo 5.3). Inoltre, sono disponibili informazioni insufficienti riguardo all'uso di ramipril durante l'allattamento (vedere paragrafo 5.2).

A causa delle potenziali reazioni avverse gravi, le donne che assumono Trinomia non devono allattare al seno. Trinomia è controindicato durante l'allattamento (vedere paragrafo 4.3).

Fertilità

Negli studi sugli animali l'atorvastatina non ha provocato effetti sulla fertilità maschile o femminile (vedere paragrafo 5.3).


GUIDA DI VEICOLI E USO DI MACCHINARI


Effetti di Trinomia sulla capacità di guidare veicoli e sull'uso di macchinari


Sia l'acido acetilsalicilico che l'atorvastatina non alterano o alterano in modo trascurabile la capacità di guidare veicoli o di usare macchinari.

A causa del componente ramipril, alcuni effetti avversi (ad es. sintomi di un calo della pressione arteriosa, quali capogiri) possono alterare la capacità di concentrazione e di reazione del paziente e costituire pertanto un rischio nelle situazioni in cui tali capacità siano di particolare importanza (ad es. nell'uso di veicoli o di macchinari).

Ciò può accadere in particolare quando si passa da altri preparati alla terapia con Trinomia o quando si aumenta la dose. Pertanto, quando si assume Trinomia è consigliabile non guidare veicoli o non usare macchinari per diverse ore.


PRINCIPIO ATTIVO


Trinomia 100 mg/40 mg/10 mg capsule rigide

Ogni capsula contiene 100 mg di acido acetilsalicilico, 40 mg di atorvastatina (come 43,38 mg di atorvastatina calcio triidrato) e 10 mg di ramipril.

Trinomia 100 mg/40 mg/5 mg capsule rigide

Ogni capsula contiene 100 mg di acido acetilsalicilico, 40 mg di atorvastatina (come 43,38 mg di atorvastatina calcio triidrato) e 5 mg di ramipril.

Trinomia 100 mg/40 mg/ 2,5 mg capsule rigide

Ogni capsula contiene 100 mg di acido acetilsalicilico, 40 mg di atorvastatina (come 43,38 mg di atorvastatina calcio triidrato) e 2,5 mg di ramipril.

Eccipiente(i) con effetti noti: contiene 79,40 mg di lattosio monoidrato e 0,48 mg di lecitina di soia.

Per l'elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.


ECCIPIENTI


Nucleo

Cellulosa microcristallina

Talco

Sodio amido glicolato (tipo A)

Lattosio monoidrato

Amido (di mais) pregelatinizzato

Carbonato di calcio

Idrossipropilcellulosa

Polisorbato 80

Crospovidone (tipo A)

Silice colloidale anidra

Magnesio stearato

Ipromellosa

Sodio stearil fumarato

Film di rivestimento

Alcol polivinilico

Titanio diossido (E171)

Talco

Lecitina (di soia)

Gomma xantana

Ipromellosa

Trietile citrato

Povidone

Ossido di ferro giallo (E172)

Ossido di ferro rosso (E172)

Involucro della capsula

Gelatina

Titanio diossido

Ossido di ferro giallo (E172)

Ossido di ferro rosso (E172)

Gomma lacca

Ossido di ferro nero

Nucleo

Cellulosa microcristallina

Talco

Sodio amido glicolato (tipo A)

Lattosio monoidrato

Amido (di mais) pregelatinizzato

Carbonato di calcio

Idrossipropilcellulosa

Polisorbato 80

Crospovidone (tipo A)

Silice colloidale anidra

Magnesio stearato

Ipromellosa

Sodio stearil fumarato

Film di rivestimento

Alcol polivinilico

Titanio diossido (E171)

Talco

Lecitina (di soia)

Gomma xantana

Ipromellosa

Trietile citrato

Povidone

Ossido di ferro giallo (E172)

Ossido di ferro rosso (E172)

Involucro della capsula

Gelatina

Titanio diossido

Ossido di ferro giallo (E172)

Ossido di ferro rosso (E172)

Gomma lacca

Ossido di ferro nero

Nucleo

Cellulosa microcristallina

Talco

Sodio amido glicolato (tipo A)

Lattosio monoidrato

Amido (di mais) pregelatinizzato

Carbonato di calcio

Idrossipropilcellulosa

Polisorbato 80

Crospovidone (tipo A)

Silice colloidale anidra

Magnesio stearato

Ipromellosa

Sodio stearil fumarato

Film di rivestimento

Alcol polivinilico

Titanio diossido (E171)

Talco

Lecitina (di soia)

Gomma xantana

Ipromellosa

Trietile citrato

Povidone

Ossido di ferro giallo (E172)

Ossido di ferro rosso (E172)

Involucro della capsula

Gelatina

Titanio diossido

Gomma lacca

Ossido di ferro nero


SCADENZA E CONSERVAZIONE


Scadenza: 24 mesi

Questo medicinale non richiede alcuna condizione particolare di conservazione.


NATURA E CONTENUTO DEL CONTENITORE


Blister (OPA/Alluminio/PVC//Alluminio): 7, 14, 28, 56, 84 o 98 capsule rigide in una scatola.

È possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate.

Data ultimo aggiornamento: 06/11/2021

Nota: Nel contenuto della scheda possono essere presenti dei riferimenti a paragrafi non riportati.

Fonte: CODIFA - L'informatore farmaceutico



Farmaci e integratori:

...e inoltre su Dica33:
Ultimi articoli
Intelligenza artificiale in medicina: cosa ne pensano gli italiani?
Farmaci e cure
13 aprile 2024
Notizie e aggiornamenti
Intelligenza artificiale in medicina: cosa ne pensano gli italiani?
One health: consumo di antibiotici diminuito in Europa
Farmaci e cure
09 aprile 2024
Notizie e aggiornamenti
One health: consumo di antibiotici diminuito in Europa
Seguici su:

Seguici su FacebookSeguici su YoutubeSeguici su Instagram
Farmacista33Doctor33Odontoiatria33Codifa