Ansia: quel che può la chimica

11 luglio 2003
Aggiornamenti e focus

Ansia: quel che può la chimica



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Quando le manifestazioni ansiose assumono la gravità, tale da parlare di malattia, il ricorso al farmaco è quasi sempre il primo intervento dello specialista. Se così non facesse, il disturbo molto probabilmente peggiorerebbe e diventerebbe cronico, compromettendo progressivamente lo svolgersi delle occupazioni quotidiane.
Fondamentale, per impostare una terapia adeguata, è una valutazione diagnostica accurata, in quanto i vari disturbi dello spettro ansioso richiedono interventi differenti.

Quali farmaci
Esistono quattro classi di farmaci che hanno dimostrato la loro efficacia in vari studi, e per questo sono impiegati nella farmacoterapia dello spettro ansioso. Si tratta di: antidepressivi triciclici, inibitori selettivi del reuptake della serotonina (SSRI), inibitori delle monoamino ossidasi (IMAO) e benzodiazepine. La scelta di uno di questi è generalmente subordinata alla comprensione, da parte del medico, delle preferenze/esigenze del paziente, specie per quanto riguarda gli effetti collaterali e le controindicazioni.
Triciclici, IMAO e SSRI sono farmaci antidepressivi: ben conosciuti e sperimentati i primi due, più recenti gli ultimi e, tuttavia, già entrati nell'uso comune. Gli SSRI, infatti, presentano effetti collaterali più lievi rispetto alle altre due classi di antidepressivi e un'efficacia comunque soddisfacente nei disturbi d'ansia. Tutti gli antidepressivi, però, hanno un periodo di latenza di 3-4 settimane, prima che il loro effetto si manifesti e per questo, soprattutto nei pazienti con alti livelli di ansia anticipatoria o severi attacchi di panico, vengono associati a una benzodiazepina all'inizio del trattamento.

Le benzodiazepine
Le benzodiazepine sono gli ansiolitici storici, utili anche nel trattamento dell'insonnia che spesso accompagna sia l'ansia sia la depressione. Le molecole di questa classe sono davvero molte e differiscono per durata d'azione, oltre che per la potenza intrinseca.
Negli stati ansiosi si privilegiano le benzodiazepine a elevata potenza e con durata dazione intermedia (10-16 ore) che sono in grado di alleviare prontamente i sintomi senza lasciare eccessivi strascichi, come la sonnolenza diurna, peraltro frequente con le molecole a lunga durata d'azione. Questo inconveniente, comunque, si previene iniziando sempre con dosi minime, incrementabili eventualmente fino al raggiungimento dell'effetto ansiolitico desiderato.
L'instaurarsi della tolleranza, invece, è meno comune di quanto si crede: non riguarda tutte le molecole di questa classe e difficilmente compare per terapie di pochi mesi, come sono quelle di prima scelta nei disturbi d'ansia. Inoltre la tolleranza è quasi sempre riferita agli effetti sedativi del farmaco e non a quelli ansiolitici.
Siccome questi farmaci agiscono subito, sono fondamentali per garantire al paziente un immediato sollievo dai sintomi in attesa che gli altri farmaci, come gli antidepressivi citati prima, sviluppino i loro effetti.

Elisa Lucchesini

Fonti

Gli antidepressivi

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Mavissakalian M, Perel JM. Protective effects of imipramine maintenance treatment in panic disorder with agoraphobia. Am J Psychiatry 1992; 149: 1053-57

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