Il taglio c'è ma non si vede

14 luglio 2004
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Il taglio c'è ma non si vede



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Mini-invasivo è la definizione di tutte quelle tecniche chirurgiche che consentono di accedere a cavità interne senza dover operare incisioni che mettano a contatto con l'esterno le cavità stesse (chirurgia in aperto). In questa definizione, è intuitivo, rientrano soprattutto le tecniche endoscopiche, che hanno consentito di condurre senza tagli interventi che di norma non potevano prescinderne, come l'asportazione della colecisti, o del menisco (artroscopia). I vantaggi di questa metodica sono parecchi. Minore perdita di sangue, assenza di evaporazione dei visceri, interventi più brevi (quindi meno anestesia) e meno dolorosi e, da ultimo ma non ultimo, minori possibilità di contaminazione del campo operatorio e, quindi, minori possibilità di infezioni post-operatorie.

Incidere all'interno


A ben vedere, però, anche la chirurgia endoscopica qualche incisione, sia pure di dimensioni molto limitate la richiede, soprattutto nella chirurgia addominale. Sono le incisioni necessarie a introdurre nell'addome sia il fascio di fibre ottiche che consente la visione degli organi interni, sia le sonde che portano gli strumenti chirurgici veri e propri. Un gruppo di ricercatori della Johns Hopkins University di Baltimora si è chiesto se, quanto meno per accedere al peritoneo, non fosse percorribile un'altra strada. L'intervento che hanno messo a punto è stato battezzato peritoneoscopia transgastrica e consiste nell'introduzione dell'endoscopio nello stomaco per via naturale, vale a dire attraverso bocca ed esofago come per le normali gastroscopie. Una volta raggiunto l'interno dello stomaco, però, si procede a praticare un'incisione attraverso la parete, servendosi di una lama sottilissima (praticamente un ago) che viene poi allargata con un secondo strumento o con un palloncino gonfiabile. Attraverso l'apertura così ricavata, che attraversa anche la membrana peritoneale, si può accedere agli organi interni come nell'endoscopia classica.

Si può raggiungere anche l'utero


Secondo il capo dell'équipe, Anthony Kalloo, per questa via è possibile intervenire su intestino, fegato, pancreas, colecisti e utero. L'intervento, come sempre, è stato prima messo alla prova sull'animale e si è rivelato effettivamente praticabile e sicuro, almeno per l'esecuzione delle biopsie epatiche. Non si sono infatti avute infezioni né altre complicazioni. Il vantaggio di questo approccio, cioè ciò che lo rende meno invasivo, risiede soprattutto nel fatto che i tessuti dello stomaco guariscono molto più rapidamente della cute, cosa che comporterebbe tempi di recupero ancora più brevi. L'unico ostacolo, per ora, è l'assenza di strumenti endoscopici studiati appositamente per questa tecnica, e le esperienze sulle cavie sono state condotte con quelli ora disponibili. I ricercatori, però, confidano nel fatto che possano essere messi a punto in tempo per l'inizio della sperimentazione nell'uomo.

Maurizio Imperiali



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