Problema cronico per lei

07 novembre 2008
Aggiornamenti e focus

Problema cronico per lei



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Il dolore femminile per antonomasia è quello da parto ma le donne soffrono nelle varie età della vita per diversi disturbi e patologie: tra le italiane, per esempio, sarebbero più di metà quelle che lamentano una manifestazione dolorosa, che nell'88% dei casi dura da più di un anno; un quarto ne ha avute in passato. Le occidentali che soffrono di dolore cronico sono circa 12 milioni e ora siamo al termine dell'Anno mondiale contro il dolore delle donne indetto nell'ottobre 2007 dall'Associazione internazionale per lo studio del dolore (IASP). I dati relativi alle italiane risultano da un'indagine promossa dall'Osservatorio nazionale sulla salute della donna (ONDA) con il contributo di Mundipharma. Il fenomeno, come emerge dall'indagine, è diffuso e ha un chiaro impatto sulle attività quotidiane e sulla qualità di vita, e al tempo stesso non è adeguatamente affrontato. Ma qui si sconfina in campo culturale, e politico-sanitario, oltre che clinico: aspetto d'altronde ben presente a chi ha avviato pioneristicamente la cura del dolore in Italia, il professor Vittorio Ventafridda, mancato proprio in questi giorni.

Nell'88% presente da oltre un anno

L'indagine sulle italiane e il dolore si è basata su 514 interviste telefoniche a donne dai 30 ai 75 anni: l'età aumenta la probabilità (tra 60 e 75 anni soffre il 70%) ma non influenza la durata del disturbo causa di dolore. Più frequenti sono cefalee ed emicranie; artrosi, artriti e osteoporosi; dolori alla schiena; seguono dolori alle gambe, cervicali, gastrointestinali e altri. Tra chi soffre attualmente l'88,4% come detto lo fa da un anno o più e anche l'8,6% da qualche mese, con dolori più costanti nella settimana (in testa l'ernia del disco) che non sono necessariamente i più frequenti. Come effetto per il 66% le manifestazioni dolorose incidono sull'umore, per il 63% sulle attività domestiche, per il 50% sulla deambulazione, per il 47% sulla qualità del sonno e per il 36% sul lavoro (il 43% del campione non lavora). Da notare che le donne single e divorziate riferiscono con minore frequenza patologie dolorose rispetto a coniugate e conviventi, le vedove sono le più colpite (c'è però l'effetto età): coniugate e vedove però seguono una terapia antalgica più delle altre e le donne con figli più di chi non ne ha, a significare forse un maggior senso di responsabilità verso il partner e quello ovvio per la prole. Non solo, le più istruite si curano di meno rispetto alle meno istruite, curiosamente laureate e donne con licenza elementare sono accomunate (con le più anziane in genere) dalla maggiore contrarietà ai farmaci. Capitolo trattamento: il 68% ricorre a una cura, costituita nel 61% dei casi da farmaci tradizionali e dal 24% da fisioterapia, il 3% utilizza medicine alternative quali le omeopatiche: per la scelta metà si rivolge allo specialista, un terzo al medico di famiglia, seguono farmacisti e dentisti, invece il 10% decide da sola o in base al passaparola di conoscenti e parenti. Quanto alla soddisfazione per le terapie una su quattro risponde molto e metà abbastanza, mentre il 12% poco e le restanti per nulla o non sanno ancora dire; tra le donne che non si curano il 66% riferisce che il dolore è sopportabile, le altre sono contrarie ai farmaci o ritengono non ce ne siano di validi o dicono di non poterli assumere.

Uso ancora inadeguato dei trattamenti

Sul trattamento, commenta Marco Filippini, direttore generale Mundipharma: "Il 60% di donne che ricorrono ai farmaci antalgici non è poco ma sarebbero di più se si utilizzassero terapie più efficaci e con meno effetti avversi, come gli oppiacei per via orale suggeriti dalle linee guida internazionali nel dolore moderato-severo. Da notare che in Italia (dati giugno 2008), nel trattamento del dolore severo, la spesa pro capite annua per gli oppiacei è 0,63 euro, contro la media europea di 3,73". In un recente studio paneuropeo sul dolore era risultato che un italiano su quattro ha un dolore cronico (metà moderati metà severi), metà delle donne casalinghe, e che nel 53% l'analgesia è inadeguata. Anche l'ampia survey condotta con l'AIOM tra 2.655 ricoverati in centri oncologici italiani ha mostrato che molti con dolori moderati-severi non ricevono terapie appropriate, spesso sono trattati con farmaci non oppiacei o con oppiacei deboli. E in tutto questo le donne rischiano di essere ulteriormente penalizzate, per esempio trattate più spesso con le molecole ad azione debole.

Elettra Vecchia

Fonti
  • Conferenza stampa "Le donne e il dolore cronico", Milano, 30 ottobre 2008.



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