Il rischio è fisiologico

09 novembre 2007
Aggiornamenti e focus

Il rischio è fisiologico



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Tra gli effetti della gravidanza sull'organismo materno vi è anche un'alterazione del metabolismo dello zucchero. E questo accade per diversi motivi, per esempio la placenta produce alcuni ormoni che contrastano l'azione dell'insulina prodotta dal pancreas, e man mano che si accresce il feto, aumenta la quantità degli ormoni antagonisti dell'insulina. Ma di recente, un lavoro condotto su modello animale e pubblicato da Science ha messo in luce un ulteriore meccanismo fisiologico che predispone le gravide a questo sbilanciamento metabolico.

Cresce anche il pancreas


Lo chiave è una proteina, menin in inglese, già nota come soppressore endocrino del tumore pancreatico (e non solo), ma che possiede anche un'attività di controllo sulla crescita delle isolette pancreatiche osservata nelle cavie gravide. Durante la gravidanza questo tessuto tende a crescere per rispondere alle esigenze fisiologiche in continuo cambiamento dinamico, ma ciò è accompagnato anche da una ridotta produzione della proteina a livello delle stesse isolette. Non a caso in modelli transgenici, in cui la menin veniva espressa a livelli normali nelle cellule beta delle isolette pancreatiche di cavie gravide, non si verificava l'espansione del tessuto pancreatico, l'iperglicemia, alterazione della tolleranza al glucosio, vale a dire i tratti caratteristici del diabete. Secondo gli autori della ricerca, sarebbe proprio la prolattina, un ormone regolatore della gravidanza, il responsabile della riduzione della menin a livello delle isolette pancreatiche e della stimolazione della proliferazione delle stesse.

Dopo passa, oppure no


Il risultato è che la futura mamma comincia a presentare iperglicemia, cioè un rialzo al di sopra del normale dei livelli ematici di glucosio. Questa condizione viene genericamente detta diabete gestazionale anche se il più delle volte, fortunatamente, non assume le caratteristiche del diabete vero e proprio, ma si arresta alla fase di resistenza di prediabete (resistenza insulinica, intolleranza glucidica); inoltre va detto che un certo degrado del metabolismo del glucosio è normale nelle donne in attesa, soprattutto durante il terzo trimestre, ragion per cui si parla di diabete gestazionale soltanto quando la deviazione rispetto alla norma è piuttosto sensibile. In pratica, tutte le donne gravide sono a rischio di diabete gestazionale, salvo quelle di età inferiore a 25 anni, con un peso corporeo normale e con nessun consanguineo di primo grado affetto da diabete. Dopo il parto, venendo a mancare gli ormoni placentari, la situazione può normalizzarsi, tuttavia in alcuni casi la gravidanza può essere il fattore che scatena il diabete vero e proprio. Per questo a distanza di 6-7 settimane dal termine della gravidanza, la donna che ha mostrato iperglicemia dovrebbe essere riesaminata per stabilire se è ritornata normoglicemica, oppure presenta resistenza glucidica, intolleranza insulinica o diabete di tipo 2 o tipo 1. A volte, la malattia può presentarsi anche anni dopo la gravidanza.

Simona Zazzetta



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