Partire dalla base

01 febbraio 2008
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Partire dalla base



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L'esistenza o meno di progenitori adulti delle cellule beta pancreatiche (cioè quelle che sono deputate al rilascio di insulina) costituisce una delle principali diatribe nel campo della ricerca diabetica. L'impiego di queste cellule potrebbe, infatti, rappresentare una nuova, quanto efficace, strategia terapeutica per i pazienti affetti da diabete di tipo 1, nei quali ad essere distrutte sono proprio le cellule beta, con la conseguente impossibilità a produrre insulina.
Alcuni autori hanno recentemente ipotizzato che, in topi adulti, la fonte principale di nuove cellule beta fosse costituita da cellule beta pre-esistenti, piuttosto che da vere e proprie cellule staminali, sia in normali condizioni fisiologiche, sia in seguito ad un intervento di pancreatectomia del 50% o 70%.
Tuttavia, ad oggi, nessuno studio ha fornito risultati conclusivi nel dimostrare l'esistenza di progenitori delle cellule beta nel pancreas postnatale, in quanto cellule staminali pancreatiche sono state identificate solo ad uno stadio embrionale. Alla base di questa difficoltà vi sono, sopratutto, due problemi: il lento turnover (ricambio) delle cellule beta adulte e la mancanza di marcatori specifici che permettano di tracciarne facilmente le origini.

Staminali adulte


In uno studio appena pubblicato sulla rivista Cell, un gruppo di ricercatori europei coadiuvato da colleghi americani ha identificato cellule staminali pancreatiche nel pancreas di topi adulti.
In particolare, gli autori hanno condotto gli esperimenti dopo aver eseguito una parziale legatura del dotto pancreatico (cioè della porzione che collega il pancreas al piccolo intestino) dei topi, poiché questa metodica induce un'elevata generazione di nuove cellule beta. In queste condizioni è stato possibile osservare come le cellule progenitrici possano essere attivate in seguito a specifici stimoli e dare, così, origine a cellule funzionali delle isole pancreatiche, incluse quelle di tipo beta. In questo processo, in cui le cellule progenitrici migrano dal dotto pancreatico verso le isole di Langherans, un ruolo determinante è rivestito dal gene che codifica per la neurogenina 3 (Ngn3), una proteina specifica per la formazione delle isole pancreatiche e che, finora, era nota solo per la sua implicazione durante lo sviluppo embrionale.
Inoltre, dai risultati ottenuti nella ricerca è emerso come queste cellule progenitrici multipotenti siano in grado di differenziare e proliferare, incrementando, così, la quantità di cellule beta e non la loro dimensione, come molti autori sostenevano.

Prospettive future


L'isolamento di queste cellule progenitrici endogene nel pancreas di topi adulti potrebbe aprire nuove prospettive per il trattamento dei soggetti diabetici, qualora fossero identificate anche nell'uomo.
La ricerca definita di base, cioè quella che si focalizza su indagini in vitro e in modelli animali, è spesso erroneamente considerata poco utile, perché molto distante dalla realtà clinica. Tuttavia, i risultati ottenuti in vivo costituiscono proprio le basi per futuri successi nell'uomo, anche se prima che questo avvenga sono quasi sempre necessari molti anni.
Rispetto a quanto osservato in studi precedenti, la novità della ricerca pubblicata su Cell consiste nella scoperta di cellule staminali adulte, e non più embrionali, in grado di differenziare e dotate di capacità di sviluppo simili a quelle delle cellule embrionali.
Qualora fosse possibile identificare queste nuove cellule staminali nel pancreas umano, esse potrebbero essere isolate e costituirebbero una fonte di nuove cellule beta che, una volta espanse e differenziate in vitro, potrebbero essere trapiantate nei pazienti diabetici. Un'ulteriore alternativa potrebbe essere rappresentata dalla possibilità di stimolare al differenziamento le cellule progenitrici direttamente nel pancreas umano, eliminando così, lo step del trapianto cellulare nel paziente.

Ilaria Ponte



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