Senza la tv il peso scende

21 marzo 2008
Aggiornamenti e focus

Senza la tv il peso scende



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La teledipendenza dei bambini è un problema di salute pubblica? Si direbbe di sì, visto e considerato che, stando a un recente studio, il destino dei piccoli teledipendenti è quello di diventare obesi, fumatori e con il colesterolo alto. E in particolare l'associazione all'obesità è ormai un dato di fatto. Visto poi che l'Italia ha il record di bambini obesi in Europa e che secondo l'Osservatorio sui Diritti dei Minori il 71% dei bambini, fra i 6 e i 10 anni, ha dichiarato di rimanere davanti al piccolo schermo orientativamente 6 ore al giorno, contro le due che sarebbero indicate dalle linee guida pediatriche, forse è il caso di trovare delle contromisure. In questa direzione va uno studio appena pubblicato dagli Archives of Pediatric and Adolescent Medicine secondo il quale ridurre il tempo trascorso davanti a tv e computer riduce indice di massa corporea (BMI) ma anche assunzione calorica e comportamento sedentario. E per farlo anche la tecnologia può essere d'aiuto.

Il legame c'è


Sempre più ricerche, precisa l'editoriale che accompagna lo studio, iniziano a spiegare i meccanismi che sovrintendono alla relazione tra obesità e videodipendenza. Due gli aspetti fondamentali: la mancata attività fisica, da una parte, e gli effetti sulla dieta. Cibo e bevande sono pubblicizzate nella programmazione per bambini e di conseguenza si ha un aumento spropositato dell'intake calorico giornaliero. Il che accade sia perché i bambini mangiano guardando la tv, sia per un più generico effetto del marketing alimentare. Colpa delle industrie, perciò, che dovrebbero essere protagoniste di una politica anti-obesità infantile. Lo studio statunitense ha coinvolto settanta bambini di età compresa tra i quattro e i sette anni, il cui BMI fosse al 75esimo percentile o superiore, che passassero almeno 14 ore settimanali guardando un monitor, televisivo o di computer. Nel corso dello studio, durato due anni, un gruppo di bambini aveva dispositivi installati sui monitor che imponevano limiti nella somma totale di tempo trascorsa davanti agli schermi. Con una riduzione del 10% settimanale fino a raggiungere il 50%. L'altro gruppo, invece, non aveva alcun tipo di restrizione rispetto al tempo trascorso davanti alla tv. BMI, tempo trascorso alla tv, assunzione calorica e attività fisica sono stati monitorati ogni sei mesi. Ebbene al termine dello studio i bambini senza restrizioni imposte hanno ridotto il tempo davanti al video di 5,2 ore a settimana in media, mentre l'altro gruppo è arrivato a ridurle fino a 17,5 ore settimanali. In questo gruppo è stata riscontrata una riduzione del BMI, sebbene non sia stato osservato un corrispettivo aumento dell'attività fisica. Un fatto che gli autori spiegano con un ridotto consumo calorico complessivo.

La tecnologia a supporto


I risultati, commenta l'editoriale, confermano l'evidenza che tv e dieta abbiano una relazione. Ma in particolare uno degli aspetti di significativa novità dello studio è il ruolo che la tecnologia può dare a supporto delle strategie anti-obesità. Il ricorso a un dispositivo elettronico e a incentivi simili ha, infatti, portato a riduzioni significative nel tempo trascorso al video e nel BMI. Questo dispositivo in particolare, TV Allowance device, sostanzialmente un timer, consente ai genitori di fissare il tetto di ore trascorse allo schermo ma con il contributo dei bambini che decidono come utilizzarle. Una modalità che potrebbe ridurre i conflitti tra genitori e figli. Una strategia che si aggiunge alle molte già proposte e mirate a ridimensionare l'uso della tv. Il limite fissato dall'Academy of Pediatrics non dovrebbe superare le due ore quotidiane per i bimbi con più di due anni. ma queste raccomandazioni per il momento sono ben lungi dal divenire realtà.

Marco Malagutti



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