Shuttle per farmaci cercasi

20 giugno 2008
Aggiornamenti e focus

Shuttle per farmaci cercasi



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Una recente ricerca, firmata dal dott. Mauro Magnani, direttore dell'Istituto di Chimica Biologica dell'Università di Urbino, ha dimostrato la possibilità di utilizzare i globuli rossi dei pazienti per somministrare farmaci. L'innovativa tecnica permette di ridurre le dosi di farmaco a una somministrazione mensile, mantenendo più basse e costanti le concentrazioni nel sangue, riducendo, quindi anche gli effetti indesiderati spesso associati ai farmaci sperimentati.
Nell'ambito dello studio farmaci antiretrovirali e chemioterapici sono state testati su cavie di laboratorio, mentre pazienti umani con fibrosi cistica e altre patologie polmonati sono stati trattati con corticosteroidi.

Globuli armati


La tecnica consiste nell'immergere in una soluzione ipotonica i globuli rossi prelevati al paziente; per osmosi, l'acqua tende a entrare nella cellula rigonfiandola, i pori della membrana citoplasmatica si dilatano abbastanza da permettere alle molecole del farmaco, precedentemente disciolto nella soluzione, di entrare nella cellula. Per impedire il rilascio incontrollato del farmaco si introducono anche dei composti fosforilati i cui gruppi fosfato legano il farmaco: solo quando un enzima presente nella cellula rompe questo legame il farmaco viene liberato e può diffondere nel sangue. Quando il processo di preparazione è concluso, dopo circa due ore, la soluzione viene normalizzata per far chiudere i pori, i globuli rossi vengono lavati e possono essere iniettati nel paziente a cui erano stati sottratti. Tutti i pazienti che sono stati trattati con questo sistema hanno manifestato importanti miglioramenti e effetti avversi meno critici di quelli che normalmente compaiono con le terapie standard.
L'equipe di ricercatori sostiene di poter applicare la tecnica anche per farmaci antiretrovirali, trasformando i globuli rossi in bersaglio dei macrofagi infettati da HIV: una volta fagocitato, il globulo rosso rilascerebbe il farmaco esattamente dentro il macrofago. Se questa variante risultasse efficace si potrebbe ipotizzare di usare la tecnica per curare la leucemia, dal momento che i macrofagi vengono prodotti nel midollo osseo e sono ampiamente diffusi nella milza.
Altra ipotesi di applicazione è la terapia genica, attualmente interessata dall'uso di andenovirus: i globuli rossi rappresentano una valida e più sicura alternativa ai virus.

Simona Zazzetta



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