Fonte di giovinezza cercasi

27 ottobre 2006
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Fonte di giovinezza cercasi



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La ricerca dell'elisir di lunga vita risale a tempi molto antichi, estremizzata nella ricerca di immortalità che per fortuna in molti hanno trovato attraverso l'arte e l'operato di una vita di normale durata. Ma la lotta contro il tempo non si è fermata e si trasformata in un moderno trattamento anti-aging che tenta di bloccare gli effetti dell'invecchiamento. Trattamenti che risultano essere più o meno efficaci al punto di sfiorare la ciarlataneria. E su questa linea sottile di confine rischia di finire una molecola in studio da diversi anni che ha dato risultati incoerenti, orientati però, quasi sempre all'insuccesso.

Insuccessi studiati


La molecola è il deidroepiandrosterone (DHEA) che, assieme al suo estere solfato (la versione idrosolubile), vengono prodotti dalle ghiandole surrenali quali ormoni steroidi sessuali; la produzione ha un picco tra i 21 e i 25, comincia a decrescere velocemente dopo i 30 anni, e dopo i 60 i livelli sono sostanzialmente dimezzati. Diversi studi hanno associato queste oscillazioni a cambiamenti esternamente visibili nella persona con l'avanzare dell'età: adiposità viscerale, riduzione della densità minerale ossea, riduzione e fragilità del tessuto muscolare, peggioramento cognitivo. Ma per dire che oltre alla contemporaneità degli eventi esiste anche una causalità servono studi di un certo tipo. E uno degli ultimi ha detto che non esiste, sulla base di un monitoraggio durato due anni su 280 persone sane di età compresa tra 60 e 79 anni. Gli effetti del DHEA sono stati valutati contro placebo e non sono stati rilevanti, per esempio, sulla composizione corporea, sulla prestanza fisica o sulla sensibilità insulinica. Nei soggetti con livelli molto bassi si verificava un aumento in entrambi i sessi, dopo il trattamento, ma, all'interno del campione, i benefici interessavano solo le donne ed erano limitati all'aumento della libido. Studi specifici sulla composizione corporea e sulla prestanza fisica non erano sufficientemente ampi per affermare i risultati positivi oppure non ne avevano trovati. In alcuni casi (studio DHEAge) sono stati trovati miglioramenti nella densità minerale ossea, ma molto piccoli e solo nelle donne, e comunque sempre inferiori (circa metà) di quelli che si ottengono con le attuali terapie dell'osteoporosi. Negli uomini, è stato testato oltre al DHEA, anche la somministrazione transdermica di testosterone. Sono stati osservati aumenti del livello di testosterone, ma senza che ciò avesse delle ripercussioni funzionali in nessuno dei parametri osservati.

Ciarlatani in agguato


Questi studi, in realtà non cambiano lo stato delle cose, perché negli Stati Uniti, dove l'aging è particolarmente sentito come un problema da affrontare, la Food and Drug Administration (Fda) non ha mai approvato il DHEA come farmaco, quindi come terapia. Ciò non toglie che la molecola viene venduta come integratore alimentare e le aziende, che dovrebbero rispettare le linee guida che impediscono di reclamizzare il prodotto come prevenzione, cura, trattamento eccetera, spesso le ignorano. Il risultato, dice un editoriale comparso sul New England Journal of Medicine, è che i motori di ricerca trovano più di cinque mila pagine web che vendono DHEA come elisir di giovinezza. E su questo aspetto la Fda non ha un impatto importante e il risultato sono prodotti commerciali con contenuto di DHEA che varia dallo 0 al 150%. Non è ancora chiara quale sia la funzione del DHEA nell'organismo, si direbbe non vitale dal momento che i roditori, per esempio, ne sono privi, e al momento resta un enigma, ma ciò che di sicuro non è ancora dimostrato è che la sua assunzione dall'esterno combatta l'invecchiamento.

Simona Zazzetta



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