Pillola protettiva

01 febbraio 2008
Aggiornamenti e focus

Pillola protettiva



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Dagli anni '60 i contraccettivi orali sono diventati la principale forma di contraccezione al femminile, almeno nei paesi sviluppati. E i numeri lo confermano. In Gran Bretagna il 25% delle donne tra i 16 e i 49 anni e il 62% di quelle tra i 16 e i 25 vi fanno ricorso. Negli Stati Uniti il 19% delle donne tra i 15 e i 44 anni, percentuale che cresce al 32% tra i 20 e i 24 anni. Del resto, si tratta dei mezzi più efficaci nel controllo delle nascite e il loro utilizzo ha rappresentato una svolta nella pianificazione familiare. In più un loro potenziale ruolo causale in alcuni tumori è stato ridimensionato dal ricorso a nuove formulazioni a basso dosaggio. Se, peraltro, è da sempre documentato un aumentato rischio per tumori come quello al seno o alla cervice uterina, esiste anche un altrettanto documentato effetto protettivo per altri tumori come quello ovarico o quello colorettale. Ma l'entità di questo effetto protettivo non è mai stata definita con precisione. Un nuovo studio pubblicato su Lancet si è cimentato in questo tentativo, con risultati particolarmente confortanti. In particolare sulla protezione a lungo termine del tumore ovarico, che è quella più discussa.

Protezione che dura


Le difficoltà di valutazione risiedono innanzitutto nella definizione dell'esposizione ai contraccettivi orali. L'età del primo utilizzo, la durata, l'interruzione, la formulazione e la dose. In più, gli studi epidemiologici devono tenere conto dei fattori confondenti, da quelli sociodemografici alla storia familiare di tumore, dalle variabili di salute riproduttiva all'eventuale ricorso alla terapia ormonale sostitutiva. Lo studio condotto dal Collaborative Group on Epidemiological Studies of Ovarian Cancer cerca di effettuare una sintesi delle informazioni raccolte fino a oggi, utilizzando una combinazione di 45 studi, molti dei quali prospettici, accomunati da una grande precisione statistica, come puntualizza l'editoriale. La domanda cruciale è quanto persiste l'effetto protettivo dei contraccettivi anni dopo l'interruzione. La pillola, infatti, è molto comune tra le donne giovani, ma non altrettanto si può dire per il tumore ovarico, la cui incidenza aumenta con l'età. I dati presi in esame riguardano 23257 donne con tumore ovarico e 87303 pazienti controllo non affette dal tumore. Gli studi considerati riguardano 21 paesi ed è stato stimato il rischio relativo di tumore ovarico in relazione ai contraccettivi orali. Delle pazienti considerate il 31% prendeva la pillola, mentre tra le pazienti controllo il 37% assumeva il contraccettivo orale. In entrambi i gruppi la pillola è stata assunta per oltre cinque anni. I risultati sono piuttosto netti. Le donne che hanno preso la pillola anticoncezionale per circa 15 anni hanno ridotto della metà la probabilità di sviluppare il cancro ovarico e, fatto più importante, l'effetto protettivo permane per almeno 30 anni, pur indebolendosi col passare del tempo. Sempre secondo lo studio, tra le donne che non hanno utilizzato il farmaco 12 su 1000 potrebbero contrarre il cancro ovarico prima del raggiungimento dei 75 anni di età. Una stima che scende a otto donne su 1000 per coloro che hanno preso la pillola. Come a dire che, sostengono i ricercatori, l'uso prolungato della pillola ha permesso di evitare oltre 200000 casi di cancro ovarico e circa 100000 decessi. Nell'annosa questione sull'uso della pillola e sul bilancio rischio-beneficio questa volta la bilancia pende decisamente verso i benefici.

Marco Malagutti



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