La legge della discordia

31 maggio 2005
Aggiornamenti e focus

La legge della discordia



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Il 9 luglio 2004 la Commissione Sanità del Senato ha dato il via libera al Disegno di Legge sulla procreazione medicalmente assistita (PMA), contenente il testo approvato già dalla Camera dei Deputati l'anno precedente. E' stata la conclusione di una vicenda che per anni ha visto su fronti opposti chi difendeva il diritto di accedere alle tecniche e quindi la possibilità di procreare e chi difendeva i diritti (presunti offesi) dei nascituri. Ma forse le questioni etiche in gioco non erano solo queste. Non a caso alle proteste contro l'approvazione hanno preso parte 1600 rappresentanti della comunità scientifica italiana.

Cosa dice il testo


La finalità dichiarata nell'art.1 del testo di legge è favorire la soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dall'infertilità. L'art.4 specifica che il ricorso alla tecnica è consentito qualora non ci fossero altri metodi per rimuovere le cause di infertilità, ed è circoscritto ai casi di infertilità inspiegabile o determinata da causa certificata da un atto medico. Lo stesso articolo vieta l'uso di gameti eterologhi, cioè di ovuli o spermatozoi non appartenenti alla coppia di aspiranti genitori, quindi, prende in considerazione solo l'inseminazione omologa. Inoltre l'accesso alla fecondazione assistita è permesso solo a coppie di maggiorenni di sesso diverso, sposate o conviventi, in età potenzialmente fertile ed entrambi in vita. Gli articoli 13 e 14 sono dedicati alla tutela dell'embrione umano, vietando qualsiasi sperimentazione su di esso. Restano comunque vietati la produzione di embrioni ai fini della ricerca, la selezione, la clonazione, la selezione a scopo eugenetico di embrioni e gameti, interventi diretti a modificare il patrimonio genetico o predeterminare caratteristiche genetiche. Si vieta, inoltre, il congelamento degli embrioni e la produzione di un numero di embrioni superiori a quello necessario a un unico impianto, e in ogni caso non superiore a tre. Le linee guida specificano che tre è il numero massimo e che si può decidere in base alle esigenze quanti embrioni creare e in ogni caso impiantare tutti quelli prodotti. L'unica opzione prevista per procedere alla crioconservazione interessa i casi in cui, per motivi legati alla salute della donna il trasferimento dell'embrione viene rinviato.

Coppie in difficoltà


Le risposte alla legge non sono materia nuova, risalgono già alla presentazione del Disegno di Legge, e all'approvazione della Camera dei Deputati arrivata nel giugno del 2002. La protesta degli aspiranti genitori interessa, in particolare, alcuni punti del testo legislativo. L'associazione Mammeonline scrive sulle pagine del proprio sito che: "Con l'articolo 4 si nega l'acceso alla tecnica alle coppie che pur non avendo problemi di infertilità, sono portatrici di malattie geneticamente trasmissibili come la fibrosi cistica e la talassemia. Coppie che per altro dovrebbero avvalersi della tecnica di diagnosi genetica preimpianto e trasferire solo gli embrioni sani. Ma, oltre a non aver diritto alla PMA, per effetto dell'art. 14 tutti gli embrioni devono essere impiantati inclusi quindi quelli malati." A queste persone, quindi, non resta che tentare il concepimento naturale; poi, nel caso di una gravidanza, se la diagnosi prenatale (amniocentesi o villocentesi) sarà negativa potranno procedere, ai sensi della Legge 194/78, all'aborto volontario. Nello stesso articolo si afferma l'esclusione della donazione di ovuli e spermatozoi, un provvedimento che non fermerà il fenomeno, per altro limitato rispetto alla maggioranza degli interventi di PMA. Basterà rivolgersi ai centri specializzati di altri paesi dove questa procedura è ammessa, creando una discriminazione economica tra chi può permetterselo e chi no. Ma per questi nascituri non sarà semplice risalire alla propria identità genetica o ai dati relativi al donatore qualora fossero necessari per motivi sanitari, come, per esempio, un trapianto di midollo osseo. In alternativa a questo escamotage piuttosto costoso si potrà ricorrere a rapporti extraconiugali o a banche del seme disponibili in Internet, con gravi rischi per la salute individuale e collettiva.

Tre non bastano

Ma se per le donne più giovani la limitazione a tre del numero di embrioni prodotti potrebbe non essere un problema, per le donne più adulte questo elemento e l'impossibilità di conservarli con il freddo, implica che per ogni fallimento la donna debba subire un nuovo ciclo ormonale terapeutico per produrre contemporaneamente molti ovociti e avere sufficiente materiale per procedere. "In questo modo - sostiene Monica Soldano dell'Associazione Madreprovetta - si espone la donna a rischi maggiori per la sua salute, limitando la possibilità che rimanga incinta e costringendola a ripetere le procedure, per altro costose". I processi biologici della riproduzione non assicurano che un ovocita e uno spermatozoo messi a contatto diano origine a un embrione, infatti nella pratica solo un terzo, in media, degli ovociti fecondati sviluppa un embrione vitale. "Inoltre, essendo ora costretti a impiantare tutti gli embrioni prodotti, senza selezione, diventa più difficile evitare le gravidanze multiple, con i rischi che esse comportano per la madre e per i nascituri" aggiunge Paola Anserini, dirigente medico dell'Ospedale San Martino di Genova. In questi termini quindi la legge impone al medico di applicare una metodologia non ottimale, che riduce le percentuali di successo, cioè qualitativamente inferiore a quanto la tecnologia oggi disponibile può offrire.

Risvolti etici

Sull'art. 6 infine pende l'accusa di incostituzionalità in quanto si definisce che la volontà può essere revocata da ciascuno dei futuri genitori fino al momento della fecondazione dell'ovulo, e la decisione a non procedere può essere presa solo per motivi di ordine medico-sanitario. Quindi al di fuori di queste circostanze il trasferimento diventa obbligatorio. Ma questo è in contrasto con l'articolo 32 della Costituzione Italiana secondo cui nessuno può essere obbligato a un trattamento sanitario se non per disposizione di legge, e in nessun caso la legge può violare il rispetto della natura umana.Un interessante spunto di riflessione lo fornisce una dichiarazione di Giuseppe Novelli, professore di Genetica umana all'Università di Tor Vergata: "Non si possono combattere l'informazione scorretta, il far-west legislativo, il cattivo uso della scienza, con i divieti, che non fanno altro che allontanare l'Italia dalla ricerca scientifica di punta, ma piuttosto con la cultura e la conoscenza scientifica estesa a livello dei cittadini e degli operatori, concedendo autorizzazioni a esercitare solo a professionisti con dimostrata competenza e curriculum professionale".

Simona Zazzetta



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