Endometriosi, difficile riconoscerla

24 ottobre 2008
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Endometriosi, difficile riconoscerla



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Non poche donne, in Italia circa tre milioni (dato forse sottostimato), soffrono di endometriosi, malattia nella quale il tessuto di rivestimento dell'utero o endometrio è presente anche in altre sedi pelviche e addominali causando dolore e altri problemi. Ma in genere la diagnosi viene posta in ritardo, in media dopo nove-dieci anni e diversi consulti medici, per difficoltà nel riconoscimento. I sintomi, a parte i casi in cui almeno inizialmente sono assenti, possono anche essere confusi con quelli di altre patologie e ci può essere una comorbilità. L'inquadramento dilazionato finisce per ritardare il trattamento, con tutto il carico protratto di sofferenza legato alla malattia, fisico e psicologico, tanto più che sono colpite donne giovani e che sono temute in particolare le conseguenze per la fertilità. Che un nodo cruciale sia la possibile diagnosi errata per confusione con altre forme con le quali c'è una sovrapposizione di sintomi lo conferma anche un'ampia ricerca britannica, che prende in considerazione le due patologie maggiormente coinvolte, la malattia infiammatoria pelvica e la sindrome dell'intestino irritabile, anch'esse di frequente riscontro.

La sovrapposizione di sintomi


L'endometriosi si caratterizza prima tutto per il dolore, mestruale (dismenorrea), pelvico cronico, sessuale (dispareunia), poi per infertilità e segni di menopausa precoce; possono esserci sintomi gastrointestinali (colon irritabile, diarrea o stipsi, gonfiore), sciatalgia, disturbi urinari e anche altri come astenia, cefalea, nausea, depressione. La diagnosi si effettua con l'anamnesi e un accurato esame obiettivo, eventualmente esame rettale, seguiti a seconda dei casi da indagini quali ecografia, ricerca del marcatore nel sangue, clisma opaco, Tc o Rmn, laparoscopia. Nello studio inglese si è analizzato un database relativo a 5.540 donne tra i 15 e i 55 anni alle quali era stata diagnosticata endometriosi, facendo un confronto con 21.239 donne senza endometriosi come controlli. Lo scopo della ricerca era determinare se il rischio aumentato di ricevere una diagnosi di sindrome d'intestino irritabile o di malattia infiammatoria pelvica in donne con riconoscimento di endometriosi fosse dovuto a un'errata diagnosi o a una comorbilità; si è valutata quindi la diagnosi delle due patologie prima e dopo quella indice dell'endometriosi. In confronto ai controlli, si è evidenziato che le pazienti con endometriosi avevano una probabilità 3,5 volte più elevata di essere state prima diagnosticate per sindrome dell'intestino irritabile, circa il 10% era stato trattato per questa patologia. Anche dopo il riconoscimento dell'endometriosi, le donne con endometriosi avevano ancora una probabilità 2,5% volte maggiore dei controlli di ricevere una nuova diagnosi di intestino irritabile. Inoltre, per le malate era 6,4 volte più alta la probabilità di essere trattate per malattia infiammatoria pelvica prima della diagnosi di endometriosi (più dell'8% era stato così trattato nel periodo precedente), e la probabilità era quasi quattro volte più elevata anche dopo la stessa diagnosi.

Obiettivo ridurre il ritardo diagnostico


Nelle donne con endometriosi c'era quindi chiaramente una maggiore possibilità di ricevere una diagnosi di intestino irritabile o di malattia infiammatoria pelvica, anche dopo il riconoscimento definitivo della patologia endometriosica. Il fatto che la quota delle donne trattate per intestino irritabile o malattia pelvica si fosse significativamente ridotto dopo la diagnosi di endometriosi ha portato i ricercatori a ritenere che ci sia un consistente problema di errato riconoscimento in presenza di endometriosi. Comunque le condizioni spesso coesistono, e per questo, commentano, se con l'endometriosi è compresente la malattia infiammatoria pelvica è opportuno un trattamento più rigoroso per diminuire il rischio ancora maggiore d'infertilità, mentre una gestione appropriata della sindrome dell'intestino irritabile può ridurre i sintomi intestinali correlati all'endometriosi. Vanno però meglio identificate, concludono, le differenze nei modelli sintomatologici delle tre situazioni cliniche, sia per riuscire a ridurre il ritardo di diagnosi, sia per attuare regimi terapeutici ottimali.

Elettra Vecchia



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