Una spia precoce per la preeclampsia

15 settembre 2006
Aggiornamenti e focus

Una spia precoce per la preeclampsia



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La pressione alta, si sa, è un fattore di rischio per varie malattie e loro complicanze, e in gravidanza può essere un pericolo doppio, per la madre e per il nascituro. In questa circostanza l'ipertensione, che può essere preesistente o svilupparsi proprio nella gestazione, se accompagnata da una significativa proteinuria, cioè eliminazione di proteine nelle urine, dopo la ventesima settimana, definisce la preeclampsia (se invece è isolata e non preesistente si parla d'ipertensione gestazionale), una complicanza presente nel 3-5% delle gravidanze che è tuttora causa di mortalità materna (negli USA è la seconda per le gestanti dopo l'embolia) e fetale oltre che di morbilità e mortalità neonatale. Espone infatti a rischi come distacchi di placenta, coagulazione intravascolare disseminata, emorragia cerebrale, basso peso alla nascita per il bambino.

Il ruolo dell'endoglina solubile


La preeclampsia è favorita da diversi fattori e sta emergendo un quadro complesso, nel quale si cercano spie precoci della malattia per identificare le gestanti a rischio o cogliere la forma al suo esordio per trattarla con tempestività e scongiurare le gravi conseguenze. Tra i fattori predisponenti noti o ipotizzati, che comprendono per esempio età avanzata della gestante, primiparità, familiarità, malattie come nefropatie, ovaio policistico, asma, obesità, ci sono alterazioni immunologiche e coagulatorie e squilibri di sostanze circolanti, quali proteine proangiogeniche come il fattore di crescita placentare (PlGF) e antiangiogeniche quale la tirosina chinasi 1 fms-like solubile (sFlt1) detta anche recettore 1 del fattore di crescita endoteliale (sVEGFR1). Di quest'ultimo gruppo fa parte una proteina, ora identificata come promettente elemento predittivo della preeclampsia al suo esordio: l'endoglina solubile. La sostanza che negli studi sull'animale aveva dimostrato di agire insieme con la sFlt1 nel determinare una grave sindrome preeclampsia-simile, è altamente espressa sulle membrane delle cellule endoteliali, quelle che rivestono internamente i vasi sanguigni. Ricercatori statunitensi di un Gruppo di studio sul calcio per la prevenzione della preeclampsia (CPEP) hanno verificato il ruolo dell'endoglina anche nella patogenesi umana, confermando che nello sviluppo della malattia è coinvolto uno squilibrio di fattori circolatori associato a disfunzione endoteliale.

Forte aumento prima della malattia


Nell'ambito dello studio CPEP sono state confrontate 72 donne che avevano manifestato preeclampsia pretermine (prima delle 37 settimane di gestazione) e altre 480 equamente suddivise in donne con preeclampsia a termine, con ipertensione gestazionale, normotese che avevano avuto bambini piccoli per l'età gestazionale, normotese con figli normali per l'età gestazionale (gruppo controllo). Nelle partecipanti con preeclampsia i livelli sierici di endoglina sono risultati significativamente aumentati due-tre mesi prima dello sviluppo della malattia; dopo la manifestazione clinica erano molto più elevati nella preeclampsia pretermine e più alti in quella a termine, rispetto ai controlli, con un incremento che per la prima iniziava a 17-20 settimane e per la seconda a 25-28, e che si accompagnava a un aumento del rapporto tra sFlt1 e PlGF. Le concentrazioni ematiche di endoglina aumentano anche nell'ultimo bimestre delle gravidanze normali, ma l'incremento è più precoce e più pronunciato nelle donne che sviluppano la preeclampsia, soprattutto in quelle con la forma pretermine o che hanno bambini piccoli per l'età gestazionale. Questo fattore contribuisce quindi all'insorgenza della malattia e potrebbe diventare un marker precoce da monitorare.

Elettra Vecchia



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