Al seno ma allergici

19 settembre 2007
Aggiornamenti e focus

Al seno ma allergici



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Il latte materno è quasi una cura per il neonato, per la protezione immunitaria che gli conferisce ma anche per altri effetti protettivi che non si è ancora finito di mettere in luce. Tra questi, la difesa nei confronti delle allergie e dell'asma pediatrico è sostenuta da molte ricerche, non mancano però evidenze di associazione nulla o persino inversa. Elementi più consistenti ci sono per la protezione dall'eczema atopico nell'infanzia; per l'asma, per le allergie a pollini e alimenti, per le sensibilizzazioni cutanee alcuni studi hanno mostrato effetti protettivi maggiori per l'allattamento al seno esclusivo e prolungato, altri nei confronti di bambini portati a sviluppare l'atopia, ma in altri ancora non è emersa una riduzione del rischio. E depone per un'assenza di protezione uno studio nell'ambito del PROBIT (Promotion of Breastfeeding Intervention Trial), nel quale l'allattamento esclusivo e prolungato mostra di non aver ridotto il rischio di allergie e asma nei bambini all'età di sei anni e mezzo.

Il rischio non cambia


Lo studio ha valutato l'efficacia protettiva di un'implementazione - esclusività e prolungamento promossi tra madri decise in partenza ad allattare - della strategia del PROBIT, condotto in Bielorussia per favorire l'allattamento al seno e svolto nei reparti maternità sul modello dell'iniziativa di OMS e UNICEF. Sono state coinvolte più di 17.000 coppie madre-bambino, con o senza assegnazione randomizzata (casuale) all'intervento di promozione, e per quasi 14.000 all'età di sei anni e mezzo dei figli si sono effettuate le osservazioni relative alle allergie, attraverso un questionario specifico e l'esecuzione del prick test cutaneo rispetto a cinque antigeni inalatori (acari della polvere, gatto, polline di betulla, misto di erbe di prato, muffa Alternaria). Un risultato positivo è che l'intervento ha prodotto un incremento dell'allattamento al seno, visto a tre, sei, nove e dodici mesi, e di quello esclusivamente al seno registrato a tre e sei mesi. Nel gruppo con l'intervento tuttavia, rispetto a quello controllo, non si è riscontrata una diminuzione del rischio riguardo ai sintomi o alle diagnosi di asma, pollinosi o eczema, né alla positività al prick test. In sei centri, tre con intervento e tre controllo, si sono registrati tassi di positività sospetti in quanto troppo elevati, li si è pertanto esclusi dalla valutazione, dopo di che i rischi sono apparsi significativamente aumentati, raddoppiati o triplicati, per quattro dei cinque antigeni considerati.

Epidemia dovuta ad altri fattori


Gli autori affermano quindi che i risultati non depongono per un effetto protettivo anti-allergie dell'allattamento protratto, rilevando che i risultati confliggono con altri precedenti. E riconoscono anche limiti dello studio, come la frequenza di allergie pediatriche inferiore nell'Est europeo che nell'Ovest industrializzato (che richiede cautela nell'estrapolazione dei dati), i tassi registrati molto bassi per l'eczema che fanno pensare a un'ampia sottostima, e quelli invece troppo alti in sei centri per i test cutanei. In ogni caso, concludono, secondo questi risultati tra l'altro di uno studio molto ampio e randomizzato (e non solo osservazionale) e altri che non hanno mostrato benefici, sembra improbabile che interventi pubblici di promozione dell'allattamento possano avere un grande impatto nella riduzione delle malattie allergiche. E il fatto che queste siano aumentate negli ultimi decenni, anche in concomitanza con un ritorno della nutrizione al seno, dimostra che l'allattamento non è protettivo in tal senso a livello di popolazione e sottolinea la necessità d'individuare i maggiori fattori causali di tale epidemia. Il discorso di sicuro non è concluso. Tutto questo con buona pace, naturalmente, della molte proprietà che rendono il latte materno prezioso e insostituibile.

Elettra Vecchia



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