La conizzazione pesa sul pancione

14 novembre 2008
Aggiornamenti e focus

La conizzazione pesa sul pancione



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Lo screening citologico per le patologie neoplastiche della cervice uterina, realizzato in moltissimi paesi grazie al Pap-test, permette una diagnosi precoce che ha minimizzato la quantità lesioni intraepiteliali e di tumori invasivi. Tuttavia, in caso di diagnosi maligna accertata, non essendoci fattori di prognosi certi ed efficaci, si deve procedere alla conizzazione cervicale, per asportare il tessuto tumorale. Si tratta di un intervento chirurgico, eseguito in anestesia locale o generale, con tecnica tradizionale o con il laser, che permette di prelevare un cono di tessuto cervicale leso. Dal momento che, nei recenti anni, la scelta di avere una gravidanza viene sempre più posticipata nel tempo accade, o potrà accadere, sempre più spesso che una donna arrivi alla maternità con una storia di interventi di questo tipo alle spalle.

Nascite condizionate


L'impatto di questi trattamenti, anche se minimamente invasivi, sull'esito di gravidanza e parto, è stato più volte preso in considerazione dagli esperti che con vari studi hanno cercato di misurarlo, ma in campioni piuttosto piccoli. Dati più concreti e affidabili, utilizzabili anche come riferimento per le scelte di gestione delle pazienti, è stato ottenuto da una ricerca norvegese che ha incluso nell'analisi un'ampia coorte di nascite avvenute tra il 1967 e il 2003. Il lasso di tempo ha permesso di valutare circa 15 mila parti in donne che si erano sottoposte alla conizzazione prima della gravidanza, altre 57 mila che avevano subito l'intervento dopo il parto e più di 2 milioni di nascite da donne che non avevano affrontato interventi rilevanti che fungevano da gruppo controllo. I ricercatori hanno rilevato che, tra le donne che avevano avuto una gravidanza dopo la conizzazione, la quota di parti pretermine, cioè prima della 37° settimana era più alta, 17,2%, rispetto alle donne che avevano partorito prima dell'intervento, 6,7%, percentuale simile, come si poteva immaginare, a quella riscontrata tra le donne non sottoposte a intervento. Inoltre, aumentava anche il rischio di aborto tardivo (entro la 24° settimana) fino a quattro volte, anche se l'età della gestante attenuava la differenza, e la probabilità di basso peso del bambino alla nascita.

Rischi gestibili


L'eccesso di rischio rilevato viene considerato rilevante dal punto di vista clinico, da parte degli autori della ricerca, e tutt'altro che trascurabile nella gestione di queste pazienti. E non potendo temporizzare gli eventi osservati, conizzazione, gravidanza e parto, i dati suggeriscono chiaramente che le donne in gravidanza, sottoposte in passato all'intervento, necessitano di una maggiore sorveglianza per migliorare gli esiti della gestazione. Una strategia che pagherebbe anche dal punto di vista della prevenzione delle nascite pretermine. Altrettanta attenzione è necessaria per le donne molto giovani o che comunque non hanno ancora avuto figli. Una diagnosi di neoplasia va valutata nell'ambito di un consenso informato sui rischi della conizzazione, senza escludere una fase di attesa vigile e controllata. E in ogni caso, qualora si procedesse alla chirurgia, che sia fatta nel modo e con le tecniche ottimali proprio per ridurre il danno cervicale ed evitare complicanze future.

Simona Zazzetta



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