Insonnia, questione di cuore

03 marzo 2006
Aggiornamenti e focus

Insonnia, questione di cuore



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Che lo stress renda difficile il sonno non è cosa nuova. Indipendentemente dalla natura dello stressor e dalla qualità dell'esperienza (esiste infatti anche uno stress positivo) le forti emozioni non conciliano il riposo. Capire però attraverso quali vie si eserciti l'effetto sul sonno non è altrettanto immediato.
Tra le ipotesi circolanti ce n'è una basata sull'azione dello stressor sul sistema cardiocircolatorio, ed è questa che è stata messa alla prova da un gruppo di ricercatori statunitensi.

Stress da oratore


L'esperimento ha interessato 59 adulti sani, che non soffrono di insonnia. Tutti sono stati seguiti per una notte con la polisonnografia, un test che consente di registrare le fasi del sonno e le diverse variabili che entrano in gioco, elettrocardiogramma e monitoraggio della pressione arteriosa. I partecipanti, però, sono stati divisi in due gruppi, uno dei quali poco prima di coricarsi, veniva sottoposto a uno stress standard. Questo consiste nel dire alla persona che al suo risveglio dovrà tenere un discorso su un tema che gli verrà comunicato con un anticipo di pochi minuti; non solo: si fa anche presente che il discorso sarà registrato e successivamente valutato.

Sonno senza sogni più riposante


Per capire l'esperimento va però premesso che il sistema nervoso autonomo, quello che comanda le funzioni non coscienti, dal battito cardiaco al rilascio degli ormoni, si compone di due sistemi: simpatico e parasimpatico o vagale. Il simpatico attiva l'organismo alla lotta, liberando dopamina e inducendo tutte le risposte della lotta (aumento del battito cardiaco, della pressione...); il parasimpatico, al contrario, attiva la risposta neurormonale del riposo e in pratica determina un effetto quasi contrario. Insomma: uno accelera, l'altro frena. L'altra premessa necessaria è che nel corso della notte si hanno diversi cicli di sonno non REM, cioè privo di movimenti oculari e quindi di sogni, che diventano via via più profondi, nei quali si assiste a un generale rallentamento dell'attività. Il sonno più riposante per l'organismo nel suo complesso pare essere il sonno non-REM nelle fasi più profonde (la 3^ e la 4^).

Al cuor non si comanda (più)

L'attivazione del sistema simpatico e di quello parasimpatico può essere valutata in maniera abbastanza semplice, attraverso l'analisi delle componenti ad alta e bassa frequenza della variabilità della frequenza cardiaca. Nelle persone sottoposte allo stress del discorso, si è osservato che persisteva nel corso della notte un'attivazione del sistema simpatico. Infatti, nelle fasi non REM diminuiva la variazione della frequenza cardiaca e, in un certo senso, il sistema cardiovascolare restava accelerato. In pratica, il sonno diventa più leggero e disturbato e anche in assenza del risveglio precoce la sua qualità, il suo effetto ristoratore vengono meno. Quindi uno dei modi, anche se forse non l'unico, attraverso il quale lo stress turba il sonno è proprio l'attivazione del sistema cardiovascolare.
C'è anche un'altra conseguenza: chi è sottoposto a stress cronico, con l'instaurarsi dell'insonnia va considerato più esposto anche alle altre malattie che risentono della continua eccitazione del sistema simpatico, a cominciare dalle malattie coronariche.

Maurizio Lucchinelli



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