Inutili megadosi di C

20 giugno 2008
Aggiornamenti e focus

Inutili megadosi di C



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Negli Stati Uniti ha una denominazione ben precisa: Megavitamins. Si tratta dell'assunzione di vitamine ad alti, a volte altissimi, dosaggi. E' una moda, oggi sul viale del tramonto, che ha per così dire un padre nobile, il due volte premio Nobel Linus Pauling. Pauling, dopo una vita di ricercatore ortodosso - era un biochimico - si mise in rotta di collisione con la medicina ufficiale propugnando il cosiddetto approccio ortomolecolare (della scelta della molecola giusta). Cavallo di battaglia di Pauling fu il raffreddore. Non una grande patologia, d'accordo, ma certo una malattia molto diffusa. A partire dal 1970, cominciò a propugnare la teoria che l'assunzione giornaliera di 1000 mg (un grammo) di vitamina C poteva prevenire l'infezione in una misura del 45%. In effetti un grammo è una dose elevata, visto che il fabbisogno giornaliero è stimato in 60-75 mg al giorno, ma Pauling riteneva che in alcuni casi potevano essere necessarie dosi anche superiori. Lui stesso, dichiarò, ne assumeva 12 grammi al giorno e addirittura 40 se sentiva approssimarsi un raffreddore. La cosa non venne lasciata cadere dalla scienza ufficiale, e dalla metà degli anni settanta in poi si sono avuti ben 16 studi clinici controllati che hanno messo alla prova la vitamina C nel raffreddore: tutti invariabilmente negativi. O non si verificava nessuna differenza rispetto al placebo o al massimo si aveva una sintomatologia meno forte, con un effetto simile a quello degli antistaminici. Oltretutto questo effetto palliativo si ottiene anche con dosi di gran lunga inferiori a quelle indicate dal premio Nobel. Insomma, il gioco non valeva la candela.

Inutile nel trattamento dei tumori


Pauling comunque non si occupò soltanto di malattie da raffreddamento. Anche nel trattamento dei tumori a suo avviso le megadosi di vitamina C potevano rappresentare una risorsa terapeutica. Nel 1976 e poi nel 1978, assieme a un chirurgo scozzese, Ewan Cameron, compì studi dai quali si concludeva che i pazienti affetti da tumori che ricevevano supplementi di 10000 mg di vitamina al giorno avevano una sopravvivenza da tre a quattro volte superiore. Tuttavia dal National Cancer Institute venne l'osservazione che i due gruppi di pazienti, quello che assumeva la vitamina e l'altro, non erano omogenei, cioè avevano caratteristiche differenti e, quindi, il confronto era falsato in partenza. A quel punto (1978) la Mayo Clinic di Rochester, uno dei centri di eccellenza statunitensi, diede il via in successione a tre studi condotti, come quelli di Pauling, su pazienti incurabili. In tutti e tre i casi, però, i benefici visti nell'esperienza di Cameron e Pauling non si riprodussero.

Conclusioni abbastanza chiare


Insomma un insuccesso su tutta la linea una volta che si rispettavano le regole per la selezione dei pazienti da studiare. Pauling era un visionario o un ciarlatano? No, questo è da escludere, solo che traeva conclusioni errate da osservazioni anche corrette. Per esempio, tornando al caso del raffreddore, è vero che la vitamina C è fondamentale per l'attività del sistema immunitario. Diversi studi in vitro hanno dimostrato che nelle cellule mobili del sistema immunitario, come linfociti e fagociti, il contenuto di vitamina C è cento volte superiore a quello del plasma e che quando la sostanza comincia a venire meno all'interno di queste cellule esse diminuiscono la loro capacità di movimento e, quindi, la loro funzionalità. Ma da un dato in vitro non si può concludere direttamente che aumentare la vitamina C assunta giornalmente porti automaticamente a un potenziamento delle difese immunitarie.
Di qui a concludere che i supplementi vitaminici siano inutili, ce ne corre. Esistono condizioni in cui si possono creare carenze o in cui il fabbisogno aumenta. Per esempio dai sei mesi ai 2 anni di età, la maggioranza dei bambini trae beneficio da una supplementazione di vitamine C,D e A, e la supplementazione può continuare fino 5 anni se non si riesce a far seguire al bambino una dieta variata. La vitamina A, poi, si è rivelata utile nel ridurre la mortalità da morbillo. Le donne in gravidanza o in allattamento è opportuno assumano una dose aggiuntiva di vitamina D, per non parlare dell'acido folico, vitamina del gruppo B, che riduce la possibilità di difetti del tubo neurale nel nascituro. Gli anziani, invece, hanno spesso difficoltà ad alimentarsi correttamente, vuoi per problemi odontoiatrici vuoi per perdita del gusto e altro. In questi casi i supplementi polivitaminici migliorano senz'altro il guadro generale del paziente, tanto che si riduce il numero di giorni l'anno in cui sono colpiti da infezioni.
Meno male che ci sono, insomma. Ma, come sempre, è questione di misura.

Maurizio Imperiali



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