Cure costose perché...

13 giugno 2008
Aggiornamenti e focus

Cure costose perché...



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Non è facile affrontare la sostenibilità delle cure per malattie diffuse e invalidanti ma che, per ragioni biologiche, colpiscono soprattutto la popolazione anziana. E' il caso della degenerazione maculare senile, che è una delle cause principali di cecità ma, appunto, negli anziani. Il perché di questa precisazione può essere reso da un esempio: diagnosticare e trattare la retinopatia diabetica nelle persone affette da diabete tipo 1, quindi giovani, permette un grande risparmio di costi sociali in termini di disabilità evitata, stimato in poco meno di 10000 dollari statunitensi a paziente; difficilmente, pur potendosi evitare la disabilità anche nella degenerazione maculare, si otterrebbero valori analoghi, visto che si tratta di pazienti in pensione o in procinto di andarvi, e il valore economico della disabilità discende (triste ma è così) dalla capacità di produrre.

Tentare un confronto omogeneo


Se questa è la linea teorica, anche il confronto nella pratica segue il medesimo andamento. Uno studio, per esempio, ha cercato di mettere a confronto diverse patologie oculari, anzi della retina, valutando quanto costasse in ciascuna di esse ottenere un miglioramento dell'acutezza visiva utilizzando il miglior trattamento disponibile. Per rendere omogeneo il confronto si sono utilizzati diversi indici, ma in particolare uno: il numero di linee di Snellen (cioè le linee di caratteri progressivamente più piccoli che si impiegano nei test optometrici) che il trattamento faceva guadagnare o non perdere. Il costo del trattamento venne invece calcolato considerando tutte le prestazioni rimborsate (si è negli Stati Uniti) vale a dire esami diagnostici, trattamenti chirurgici e farmacologici, trattamento di supporto e altro purché avesse un codice di rimborso correlato a malattia e trattamento. Il costo veniva poi diviso per il numero di linee di Snellen guadagnate e si otteneva il costo per linea. Il confronto diveniva così possibile tra patologie differenti. E passando ai risultati il costo per linea dei trattamenti della degenerazione maculare variava dai 997 dollari del trattamento laser della neovascolarizzazione della coroide ai 5509 della terapia fotodinamica per lesioni occulte ai quasi 12500 del trattamento iniettivo col pegaptanib. Trattare una distacco della retina, invece, aveva un costo per linea di 651 dollari e anche la malattia retinica più costosa da trattare, l'edema maculare diabetico, comportava una spesa di 5458 dollari a linea.

I trattamenti più recenti


Insomma costi mediamente più elevati e che aumentano con i trattamenti più recenti. Ma fino a un certo punto, perché lo studio non prende in esame i due farmaci più recenti impiegati per la degenerazione maculare: bevacizumab e ranibizumab. Infatti, essendo stato pubblicato nel 2007, mancavano dati a lungo termine. Già in via preliminare, però, secondo gli autori il ranibizumab dovrebbe totalizzare un costo di 9000 dollari a linea salvata, e il bevacizumab un costo di 600 dollari. Il profano direbbe che il confronto è vinto a mani basse, anche rispetto agli altri trattamenti, dal bevacizumab. Ma c'è un ma: le due sostanze sono simili, anticorpi monoclonali diretti contro i fattori di crescita vascolare, cioè impediscono la formazione di nuovi vasi, però solo il ranibizumab ha un'indicazione registrata per la degenerazione maculare, mentre nel caso del bevacizumab si è di fronte a un uso off label. Qualche tempo fa gli oculisti italiani della SOI avevano preso posizione per l'uso del farmaco meno caro, ma erano stati bacchettati dai farmacologi e non soltanto da loro. Effettivamente il bevacizumab nasce per altri scopi, mentre il ranibizumab è nato per l'uso intraoculare. Però, allora, perché il Servizio sanitario non lo rimborsa? E si ritorna al dato di partenza.

Maurizio Imperiali



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