Tener d'occhio la prevenzione

19 dicembre 2008
Aggiornamenti e focus

Tener d'occhio la prevenzione



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Anche contro le patologie oculari l'obiettivo è sempre più individuarle per tempo, oltre che agire sui fattori di rischio quando possibile. Occasione per ribadire l'importanza della prevenzione è stato l'88° Congresso della Società oftalmologica italiana. Tra i temi trattati, uno sul quale si pone l'accento è la degenerazione maculare legata all'età (DMLE), considerata una tra le maggiori sfide, insieme con il glaucoma e il distacco di retina. Ma il primo messaggio, generale, è per la prevenzione: "D'obbligo" spiega il presidente SOI Corrado Balacco Gabrielli "i controlli cadenzati per ogni fase di vita, da quelli dell'infanzia, a 3 anni per scoprire e correggere precocemente lo strabismo e in età scolare contro i vizi refrattivi, a quelli dell'adulto: intorno a 40 anni per scoprire per esempio un glaucoma in fase iniziale, poi se il soggetto è sano di sicuro almeno a 65 per individuare segni precoci di DMLE, e in seguito annualmente. L'altro punto è correggere lo stile di vita: no al fumo che danneggia i vasi retinici, sì all'attività fisica, bene abituarsi da bambini (continuando da adulti) a verdura e frutta ricche di antiossidanti e limitare soprattutto gli zuccheri dopo i 50". Nello specifico della DMLE, aggiunge il vice-presidente Antonello Rapisarda: "protezione dai raggi UV fino dall'infanzia con lenti di marca, alimentazione altamente antiossidante (come ha dimostrato lo studio AREDS) e abbandono del fumo sono tre cardini. La supplementazione con vitamine A,C,E, con zinco, selenio, luteina e zeaxantina è del resto prevista in caso di carenze accertate o malassorbimento".

La frontiera degli anti-angiogenetici


Certo, come dice il nome, la DMLE è un problema crescente in quanto legato all'invecchiamento, secondo l'OMS è la prima causa di cecità legale nel mondo occidentale: inizia a colpire tra 50 e 60 anni, fascia d'età in cui ne soffrirebbe mezzo milione di italiani, cifra che tocca i due milioni oltre i 70; tre su dieci dopo i 75 ne risultano affetti. "Per la forma essudativa o umida della DMLE, la più insidiosa con neo-formazione di capillari anomali" continua Rapisarda "La terapia fotodinamica con verteporfina (PDT) consente di agire anche in quel 30-40% di casi con neo-vasi più centrali (subfoveali) dove non si poteva con il solo laser: ma bisogna intervenire precocemente". La nuova frontiera della DMLE essudativa si confermano i farmaci anti-angiogenetici o anti-VEGF (fattore endoteliale di crescita vascolare): pegaptanib, ranibizumab e bevacizumab. Su questo fronte, precisa il segretario SOI Matteo Piovella "ci stiamo impegnando da più di un anno non solo a livello italiano per la disponibilità ufficiale anche di preparazioni per iniezioni intravitreali di bevacizumab (che è di uso oncologico), in quanto oggi le opzioni approvate sono ranibizumab e pegaptanib, molto pù costosi; mentre in Italia l'allestimento di bevacizumab è stato affidato a farmacie certificate dalla SOI. Il lavoro di sensibilizzazione condotto insieme ai colleghi britannici ha finalmente fatto consentire dal NICE (equivalente dell'Agenzia italiana del farmaco) l'inizio della terapia prima della perdita del visus da un occhio". Su queste terapie si è svolta anche una sessione congiunta SOI-AAO (Accademia americana di oftalmologia) al congresso appena terminato ad Atlanta.

I rischi per il distacco di retina


Anche il glaucoma se non curato porta a cecità (seconda causa nel mondo) e l'incidenza dopo i 75 anni sale al 10%. "In fase iniziale è asintomatico" riprende Rapisarda "quindi sono importanti controlli periodici dai 40 anni d'età, soprattutto se se ci sono familiarità o condizioni quali ipertensione, miopia, emicrania, pregressi traumi oculari o uso prolungato di cortisonici. Ci sono tecniche diagnostiche strumentali innovative e fa progressi la genetica molecolare; la terapia è farmacologica, chirurgica e parachirurgica". Una terza sfida è il distacco di retina, un caso di emergenza. "A maggior ragione è imperativa la prevenzione, ricordando che i soggetti maggiormente esposti al rischio sono i miopi, che devono quindi sottoporsi a visite periodiche; gli operati per cataratta, soprattutto nel primo anno dopo l'intervento; chi ha subito traumi oculari, lesioni periferiche della retina, infezioni e infiammazioni endo-oculari. La terapia è chirurgica, esterna o episclerale, più semplice e d'elezione nei distacchi non complicati (induce però 2-3 diottrie di miopia), oppure interna o virectomia, di scelta nei casi più complessi ma con ripresa più lenta (e c'è un rischio di cataratta) e necessità di strumentazione sofisticata". Infine, sulla cataratta, due progressi: le nuove lentine bifocali, più adattabili alle singole esigenze, e i nuovi iniettori per posizionare correttamente le lentine, che riducono tempi (dieci minuti) e complicanze soprattutto infettive.

Viviana Zanardi



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