Linfonodo sentinella

20 giugno 2008
Aggiornamenti e focus

Linfonodo sentinella



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Intervenire in modo sempre meno invasivo è uno dei principali obiettivi del chirurgo, in particolare in campo oncologico. In questo senso, un sostanzioso passo avanti è stato compiuto, lo scorso 20 febbraio, dall'équipe chirurgica diretta dal professor Tigellio Gargiulo del Centro di Riferimento Regionale per la Laparoscopia Ginecologica dell'Ospedale Maria Vittoria di Torino. Infatti il professor Gargiulo ha eseguito, per la prima volta in Italia e tra le prime volte al mondo, un duplice intervento di laparoscopia per individuare e asportare il "linfonodo sentinella" della pelvi.

Gli interventi sono stati effettuati su 2 pazienti una di 70 ed l'altra di 80 anni affette da neoplasia uterina in fase iniziale. L'intervento è durato in totale circa 2 ore e mezza. Le pazienti hanno superato bene l'intervento e sono state dimesse dopo tre giorni completamente guarite. L'asportazione e il controllo del linfonodo sentinella è già di per sé un intervento concepito per evitare asportazioni più importanti se non sono necessarie, eseguirlo per via laparoscopica riduce ulteriormente lo stress psicofisico del paziente.

Per meglio capire la portata dell'avvenimento è meglio ripercorrere le nozioni base. "Il linfonodo è un organo del sistema immunitario costituito da una piccola massa di grandezza variabile da quella di un pisello a quella di una nocciola - spiega la dottoressa Daniela Gaia, specializzanda in Endocrinologia presso l'Università degli Studi di Torino - deputato alla difesa dell'organismo ossia a riconoscere il non-self, cioè qualsiasi corpo estraneo all'organismo e nocivo."

Quando entra in contatto con il non-self, il linfonodo si modifica di grandezza e forma, consistenza e motilità rispetto ai tessuti circostanti è quello che accade in seguito a infezioni localizzate, come nell'ascesso dentario, o a infezioni sistemiche o, appunto, quando si verifica l'infiltrazione di cellule tumorali metastatiche che giungono ad esso tramite la linfa ( è il caso sia di tumori solidi sia di tumori ematici come le leucemie o per proliferazione maligna delle cellule del sistema immunitario). Ovviamente questo agente aggressore non raggiunge contempotranemanete tutti i linfonodi, e ce n'è uno, nell'area interessata, che entra per primo in contatto e, per questo, viene chiamato linfonodo sentinella. Mentre un tempo si procedeva all'asportazione di tutti i linfonodi dell'area interessata dal tumore, oggi è possibile in prima battuta asportare solo quello sentinella, controllare se è stato raggiunto da cellule metastatiche e solo in caso positivo procedere all'asportazione degli altri.

Per determinare qual è il linfonodo sentinella, il giorno precedente all'operazione si inietta, direttamente nel sospetto tumore, una piccolissima quantità di un liquido contenente un elemento debolmente radioattivo che non produce reazioni allergiche: il Tecnezio. Dopodiché si segue il viaggio del tecnezio lungo i vasi linfatici mediante uno strumento chiamato Gamma Counter. Così facendo si è in grado di localizzare tutti i linfonodi, e in particolare il linfonodo sentinella.

Nel caso dell'intervento condotto a Torino il linfonodo interessato era quello della pelvi. Se non c'è tumore nel linfonodo, allora significa che il cancro è rimasto confinato all'utero, che viene asportato completamente per via vaginale. Se, invece, c'è metastasi, oltre all'utero si tolgono tutti i linfonodi della pelvi attraverso uno strumento endoscopico. "L'intervento realizzato in laparoscopia è molte volte meno pesante che non con la tecnica tradizionale. Solo per il taglio, che va dall'aorta al pube, possono presentarsi complicazioni, e comunque si richiedono diversi giorni di degenza post-operatoria, senza contare che resta una lunga cicatrice permanente. Con la laparoscopia, invece, non ci sono cicatrici visibili, l'intervento è più breve e dopo due giorni si è di nuovo in forma" commenta Gargiulo.

Fausta Orlando



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