Sì alla tonsillectomia adulta

20 giugno 2008
Aggiornamenti e focus

Sì alla tonsillectomia adulta



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Nella faringotonsillite in età pediatrica l'approccio chirurgico all'asportazione delle tonsille con o senza adenoidi è utilizzato, in modo meno interventista che in passato, nella prevenzione degli episodi ricorrenti, oltre che in casi severi o in specifiche situazioni. Nella stessa forma ma in età adulta l'indicazione alla tonsillectomia non è stata invece oggetto di valutazione, come evidenziato da una recente analisi di letteratura: lo notano gli autori di uno studio che ha voluto fornire evidenze inedite sull'efficacia e la sicurezza di quest'opzione contro le recidive di faringite streptococcica in soggetti maggiori di 15 anni. La faringite infettiva è nella maggioranza dei casi virale ma può essere anche batterica e in questo caso è importante individuare se è coinvolto lo streptococco beta-emolitico di gruppo A, che può dare complicanze severe se non trattato. In alcune persone affette da episodi multipli di faringite agli esami colturali si dimostra il coinvolgimento di streptococchi di gruppo A. La tonsillectomia è appunto un approccio tradizionale per prevenire le infezioni ricorrenti da streptococco della gola, anche se il ruolo esatto svolto dall'infezione tonsillare rispetto alla faringite streptococcica è da chiarire. Secondo una stima circa il 12% della popolazione presenterebbe, a diverso grado, episodi ripetuti di tonsillite. Episodi e durata diminuiti
Allo studio, condotto in Finlandia, hanno partecipato soggetti con indicazione alla tonsillectomia per presenza di tre o più episodi di faringite nell'arco di sei mesi, o quattro in dodici mesi, con sintomi caratteristici e di una certa gravità, e con almeno un episodio da streptococco di gruppo A documentato da esame colturale o da test antigenico rapido. I 70 pazienti selezionati sono stati suddivisi nel gruppo avviato a tonsillectomia e in quello controllo nel quale ci si è astenuti anche da trattamenti farmacologici; la frequenza degli episodi d'infezione è stata osservata dopo tre mesi, mentre l'intero follow-up è durato sei mesi circa. Al termine dei 90 giorni, si sono registrate recidive nel 3% dei soggetti sottoposti a tonsillectomia contro il 24% di quelli senza chirurgia; in pratica ogni cinque interventi si poteva prevenire un caso recidivante. Inoltre, i non trattati hanno avuto in confronto ai trattati una proporzione significativamente maggiore di episodi acuti di faringite, con un tempo minore di comparsa del primo. Nell'intero follow-up i nuovi episodi e i giorni con presenza di mal di gola e febbre sono stati significativamente di meno tra i trattati, riscontro che non c'è stato invece per rinite e tosse. Infine nel gruppo tonsillectomia non si sono registrati effetti collaterali severi; due soggetti hanno presentato un leggero sanguinamento per circa dieci giorni dopo l'intervento.

Valutare benefici e rischi
Sul breve periodo quindi l'approccio chirurgico è apparso più efficace di quello attendista rispetto a tutti gli obiettivi dello studio, tranne febbre e mal di gola, con unici inconvenienti di un certo rilievo il dolore post-operatorio e un piccolo rischio di sanguinamento: evidenze che supportano la teoria di un ruolo importante delle tonsille palatine nelle faringiti streptococciche ripetute. Questo sia pure considerando, nota l'editoriale, che si tratta di uno studio su un campione ridotto, con un follow-up relativamente breve e senza specificazioni sulla severità degli episodi d'infezione. Quali indicazioni trarre dunque da questi risultati per la pratica? La conclusione degli autori è che la scelta di ricorrere o meno alla tonsillectomia vada compiuta dal medico insieme al paziente sulla base della superiorità dei benefici rispetto ai rischi di morbilità e complicanze, come mal di gola e sanguinamento e altri possibili quali otalgia, febbre, lesioni dentarie, bruciature. Questo in attesa comunque di ulteriori studi ed evidenze sul lungo periodo.

Viviana Zanardi



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