Lavoro atipico e infortunato

20 giugno 2008
Aggiornamenti e focus

Lavoro atipico e infortunato



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Il lavoro può diventare un fattore di rischio, a volte persino di sopravvivenza. Stando all'attualità gli infortuni professionali e "le morti bianche" restano una malattia cronica, di quelle però che hanno davvero nella prevenzione un'arma decisiva. In base ai dati INAIL, nel 2007 sono stati 913.000 gli incidenti sul lavoro in Italia e 1.200 i decessi, ai quali vanno aggiunte almeno 3.000 morti per malattie professionali. Va detto che nonostante i numeri infortuni e morti sono in calo, da molti anni, ma ci sono aspetti in controtendenza. Per avere il polso dei rischi sul lavoro è utile il quadro dalla Lombardia, in quanto regione capofila produttivo, così come lo traccia il relativo Rapporto annuale regionale 2007 dell'INAIL.

Rischio aumentato per atipici e stranieri


La Lombardia è, infatti, al primo posto per numero di infortuni sul lavoro, con 155.450 denunce (il 17% del totale nazionale), meno 1,6 e 2,2% rispetto agli anni precedenti. Diverso il dato se si considera l'indice di frequenza, cioè il numero di infortuni indennizzati ogni mille addetti esclusi i casi "in itinere", che non sono strettamente correlati alla specifica attività in quanto avvenuti nel tragitto dal o per il lavoro. L'indice di frequenza per la Lombardia è 25,86, inferiore a quello medio nazionale che è 30,79, mentre ai primi tre posti ci sono Umbria, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, e agli ultimi tre Sicilia, Campania, Lazio. Certo bisognerebbe considerare anche il lavoro nero, specie per il Sud. Sempre in Lombardia le morti sono state 211 (il 18% del totale nazionale) meno 9% rispetto al 2006, in metà dei casi stradali e per un terzo in itinere. Nella regione gli infortuni in itinere sono 19.545, ridotti di un centinaio rispetto al 2006 però di più del 2005. In sostanza aumentano gli infortuni stradali, ma anche per l'aumento dei veicoli, tendenza più spiccata in Lombardia che nel resto d'Italia. I settori produttivi nei quali si verificano gli incidenti vedono in testa costruzioni, industria dei metalli, trasporti (per mortalità nettamente prima l'edilizia, poi le altre due e via via le successive). "Gli infortuni sul lavoro e le morti bianche sono in calo da cinque anni, non per questo bisogna abbassare la guardia" specifica Francesco Barela, direttore INAIL Lombardia. "Le leggi ci sono ma vanno applicate e servono più controlli: occorrono però più forze e strumenti: basti dire che la nostra regione conta su 49 ispettori per quasi 600.000 imprese sul territorio, e che ancora nell'88% dei cantieri ispezionati si riscontrano irregolarità". Questo si riallaccia all'aumento, in controtendenza con il calo generale, degli incidenti in due categorie di lavoratori: atipici e stranieri. Per i parasubordinati per esempio (prevalenza in attività immobiliare, servizi e commercio) gli infortuni lombardi sono cresciuti dai 1.282 del 2005 ai 1.528 del 2007; per gli interinali (specie operai manifatturieri) nello stesso triennio si è passati da 3.720 a 4.650. Tra i lavoratori stranieri c'è stato un aumento di infortuni nel settore industria e servizi nel triennio da 25.140 a 28.837, in agricoltura sono stati 624 nel 2007 cioè meno del 2005 ma più del 2006.

Crescita specie delle malattie non tabellate


A tutti questi dati si aggiungono quelli delle malattie professionali, che in Italia sono aumentate del 7% nel 2007 rispetto al 2006, e in Lombardia diminuite in agricoltura e aumentate nell'industria. In generale, perdono peso le malattie tabellate mentre crescono quelle non tabellate (in cui spetta al lavoratore dimostrare il nesso causale con l'attività svolta), legate all'evoluzione tecnologica nel lavoro, che nel 2007 sono il 70% delle denunce in Lombardia; in testa tra tabellate e non le ipoacusie e le sordità, numerose le forme da asbesto, in aumento malattie da stress, da carico muscolo-scheletrico, i tumori da esposizione a sostanze. "Per infortuni e malattie professionali c'è un problema culturale che vale per i datori di lavoro ma anche per i lavoratori, occorre una sensibilizzazione che deve iniziare dalle scuole, ci vogliono formazione e informazione" sottolinea Marco Fabio Sartori, presidente-commissario straordinario dell'INAIL. A proposito d'informazione, viene stigmatizzato che il film "Morire di lavoro" del regista Daniele Segre non sia stato accettato dalla RAI, servizio televisivo pubblico.

Elettra Vecchia



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