La malaria non discrimina

15 luglio 2005
Aggiornamenti e focus

La malaria non discrimina



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Paese che vai malattie che trovi, a cui prestare un'adeguata attenzione, perché se la diarrea del viaggiatore passa in qualche giorno, altri problemi di salute come la malaria non sono certo da prendere sotto gamba. Alla partenza per mete esotiche è bene prendere in considerazione la profilassi e comunque dotarsi di repellenti chimici e assumere comportamenti di prevenzione delle punture di zanzare: scelta degli orari in cui uscire e protezione con vestiti coprenti. Ma la malaria rappresenta un problema anche per le popolazioni che vivono nelle zone colpite dalla malattia, anche se alcune popolazioni hanno sviluppato una forma di immunità, dovuta alla continua esposizione al patogeno. Purtroppo per questi soggetti, è una difesa che viene perduta in seguito a spostamenti a latitudini, quelle dei paesi più sviluppati per intenderci, dove la malaria è stata debellata. Ciò li espone di nuovo al rischio di contagio una volta tornati al paese di origine.

Sintomi aspecifici


Si tratta di una malattia recidivante causata da protozoi del genere Plasmodium, i principali plasmodi sono: falciparum, vivax, ovale, malariae. Tali protozoi vengono trasmessi da malato a sano attraverso la puntura della femmina di zanzara del genere Anofele. A volte la trasmissione si verifica con la trasfusione di sangue e, occasionalmente, da madre a feto durante la gravidanza. La prognosi della malattia è in relazione al plasmodio responsabile (la malaria da falciparum è la più grave), alla sua resistenza ai farmaci antimalarici, alla precocità della diagnosi e del trattamento. I sintomi sono molto variabili, in genere sono presenti: accessi intermittenti di febbre, vomito, brividi, mal di testa, dolori muscolari e simil-influenzali, talora anemia e ittero. La malaria da falciparum, se non trattata in tempo, può determinare insufficienza renale, coma e morte.

Geni tenaci


Gli studi sulla malaria hanno portato alla conoscenza completa del contenuto genico di entrambi i suoi vettori, il plasmodio e la zanzara. Alcuni geni dell'insetto sono coinvolti nella risposta immunitaria sollecitata nella lotta contro il parassita che alberga nello stomaco e nelle ghiandole salivari. Interessanti anche i geni coinvolti nella distruzione di sostanze tossiche come gli insetticidi, processo che spiega la resistenza ad alcuni prodotti chimici usati come insetticidi. I ricercatori hanno inoltre osservato un set di recettori olfattivi che potrebbero spiegare la particolare attrazione della zanzara verso il sangue umano. Nel genoma del piccolo microrganismo unicellulare i ricercatori hanno trovato, dopo sei anni di lavori, ben 14 cromosomi e 5300 geni; rispetto ad altri microrganismi a vita libera il genoma del plasmodio codifica per meno enzimi, mentre un'ampia porzione di geni è responsabile dell'evasione dal sistema immunitario dell'ospite e dell'interazione con esso. Molte proteine, il 12% delle totali, sono destinate alla costruzione dell'apicoplasto, una struttura subcellulare, trovata nel genere Plasmodium, probabilmente derivata dal cloroplasto di un'alga in seguito alla fusione con un antenato del parassita. Questo organello è coinvolto nel metabolismo degli acidi grassi e degli isoprenoidi, ed è oggetto di interesse di esperti nel settore in quanto possibile punto debole del ciclo vitale del parassita: bersagliare questa via metabolica potrebbe essere una strategia efficace.

Vaccini hi-tech

Grazie anche a queste nuove informazioni la ricerca scientifica dimostra che è possibile creare un vaccino anti-malaria efficace e sicuro modificando geneticamente il Plasmodium falciparum. Il plasmodio OGM stimola le difese immunitarie senza nuocere agli animali, perché non è in grado di attaccare i globuli rossi. E' stato infatti identificato il gene che permette al Plasmodium di replicarsi nel fegato, l'organo in cui il parassita si rifugia dopo essere entrato nell'organismo. Si tratta di un gene chiamato uis3, necessario perché il plasmodio possa moltiplicarsi e attaccare i globuli rossi. Attraverso una tecnica di manipolazione i ricercatori hanno così eliminato il gene. I plasmodi modificati sono stati quindi inoculati nei topi, verificando come il trattamento proteggeva dall'infezione: i topi, infatti, non si ammalavano e sviluppavano immunità anche verso i plasmodi non modificati. Inoltre la vaccinazione non ha provocato reazioni collaterali. Elementi che secondo gli autori aprono la strada alla possibilità di produrre su larga scala un vaccino contro la malaria. Ma non si tratta dell'unica via possibile. Ci sono decine di molecole del parassita malarico candidate come base del vaccino e sono attualmente alla prova nelle scimmie; la speranza è di arrivare nei prossimi cinque anni ai primi test sull'uomo delle proteine più efficaci a scatenare una risposta immunitaria. Al proposito, si è svolta in Mozambico, come ha pubblicato Lancet, la sperimentazione di un potenziale vaccino diretto contro gli sporozoiti, la forma del Plasmodium di cui si subisce l'inoculazione quando punti dalle zanzare. Anche questo si è rivelato immunogenico e parzialmente protettivo. Le buone notizie, quindi, non mancano, ora si tratta di affrontare seriamente questa sfida sanitaria e possibilmente vincerla.

Simona Zazzetta



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