Vacanze per la mente

20 giugno 2008
Aggiornamenti e focus

Vacanze per la mente



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Il viaggio è un'esperienza che affonda le sue radici in tempi assai antichi. Esso implica un coinvolgimento emotivo ed esperienziale dell'individuo, che lo carica di attese, fantasie e timori.

Le prime esperienze di viaggio, reali o simboliche, in genere, sono molto precoci e possono essere fatte risalire ai primi viaggi mentali, effettuati tramite la nostra fantasia, che viene stimolata dalle favole, dai miti, dalle leggende e dai racconti di altri viaggiatori.

Il turismo, invece, è un fenomeno relativamente recente, il cui termine prende origine dal verbo arcaico francese 'torner', che implica un movimento circolare. Il turismo, quindi, comporta sempre un ritorno al punto di partenza, contrariamente al viaggio, che presuppone un procedere indefinito ed un contatto più diretto con i luoghi e le persone che si incontrano.
Sia nel caso del turismo, sia in quello del viaggio, però, l'interpretazione di quanto visto non può mai prescindere dai valori, dalla cultura, dalle aspettative, dalle fantasie e dai timori del singolo viaggiatore.

La pianificazione


Nel corso degli anni '90 le modalità di scelta della meta del viaggio hanno subito numerose modifiche. Negli anni '50, tale processo era prevalentemente compito del capo famiglia; successivamente si è assistito a un aumento del potere decisionale non solo della moglie, ma anche dei figli, di cui vengono tenute in grande considerazione le necessità fisiche, i ritmi biologici, le aspettative e la loro possibile soddisfazione.
In generale, le mogli hanno un ruolo preponderante nella preparazione dei bagagli e nella scelta dei souvenir nel corso del viaggio. La loro influenza nella scelta della meta aumenta in parallelo al crescere del reddito personale.

Per quanto riguarda la preferenza in fatto di mete, non esiste ovviamente un luogo che si possa definire bello in assoluto. Tale giudizio varia in relazione all'età, al sesso, alle condizioni psico-fisiche, alla cultura, ai tratti di personalità, alla professione e agli scopi dei singoli individui. Inoltre, la bellezza non coincide sempre e necessariamente con l'equilibrio: basti pensare alla torre di Pisa nella quale la deviazione dalla norma rappresenta proprio l'elemento di attrazione.
Ad esempio, si è visto che all'aumentare dell'età delle persone diminuisce la preferenza per luoghi come il deserto e la savana, che nei giudizi si tende a differenziare in modo più ricorrente tra i luoghi belli da visitare (valutazione estetica) e quelli belli per viverci (valutazione funzionale).
I più giovani, invece, tendono ad esprimere giudizi indipendenti dalla funzionalità e dalla presenza umana.

La partenza si avvicina ...


Prima della partenza vera e propria si compie una serie di azioni atte alla sua preparazione: si rinnovano i documenti, si cambia la valuta, si approntano i bagagli, si eseguono le ultime commissioni. In questo senso, diventa lecito domandarsi se il viaggio non sia già iniziato. Anche la mente si sofferma spesso a fantasticare sulla partenza imminente. Inoltre, il ritmo di vita è già, almeno in parte, cambiato e le emozioni non sono più quelle legate alla routine quotidiana.

Nel corso della notte immediatamente precedente alla partenza i pensieri sono totalmente proiettati verso la giornata successiva ed i bioritmi subiscono notevoli sollecitazioni.

Il transito

Il transito è lo spostamento fisico che consente di raggiungere la meta. Esso permette al viaggiatore di porsi come un osservatore esterno e di distanziarsi dal contesto, induce in lui una trasformazione intellettuale, grazie all'osservazione, sebbene limitata a sguardi fugaci. Inoltre, comporta dei mutamenti nel rapporto con lo spazio e con le persone.

Attualmente, però, questa dimensione si sta attenuando, grazie ai moderni mezzi di trasporto, primo fra tutti l'aereo. Essi, infatti, permettono degli spostamenti che comportano un allontanamento fisico e psicologico dal territorio, creando un senso di isolamento dal contesto.

L'arrivo

Come non è possibile definire il momento preciso di inizio del viaggio, così non è possibile farlo neanche per quello di arrivo. L'arrivo, infatti, non coincide sempre, né necessariamente con la presenza fisica in un altro luogo: non esiste un confine netto tra un ambiente e l'altro, ma solo aree di passaggio.

Quando si giunge alla meta, diventa possibile confrontare l'idea che di essa ci si era creata, rappresentabile come una sorta di 'cartolina mentale', con la concretezza del luogo stesso. Diventa difficile, in tal modo, ammettere di non avere trovato ciò che ci si aspettava, soprattutto se esso è ben al di sotto delle aspettative.
Recenti ricerche, però, mettono in evidenza che la soddisfazione non coincide tanto con la realizzazione completa di tutte le nostre aspettative, ma dipende dal grado di adattamento che si riesce a realizzare con le inevitabili differenze dal nostro prototipo mentale.
A tale aspetto, Bowen aggiunge anche la percezione delle cause degli eventi negativi come poco stabili, contrariamente a quelle stabili degli eventi positivi, la considerazione che le componenti emotive sono prevalentemente positive e che il trattamento, sia nei suoi aspetti materiali, sia in quelli immateriali, è stato di buon livello.

Il tempo dei ricordi

Una volta visitato, un luogo non è più uno come tanti altri, ma diventa parte di noi stessi, della nostra esperienza, dei nostri ricordi e contribuisce a creare la nostra identità.

Nei giorni immediatamente successivi al ritorno, la mente continua a rievocare quei momenti e con il trascorrere del tempo si crea il cosiddetto effetto dell' "ottimismo mnestico", in base al quale il ricordo del viaggio appare più piacevole rispetto a quanto è stato effettivamente.
Nella maggior parte dei casi, il valore soggettivo del viaggio è così rilevante al punto che, spesso, ci si trova a raccontare quanto visto e vissuto. Le narrazioni del viaggiatore sono sempre estremamente soggettive, filtrate da pregiudizi, attese e timori, che inducono a cogliere solo gli elementi più funzionali per i propri scopi. Come sostiene la psicologia della Gestalt, infatti, i nostri sensi tendono a selezionare e organizzare i dati del mondo esterno in strutture dotate di senso, integrando le parti mancanti per fare quadrare i conti.
Tali racconti, sebbene filtrati e deformati da elementi soggettivi, rappresentano le basi fondamentali su cui si fonderà la motivazione per nuove partenze.

Anna Fata



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