Un SSN, anzi molti

11 aprile 2008
Aggiornamenti e focus

Un SSN, anzi molti



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Durante la campagna elettorale, peraltro, diversi rappresentanti delle categorie impegnate nella Sanità hanno lamentato una certa vaghezza dei programmi e degli interventi a questo proposito. Molto chiaro è stato Carlo Lusenti, segretario nazionale dell'ANAAO Assomed, il principale sindacato dei medici ospedalieri. "I programmi dei partiti politici parlano poco di sanità e in modo generico. Riduzione delle liste d'attesa, Più qualità dei servizi sanitari, Politica fuori dal SSN, sono gli slogan più in uso, temi però difficili da affrontare" ha detto durante un convegno "Rapporto di potere fra Stato e Regioni, applicazione del federalismo fiscale, ripartizione del Fondo sanitario nazionale: sono questi i problemi che fanno la differenza. Vero però - conclude - che questi sono temi che se affrontati durante la campagna elettorale possono far perdere consensi". Un convegno svoltosi a Milano, a cura del CERGAS, in centro dell'Università Bocconi cui molto si deve per la nascita e lo sviluppo degli studi in campo sanitario, ha cercato di mettere a fuoco almeno qualcuno di questi nodi. Per la verità con molto successo.

Il manager non ha tempo

E proprio dalle sperequazioni regionali è partita la relazione di Francesco Longo, direttore del CERGAS. In Italia vi sono 5-6 Regioni che hanno accumulato un disavanzo molto forte. Sono vicende note, finite all'attenzione anche di chi queste cose non segue: Lazio, Sicilia, Abruzzo Campania, per esempio hanno accumulato un deficit della spesa sanitaria molto forte. Tanto che sono stati preparati piani di rientro e il Ministero della salute, come quello dell'Economia, hanno predisposto misure di accompagnamento, vale a dire di sorveglianza dell'adempimento delle misure previste. Ma questo basterà? Anche perché vi sono misure alle quali si può facilmente adempiere con una delibera regionale, per esempio il blocco della assunzioni, e poi sostanzialmente trasgredire con deroghe e proroghe varie (è accaduto in Sicilia). Ma forse è ancora più interessante valutare i motivi di questi deficit. "Si dice che la spesa cresce sulla spinta dell'invecchiamento della popolazione e dell'impiego di tecnologie sempre più costose" ha detto Longo. "Ma in queste Regioni la popolazione non è particolarmente anziana e le risorse tecnologiche sono poche".

Le ragioni dei deficit

Il punto, piuttosto è che a molti anni dall'inizio dell'aziendalizzazione della sanità pubblica, ancora non esiste una cultura manageriale adeguata. Non è tanto o soltanto una questione, vi sono diversi fattori. Per esempio, i direttori generali restano in carica troppo poco tempo, in media 3,7 anni, e raramente vengono confermati. In pratica quando il manager comincia ad avere chiara la situazione è già tempo di preparare le valigie. Senza contare che poi in alcune situazioni, per esempio in Calabria, il reclutamento dei dirigenti è strettamente locale, quindi è lecito dubitare che avvenga sulla base principalmente del merito. Anche perché, spesso, se una Regione passa dal centro-destra al centro sinistra o viceversa, è ben difficile che chi è stato sostituito trovi un altro ruolo analogo in un'altra Regione del suo colore politico. Cosa che fa pensare che poi non fossero professionalità da contendersi a tutti i costi o, ancora, che sia sul merito che ci si basa. La causa, secondo Longo, è che ben poco si investe sulla formazione dei queste figure. In Gran Bretagna, il servizio sanitario pubblico "compra" ogni anno 50 posti nelle migliori scuole di alta formazione, destinati ai giovani più promettenti. E dopo, non hanno un posto assicurato, ma vanno a competere per trovarselo. Eh, gli inglesi...

Maurizio Imperiali



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